Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda
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depressione economica, ciò bastò per causare la riduzione degli espatri. Infatti, le imprese estere<br />
<strong>in</strong> difficoltà, per far fronte alla crisi, come primo provvedimento resp<strong>in</strong>sero la manodopera<br />
straniera. Infatti, dagli studi di Gianfausto Rosoli emerge che nel biennio 1966-67 <strong>in</strong> Germania,<br />
Belgio e <strong>Olanda</strong>, si ebbe un rallentamento degli <strong>in</strong>vestimenti; un moderato sviluppo della<br />
produzione, dei consumi privati e dei redditi delle famiglie; un aumento della disoccupazione.<br />
Nel biennio 1968-69, le rivendicazioni salariali dei lavoratori di molti paesi europei accelerarono<br />
la spirale <strong>in</strong>flazionistica salari-prezzi; <strong>in</strong> campo monetario, si ridusse la liquidità <strong>in</strong>ternazionale<br />
per la svalutazione della lira, della sterl<strong>in</strong>a e del franco francese e per la rivalutazione del marco<br />
tedesco. Nel biennio 1970-71, crebbe la disoccupazione <strong>in</strong> Francia, Stati Uniti ed Inghilterra e fu<br />
sospesa la convertibilità del dollaro 55 . Le cause della dim<strong>in</strong>uzione dell’emigrazione dal 1967 al<br />
1971, quando l’economia mondiale non ancora era <strong>in</strong> crisi, possono qu<strong>in</strong>di attribuirsi agli<br />
squilibri congiunturali sopra menzionati. Oltre alla sfavorevole congiuntura economica<br />
attraversata dai paesi europei meta dell’immigrazione di manodopera <strong>italiana</strong>, la riduzione degli<br />
espatri dal 1967 <strong>in</strong> poi va attribuita alla tendenza sempre crescente, <strong>in</strong> Europa, a sostituire la<br />
manodopera <strong>italiana</strong> con forze di lavoro provenienti da altri paesi del Mediterraneo come<br />
Turchia, Grecia, Spagna, Algeria e Marocco. La ragione pr<strong>in</strong>cipale fu che la manodopera<br />
proveniente da paesi esterni alla Comunità Economica Europea si accontentava di bassi salari,<br />
mentre agli italiani, nei paesi della CEE, era stata riconosciuta la parità di trattamento con i<br />
lavoratori locali. Con l’entrata di Spagna, Portogallo e Grecia <strong>in</strong> seno alla Comunità Economica<br />
Europea, la concorrenza dei lavoratori provenienti da questi paesi diventò ancora più <strong>in</strong>tensa con<br />
effetti dannosi per l’emigrazione <strong>italiana</strong> 56 . I rimpatri aumentarono gradualmente f<strong>in</strong>o al 1971,<br />
raggiungendo nel 1962 la punta massima di 229.088 unità (si veda la tabella 1.7). Il fenomeno<br />
migratorio si trasformò <strong>in</strong> un’emigrazione di ritorno. Paradossalmente, nonostante il numero<br />
degli espatri stava dim<strong>in</strong>uendo, tra il 1967 e il 1961 <strong>in</strong> Italia si registrò una crescita delle rimesse.<br />
Ciò va attribuito agli alti salari pagati nei paesi europei, specie dopo le richieste s<strong>in</strong>dacali del<br />
1968, e alla solidità delle monete dei paesi europei nei confronti della lira <strong>italiana</strong>. Anche la<br />
libera circolazione dei lavoratori nell’ambito dei paesi della CEE, stabilita nel 1968, contribuì ad<br />
aumentare le rimesse 57 . Negli anni settanta tutti i paesi sviluppati entrarono <strong>in</strong> un nuovo contesto<br />
economico di de-<strong>in</strong>dustrializzazione e terziarizzazione che determ<strong>in</strong>ò un ulteriore decl<strong>in</strong>o<br />
dell’emigrazione <strong>italiana</strong> all’estero. Anche le regioni <strong>in</strong>dustrializzate dell’Italia settentrionale<br />
conobbero questa trasformazione economica, il modello di sviluppo tra<strong>in</strong>ato dalla grande<br />
depressione, cfr. V. Castronovo, La storia economica, <strong>in</strong> “Storia d’Italia. Dall’Unità a oggi”, volume IV, E<strong>in</strong>audi,<br />
Tor<strong>in</strong>o 1975, p. 479.<br />
55 G. Rosoli, Un secolo di emigrazione <strong>italiana</strong> 1876-1976,centro studi emigrazione, Roma 1978, p. 90.<br />
56 Ibid., p. 115.<br />
57 Ibid., p. 90.<br />
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