QUaliTÀ - Pavoniani

Questo ci ha permesso di accompagnare i nostri ospiti in percorsi
di cura più adeguati alle loro reali possibilità e risorse, modellando
gli obiettivi del percorso il più possibile sul singolo.
c) Nel frattempo c’è stato il terzo incontro importante della mia
vita.
Spero di non scandalizzare nessuno, perché mi capita spesso di
incontrare una certa ostilità, o almeno qualche naso storto, quando
ne parlo, ma il terzo pilastro della mia formazione è stato l’incontro
con l’esperienza di un altro grande educatore di giovani, morto
solo 7 anni fa, il 22 febbraio del 2005.
Ora capisco che non è stato un caso, perché questo nuovo incontro
ha risvegliato tutta la potenzialità che già c’era nell’esperienza
pavoniana, ma che si era andata assopendo, forse anche
perché poco coltivata. È straordinario come si riescano a trovare
forti somiglianze tra questi due maestri, pur con le differenze dovute
al diverso contesto socio-culturale: tutt’e due profondamente
appassionati a Cristo e perciò all’uomo, in particolare ai giovani e
alla loro educazione; convinti che la fede non è qualcosa che si
mette accanto alla vita o si appiccica sopra dopo, ma qualcosa che
la plasma, la modella, la impasta; ambedue sostenitori del metodo
persuasivo attraverso l’uso pieno della ragione, che fa appello alla
libertà personale, e non della forza, la centralità della persona e
della sua dignità e unicità, il valore grande dato alla cultura e al
lavoro, il tutto vissuto con letizia
e gioia.
Parlo dell’incontro con don
giussani e con l’esperienza di
Comunione e liberazione, che
per me è stato soprattutto l’incontro
con persone vive, che
vivono con intensità e profondità
la loro appartenenza a Cristo
e alla Chiesa, e che hanno suscitato
in me lo stesso desiderio di
pienezza di vita. Questo lentamente
e non senza intoppi sta
educando la mia persona ad
aderire al vero bene.
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