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sia questa una disposizione di Provvidenza riservata al bisogno ed<br />
alle circostanze dei nostri giorni?» 75 . Il Pavoni collega l’ispirazione<br />
divina (Provvidenza) e il bisogno dei tempi (segni dei tempi) come<br />
elementi che costituiscono la sua vocazione di educatore e di<br />
fondatore.<br />
La Congregazione pavoniana «apparve così nuova e audace (i<br />
“frati operai”) 76 da lasciare a lungo perplesse autorità civili e religiose,<br />
che solo dopo oltre un decennio di pratiche estenuanti le<br />
diedero il riconoscimento ufficiale». Osserva giustamente p. Sicari:<br />
«In un tempo in cui si preferiva sopprimere gli istituti religiosi,<br />
Pavoni si trovò a inventarne uno nuovo e con modalità inedite,<br />
scontrandosi una volta di più con la lentissima ed esasperante burocrazia<br />
austriaca (alla quale spettava la prima approvazione) e poi<br />
con quella ecclesiastica (altrettanto minuziosa) sempre alle prese<br />
con funzionari che non riuscivano a capire come egli intendesse<br />
combinare le cose, mettendo assieme preti e operai (tutti religiosi,<br />
però!), celle e laboratori, preghiere e rumore di macchine» 77 .<br />
Per l’autorità civile il progetto pavoniano non rientrava negli<br />
stretti parametri della legislazione vigente; stessa difficoltà rendeva<br />
difficile l’approvazione da parte dell’autorità ecclesiastica: era un<br />
Istituto di «chierici regolari» o aveva la struttura di un Istituto religioso<br />
«laicale»? La componente presbiterale era necessaria anche<br />
nei riguardi dell’opera educativa; a sua volta l’assistenza educativa<br />
e il magistero del lavoro assunti dai Religiosi laici, erano altrettanto<br />
necessari e non potevano essere trascurati. I “laici coadiutori” – ed<br />
è questa la novità più rilevante 78 – non offrivano solo un supporto<br />
75 6 marzo 1840, in RU II 175. Nella Relazione sull’origine… dell’aprile 1843, il Pavoni<br />
ritiene la sua «opera di Carità tanto fruttuosa, e tanto opportuna a’ tempi nostri»<br />
(RU II 158).<br />
76 Giustamente osserva p. Palazzini: «L’inversione di tendenza nel processo di clericalizzazione<br />
della vita religiosa e i nuovi rapporti con le realtà terrene e il lavoro umano,<br />
erano elementi caratteristici della nuova Congregazione: non stupisce che a quei tempi<br />
tale progetto di vita religioso-apostolica apparisse piuttosto insolito e rischioso» (in La<br />
figura, lo spirito, l’opera di Lodovico Pavoni, a cura di L. Agosti, p. 25).<br />
77 e. Sieeri, Ritratti di Santi, “Indicare nuove strade all’amore”, Beato Lodovico Pavoni,<br />
in BI 2007, 1, pp. 50-66.<br />
78 P. Baldini ricorda che «il Pavoni pensava di affidare ai Confratelli Laici l’insegnamento<br />
delle arti, creandone Maestri nelle singole officine. Ottimo pensiero che dava un<br />
carattere singolare alla Congreg[azione]» (LPV 443v). Più avanti asserisce che la Con-<br />
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