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QUaliTÀ - Pavoniani

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ciali, ma anche tradotto in un clima di ‘umana e tangibile amorevolezza,<br />

carità che appare, si manifesta e diventa così mezzo umano<br />

di attrazione e di conquista’.<br />

Il principio ispiratore e unificatore della carità educativa suggerisce,<br />

poi, ed alimenta, una serie di scelte metodologiche, alle quali<br />

si è già in parte accennato in quanto strettamente correlate all’identità<br />

stessa dell’Oratorio.<br />

* Pedagogia dell’accoglienza e della presenza. La persona del<br />

ragazzo è accolta e amata com’è e per quel che è, con i suoi li miti<br />

e le sue potenzialità, ed è valorizzata. Il saluto, il dia logo cordiale,<br />

la condivisione del gioco e dei problemi quotidia ni, la capacità di<br />

ascolto, la disponibilità paziente ad ogni ri chiesta: sono atteggiamenti<br />

in cui si concretizza l’accogliente carità. Nell’Oratorio festivo<br />

questo avviene anche con la costan te presenza di Don Bosco e<br />

dei collaboratori in mezzo ai giovani, particolarmente nei momenti<br />

di ricreazione. ‘Famigliarità con i giovani specialmente in ricreazione<br />

- insegna il Santo -. Senza famigliarità non si dimostra l’amore<br />

e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza [...].<br />

Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità.<br />

Ecco il maestro della famigliarità. Il maestro visto solo in cattedra è<br />

maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come<br />

fratello. Se uno è visto solo predicare dal pulpito si dirà che fa ne più<br />

ne meno del proprio dovere, ma se dice una parola in ricreazione è<br />

la parola di uno che ama’.<br />

* Pedagogia familiare e di ambiente. L’Oratorio, nato come<br />

ca sa per chi era solo e abbandonato, conservò il carattere di grande<br />

famiglia. L’amorevolezza crea ambienti sereni, un’atmosfera di<br />

immediata confidenza tra i giovani e gli educatori, di amicizia tra<br />

i giovani stessi, tra le diverse fasce di età, di solidarietà tra tutti.<br />

I punti forti della comunità oratoriana erano il ‘diretto re’ e i<br />

collaboratori, adulti e giovani. Don Bosco direttore dell’Oratorio<br />

non fu solo un organizzatore, ma soprattutto colui che conosceva<br />

i giovani personalmente, con i loro problemi, e sa peva parlare al<br />

loro cuore. I collaboratori adulti (ecclesiastici e laici) e giovani<br />

erano scelti con cura per le loro doti perso nali, la maturità umana<br />

e il livello di esemplarità e di vita spirituale; avevano la responsa-<br />

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