Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda
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migranti tra due culture: soprattutto nella fasi <strong>in</strong>iziale e più critica del processo di <strong>in</strong>tegrazione<br />
nella società olandese furono accentuati i riferimenti alla propria appartenenza etnica. Si è <strong>in</strong>fatti<br />
assistito a comportamenti alterni, prodotti dai riferimenti alla propria cultura d’orig<strong>in</strong>e e alla<br />
cultura d’arrivo, nel tentativo di trovare una s<strong>in</strong>tesi. Questo è una dimostrazione del fatto che con<br />
il processo migratorio le culture si fondono, si mescolano dando orig<strong>in</strong>e a qualcosa di diverso,<br />
per cui non è possibile identificare i migranti <strong>in</strong> una cultura determ<strong>in</strong>ata ed esclusiva, essi fanno<br />
parte di culture ibride o creole, nate da questo <strong>in</strong>contro e mescolamento fra cultura d’orig<strong>in</strong>e e<br />
cultura ospitante 234 . Nelle storie dei migranti qui analizzate questo meticciato culturale sembra<br />
aver prodotto differenti modi di vivere sia gli aspetti tradizionali sia gli aspetti <strong>in</strong>novativi della<br />
cultura acquisita, lo si è visto a proposito della festa di Carnevale, o delle relazioni di fabbrica,<br />
ma lo si vedrà <strong>in</strong> maniera forse ancora più accentuata nel recupero dell’attività agricola durante<br />
l’ultima fase della loro esperienza migratoria. Il fenomeno migratorio ridef<strong>in</strong>ì l’identità degli<br />
immigrati che assimilarono caratteri culturali del nuovo contesto sociale soprattutto attraverso le<br />
relazioni matrimoniali che questi str<strong>in</strong>sero con le donne olandesi. Inizialmente nelle famiglie<br />
miste, la distanza culturale tra gli uom<strong>in</strong>i italiani e le donne olandesi era molto evidente, tanto da<br />
renderne difficile la comunicazione, non solo per un problema di l<strong>in</strong>gua ma anche di abitud<strong>in</strong>i<br />
quotidiane. Un simpatico aneddoto che ironizza sulla differenza culturale è raccontato da U.:<br />
«Loro qui mangiano molto la verdura qu<strong>in</strong>di mi sono abituato perché nei primi periodi ho avuto<br />
molte difficoltà nel mangiare a casa. Si immag<strong>in</strong>a il primo giorno dov’ero <strong>in</strong> pensione ha fatto la<br />
scarola, il secondo giorno ha fatto le carote rosse, il terzo giorno ha fatto gli sp<strong>in</strong>aci, io non ho<br />
mangiato perché non mi piaceva e non ho mangiato [...]. È stata tutta la settimana così. Alla signora<br />
dispiaceva. Ora se vuoi fare gli spaghetti ogni negozio ha gli spaghetti, ma prima dovevi andare<br />
con la lanterna per trovare gli spaghetti, e poi la signora non li sapeva fare. Successe questo: io un<br />
po’ avevo vergogna, un po’ che ero nuovo qua e non dicevo “io voglio gli spaghetti” che li avrei<br />
fatti pure perché sapevo cuc<strong>in</strong>are, allora ho limitato, ma il venerdì sera ho detto alla signora: “io<br />
domani vado alla farmacia”, però io non sapevo come si diceva la farmacia allora ho detto:<br />
“domani vado <strong>in</strong> farmaceutica”, pensando che aveva capito. “A che ora?” Ha fatto lei. Ho preso<br />
l’orologio: “alle ore nove”. Il sabato matt<strong>in</strong>a lei ha bussato sulla mia stanza dove dormivo, dice:<br />
“vieni giù che i vermicelli sono pronti”. Quella al posto di farmaceutica ha capito i vermicelli. Alle<br />
nove di matt<strong>in</strong>a il sabato m’ha preparato i vermicelli, vedi come accade, come è difficile. A casa<br />
m’è successo. Ma pure a C. c’è capitato, forse non l’ha detto C. Lui stava alla fabbrica a lavorare e<br />
l’<strong>in</strong>verno qui c’hanno il fuoco ed è caldissimo […] allora c’avevano un braciere così coi carboni<br />
pesanti, coi carboni fossili, il carbone che usavano nelle locomotive prima, ma il carbone <strong>in</strong><br />
234 Cfr. U. Hannerz, La diversità culturale, il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2001.<br />
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