il paesaggio “archeologico” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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Il Pulo luogo di preghiera e meditazione nel 1500<br />
Risa<strong>le</strong> al pieno ‘500 la costruzione del convento dei Capuccini che<br />
sovrasta maestoso lo spettacolare strapiombo del ciglio sud-occidenta<strong>le</strong><br />
della dolina. Certamente la particolare conformazione della<br />
cavità natura<strong>le</strong>, con fitta e rigogliosa vegetazione e ripari in grotta,<br />
esercitò anche sugli um<strong>il</strong>i frati un forte e primordia<strong>le</strong> richiamo <strong>per</strong><br />
tutte quel<strong>le</strong> attività connesse alla vita conventua<strong>le</strong> (colture di erbe e<br />
piante medicamentose, meditazione, etc.).<br />
La presenza poi in una cavità, la Grotta 1, di un ossario ancora integro,<br />
alloggiato in un incavo nel banco roccioso che <strong>le</strong> ricerche effettuate<br />
ritengono di poter riferire alla sepoltura di componenti della<br />
comunità dei Capuccini del soprastante convento, conferma la vocazione<br />
del Pulo qua<strong>le</strong> sosta idea<strong>le</strong> <strong>per</strong> la devozione religiosa e la<br />
rif<strong>le</strong>ssione spiritua<strong>le</strong>.<br />
Il <strong>paesaggio</strong> minerario: una fabbrica regia di fine settecento<br />
La singolare dedicazione di due grotte ai regnanti borbonici Carolina<br />
e Ferdinando apre <strong>per</strong> <strong>il</strong> Pulo <strong>il</strong> capitolo di storia forse più controverso:<br />
già da tempo era stata motivo di interesse <strong>per</strong> i naturalisti. Ma la<br />
sco<strong>per</strong>ta di efflorescenze di nitrati all’interno del<strong>le</strong> grotte determina<br />
un nuovo interesse, tant’è che i Borboni sostengono la costruzione<br />
una fabbrica in loco <strong>per</strong> la produzione della polvere da sparo.<br />
Le ricerche e <strong>le</strong> o<strong>per</strong>azioni di restauro, avviate dalla Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della Puglia su finanziamento della Provincia<br />
di Bari sin dal 1997 e terminate nel 2003 con risultati particolarmente<br />
proficui <strong>per</strong> l’approccio metodologico di tipo rigorosamente interdisciplinare<br />
del progetto di recu<strong>per</strong>o e valorizzazione (geologia,<br />
botanica, storia, archeologia, restauro, sentieristica natura<strong>le</strong>) hanno<br />
messo in atto un esempio possib<strong>il</strong>e di tutela integrata tra ambiente e<br />
archeologia, raccogliendo la sfida del primo grande scavo di archeologia<br />
industria<strong>le</strong> nel panorama pugliese.<br />
Grazie al<strong>le</strong> diverse professionalità specialistiche coinvolte a vario<br />
titolo nel progetto, infatti, sono riemerse dall’oblio vaste testimonianze<br />
monumentali di un articolato impianto industria<strong>le</strong>. Ubicato subito<br />
al disotto del comp<strong>le</strong>sso religioso <strong>il</strong> cd. “Corpo di Guardia”, piccolo<br />
edificio in pietra con porta<strong>le</strong> ad arco, costituisce l’inizio di un affascinante<br />
viaggio “verso <strong>il</strong> centro della terra”, verso un armonioso<br />
equ<strong>il</strong>ibrio, cioè, tra natura, archeologia e storia. Dopo aver <strong>per</strong>corso<br />
sentieri naturalistici, immersi nel fitto e verde patrimonio boschivo e<br />
vegeta<strong>le</strong> reso ancora più specia<strong>le</strong> <strong>per</strong> la ricca biodiversità osservab<strong>il</strong>e,<br />
ecco succedersi un elaborato sistema di muri di terrazzamento in<br />
pietrame calcareo a secco, in alcuni punti rico<strong>per</strong>ti da cascanti piante<br />
di edere, che rif<strong>le</strong>ttono qui come altrove secolari processi di<br />
antropizzazione del pesaggio murgiano costiero. Si giunge così sul<br />
grande terrazzo intermedio, dove sotto ombrosi boschi di alloro,<br />
campeggiano l’Opificio-dist<strong>il</strong><strong>le</strong>ria e <strong>il</strong> Magazzino della Nitriera borbonica:<br />
<strong>il</strong> primo destinato alla cottura del<strong>le</strong> terre nitrose e l’altro allo<br />
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