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il paesaggio “archeologico” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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Resti e contesti<br />

Nella visione di un <strong>paesaggio</strong> come simbolo attivo nel<strong>le</strong> trasformazioni<br />

sociali, la visib<strong>il</strong>ità del<strong>le</strong> testimonianze gioca un ruolo essenzia<strong>le</strong>.<br />

È indubbio infatti che al di fuori dei grandi centri storici caratterizzati<br />

da agglomerati di resti monumentali, la <strong>per</strong>cezione del passato<br />

tenda ad appiattirsi <strong>per</strong> la mancanza di visib<strong>il</strong>ità, sia <strong>per</strong> gli studiosi,<br />

sia <strong>per</strong> <strong>il</strong> pubblico dei non specialisti.<br />

La Piana di Alvito è uno di questi luoghi, nei quali l’elusività di gran<br />

parte del<strong>le</strong> testimonianze, eloquenti <strong>per</strong> gli specialisti ma avvertite<br />

come e<strong>le</strong>menti isolati dagli altri, impone la ricostruzione di uno schema<br />

di insieme necessario <strong>per</strong> far rivivere scenari oggi scomparsi<br />

Da qui deriva dunque la necessità di tradurre gli e<strong>le</strong>menti archeologici<br />

(tombe, v<strong>il</strong><strong>le</strong>, tracce di centuriazione, ecc) isolati <strong>per</strong> la <strong>per</strong>cezione<br />

comune, in un insieme coerente, in una sintesi tra i siti e la<br />

topografia della zona , tra resti e contesti che correlati formano <strong>il</strong><br />

<strong>paesaggio</strong> archeologico.<br />

Le conclusioni dello studio territoria<strong>le</strong> sono la base scientifica <strong>per</strong><br />

una proposta di ricostruzione del <strong>paesaggio</strong> qua<strong>le</strong> verosim<strong>il</strong>mente<br />

doveva essere in età preromana e poi in età romana.<br />

La ricostruzione in grafica 3D<br />

La grafica 3D ha consentito di collocare in un coerente schema d’insieme<br />

<strong>le</strong> testimonianze in nostro possesso.<br />

Sia <strong>per</strong> l’età preromana che <strong>per</strong> quella romana base <strong>per</strong> la ricostruzione<br />

del <strong>paesaggio</strong> è stata la conformazione geomorfologica del<br />

territorio, rimasta sostanzialmente invariata fino ad oggi, nella qua<strong>le</strong><br />

sono stati inseriti i dati desunti dallo studio geologico, idrografico e<br />

da quello dei toponimi, relativamente al reticolo di corsi d’acqua ed<br />

al<strong>le</strong> sorgenti che determinano e motivano l’impiantarsi del culto del<strong>le</strong><br />

acque in prossimità di quello che <strong>le</strong> modalità di rinvenimento dei<br />

votivi e i risultati di una serie di carotaggi consentono di ricostruire<br />

come piccolo lago correlato al santuario.<br />

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