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il paesaggio “archeologico” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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venga con una oculata gestione della co<strong>per</strong>tura boschiva del<strong>le</strong> pendici<br />

montane e con o<strong>per</strong>e di bonifica e di regimazione del<strong>le</strong> acque.<br />

Lo scrittore latino Cassiodoro riferisce di un intervento di bonifica<br />

promosso dal re ostrogoto Teodorico (inizi del VI secolo), intervento<br />

che viene tradizionalmente localizzato a Madonna di Lugo dove,<br />

al centro di una depressione, è un piccolo stagno <strong>per</strong>fettamente circolare<br />

con un cana<strong>le</strong> di deflusso che corre in parte sotterraneo, in<br />

una conduttura co<strong>per</strong>ta a volta.<br />

L’assetto idrografico della piana spo<strong>le</strong>tina fu chiaramente <strong>per</strong>cepito<br />

dai Romani i quali con la fondazione della colonia nel 241 a.C., intesero<br />

sfruttare al meglio <strong>le</strong> risorse agrico<strong>le</strong> offerte da questo territorio<br />

e provvidero <strong>per</strong>tanto a pianificarne lucidamente la gestione.<br />

Attraverso <strong>le</strong> tracce residue individuab<strong>il</strong>i ancora oggi nel<strong>le</strong> suddivisioni<br />

dei campi è possib<strong>il</strong>e riconoscere <strong>il</strong> vasto progetto di assegnazione<br />

ai coloni del territorio acquisito, che venne suddiviso in poderi<br />

di dimensioni regolari e prestab<strong>il</strong>ite. La suddivisione fu basata su<br />

alcuni assi principali, regolari e paral<strong>le</strong>li individuab<strong>il</strong>i come decumani,<br />

orientati NE/SW e scanditi da serie di assi ortogonali, definiti in<br />

maniera meno sistematica. Il progetto unitario e omogeneo di pianificazione<br />

risulta esteso da Poreta (al limite NE) a Santo Chiodo (al<br />

limite SW) <strong>per</strong> una lunghezza comp<strong>le</strong>ssiva di quasi 10 km.<br />

L’orientamento fu dettato dalla scelta ottima<strong>le</strong> del<strong>le</strong> linee di pendenza<br />

<strong>per</strong> assicurare <strong>il</strong> migliore deflusso del<strong>le</strong> acque, individuando al<br />

contempo l’impostazione progettua<strong>le</strong> che meglio si adattava alla<br />

conformazione del territorio da suddividere. La suddivisione sembra<br />

rispondere a quella definita dagli autori latini <strong>per</strong> strigas et scamna,<br />

dove <strong>le</strong> partizioni dei campi non sono segnate da strade, muri ecc.,<br />

ma con rigores, linee ideali congiungenti i cippi confinari, destinate<br />

<strong>per</strong> ciò stesso a conservarsi meno nel tempo. Le partizioni ancora<br />

<strong>le</strong>ggib<strong>il</strong>i corrispondono a multipli di 70,96 m, corrispondenti a 2<br />

actus, la misura base del<strong>le</strong> partizioni agrarie romane, e rappresentano<br />

quindi multipli del singolo podere assegnato, che era di 4 actus<br />

quadrati, cioè di 1 heredium (pari a 0,504 ettari). L’asse principa<strong>le</strong><br />

del progetto, probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> decumanus maximus, sembra<br />

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