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Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda

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del 20-25 per cento <strong>in</strong>feriori a quelli di Belgio e Germania 146 . Per rispondere alla competizione<br />

sul mercato <strong>in</strong>ternazionale del lavoro la Demka garantì ai lavoratori ospiti un contratto annuale<br />

r<strong>in</strong>novabile e migliori condizioni sociali. Gli italiani che già vivevano <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> erano <strong>in</strong>vitati<br />

dai datori di lavoro olandesi a diffondere tramite le lettere <strong>in</strong>viate <strong>in</strong> Italia, delle considerazioni<br />

positive sull’<strong>Olanda</strong>, ad <strong>in</strong>formare i loro connazionali sulle opportunità offerte nel tempo libero e<br />

sull’assistenza spirituale garantiti ai lavoratori 147 . Un esempio è dato dall’esperienza del sig. A.:<br />

«[…] dopo tre anni io stavo tornando. Il contratto si ripeteva annualmente. La cosa è questa: io il<br />

primo anno ho f<strong>in</strong>ito il contratto però era il 1963, fu un anno freddissimo <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong>, le pensioni<br />

dove abitavo si stava proprio male, allora per via dell’<strong>in</strong>terprete ho fatto capire al capo personale<br />

che volevo tornare, dissi: “io ci tornerei <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> però vorrei abitare un po’ meglio” perché ci<br />

faceva freddo, e per questo io sono tornato per tre o quattro mesi <strong>in</strong> Italia il primo anno nel ’62-’63.<br />

Alla f<strong>in</strong>e di marzo sono ritornato di nuovo [<strong>in</strong> <strong>Olanda</strong>] perché mi arriva una lettera che c’erano altri<br />

italiani <strong>in</strong> fabbrica, c’era un paesano: “se torni puoi andare ad abitare lì, lì si sta meglio” e sono<br />

tornato e poi non sono mai ritornato <strong>in</strong> Italia» 148 .<br />

Arrivati <strong>in</strong> fabbrica gli italiani rimasero delusi soprattutto dai bassi salari, ma durante i primi<br />

anni di permanenza <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> per loro non fu facile cambiare lavoro, <strong>in</strong>nanzitutto perché erano<br />

v<strong>in</strong>colati da un contratto da cui non potevano recedere, <strong>in</strong>oltre il basso livello di istruzione, la<br />

scarsa esperienza lavorativa e la mancata conoscenza della l<strong>in</strong>gua olandese creavano una<br />

condizione che non permetteva loro di agire e aspirare a ruoli più qualificati e retribuiti con un<br />

salario più alto. Anche se la mancanza di competenze e abilità tecniche adeguate costr<strong>in</strong>geva<br />

questi migranti ad accettare con rassegnazione lavori pesanti e scarsamente retribuiti, ciò non<br />

vuol dire che gli italiani accettassero passivamente la loro condizione. Attraverso il concetto di<br />

agency (agentività) 149 che <strong>in</strong>dica un <strong>in</strong>sieme di pratiche dell’agire, si può descrivere il ruolo<br />

attivo di questi soggetti nel relazionarsi criticamente ai processi di costruzione culturale che li<br />

costr<strong>in</strong>gevano ad accettare una condizione subalterna. Vengono qui riportate le narrazioni<br />

sull’esperienza di fabbrica di due immigrati italiani ex-operai Demka. Il primo è U., arrivato <strong>in</strong><br />

<strong>Olanda</strong> nel 1960, all’età di ventidue anni. Ha lavorato alla Demka per sei anni. Il suo racconto<br />

146 Jelle Visser, Anton Hemerijck, A dutch miracle: job growth, welfare reform and corporatism <strong>in</strong> the Netherlans,<br />

Amsterdam Univ. Press, Amsterdam 1997, pp. 92-93.<br />

147 Schrover Maria Louise Joseph<strong>in</strong>a Carol<strong>in</strong>a, Broeke Judith ten, Rommes Ronald Nicolaas Johannes, Migranten<br />

bij de Demka-staalfabrieken <strong>in</strong> Utrecht (1915-1983), Matrijs, Utrecht 2008, pp. 62-69.<br />

148 Intervista ad A., Vleuten, 23 giugno 2009.<br />

149 Barbara Kirshenblatt-Gimblett, Dest<strong>in</strong>ation Culture: tourism, museums and heritage, University of California<br />

press, Berkeley 1998.<br />

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