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lavoro continuo e finanziariamente rimunerativo), più innovativa<br />
(nessun altro Istituto assistenziale aveva tale officina), più difficile<br />
(si assume una responsabilità per la quale non è personalmente<br />
preparato); al tempo stesso, però, è la scelta più utile, più vantaggiosa,<br />
più illuminata per i suoi ragazzi, che vuole non semplici<br />
manovali, ma operai e artigiani qualificati. Diventerà la sua scelta,<br />
una difficile scelta di “qualità”.<br />
2) Il lavoro nella vita del religioso pavoniano<br />
Si può leggere il n. 8 della RV, con relativo commento, che qui<br />
viene sostanzialmente ripreso.<br />
– È importante notare dove il Pavoni colloca il capitoletto sul<br />
lavoro, nell’insieme organico delle sue Costituzioni. Lo mette nella<br />
IV a parte, che tratta dei «Mezzi per la perfezione religiosa».<br />
– Il primo numero (116) è il più importante. Il lavoro è presentato<br />
nella sua duplice valenza: come mezzo normale di sostentamento<br />
delle opere e nel suo valore teologico, in quanto imitazione<br />
di Cristo e dell’apostolo Paolo.<br />
Nella seconda parte del numero si accenna ad alcune caratteristiche<br />
del lavoro “pavoniano”:<br />
è un lavoro impegnato («con tutta lena») 68 ; è un lavoro geniale<br />
e creativo («con tutta l’industria») 69 ;<br />
è un lavoro qualificato («rendersi abili a sostenere... anche il<br />
carico di maestri»): non ci si può accontentare d’una manovalanza<br />
ripetitiva!<br />
Questo tipo di lavoro è talmente importante per un pavoniano<br />
che diventa qualificante: «mancando a ciò, si mancherebbe allo spirito<br />
dell’Istituto; e trascurando, si tradirebbe la propria vocazione».<br />
– Il n. 117 aggiunge un’altra caratteristica: deve essere un lavoro<br />
motivato dal «fine santissimo».<br />
68 Questa espressione doveva essere cara al Pavoni se, scrivendo al Guccini, gli raccomandava:<br />
«Non perdere la lena per le tue occupazioni» (37,3); e poco più avanti: «di<br />
questo non temo sentendo che vi attendi toto homine ... » (37,4). «Lena», per il Pavoni,<br />
equivale a «toto homine», ossia a totalità d’impegno. Nelle lettere al Guccini il termine<br />
è usato sei volte.<br />
69 Si noti l’efficacia del rafforzativo “tutta”: «con tutta lena», «con tutta l’indu stria».<br />
Più avanti, al n. 118, si dirà: «con tutta esattezza». È un’insistenza voluta, anche perché<br />
le citazioni ricordate sono tutte originali del Pavoni.<br />
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