Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda
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le loro testimonianze però è possibile ricostruire un passato diverso, non sempre caratterizzato da<br />
eventi positivi. Gli immigrati dicono di non soffrire troppo per il distacco dalla propria terra e<br />
dalla famiglia di orig<strong>in</strong>e, né sembrano propensi a tornare def<strong>in</strong>itivamente <strong>in</strong> Italia, ma coltivano<br />
sempre l’illusione della possibilità di ritorno. La nostalgia per il paese di orig<strong>in</strong>e si manifesta<br />
soprattutto nell’ultima fase delle loro storie di vita quando recuperano oggetti, pratiche e forme<br />
di socialità tipiche della realtà rurale di partenza. Pur non avendo mai costituito una comunità <strong>in</strong><br />
senso stretto, dato il loro piccolo numero rispetto a quello rappresentato da altri gruppi di<br />
immigrati presenti nella città Utrecht, <strong>in</strong> quest’ultima fase gli italiani manifestano il bisogno di<br />
recuperare i contatti con i propri connazionali e di costruire un gruppo di appartenenza sulla base<br />
etnica. Il centro cattolico rappresenta uno spazio comune <strong>in</strong> cui poter ricostruire i valori e i<br />
modelli culturali lasciati alla partenza e poterli tramandare alle generazioni successive, anche se,<br />
essendo la seconda generazione piuttosto distaccata da quei valori, è più probabile che la cultura<br />
<strong>italiana</strong> sia dest<strong>in</strong>ata a scomparire con la scomparsa progressiva della prima generazione di<br />
immigrati. Guardando alla seconda generazione di immigrati si può dire che c’è un processo<br />
patrimonializzazione della cultura <strong>italiana</strong>. Il recupero nostalgico di un vissuto quotidiano<br />
attraverso la coltivazione dell’orto, la vendemmia, l’uso di oggetti e cibo italiani, la celebrazione<br />
del carnevale o dell’epifania ecc., ha per gli immigrati italiani una particolare funzione<br />
simbolica: recuperare l’identità culturale d’orig<strong>in</strong>e. Ma il recupero di certe pratiche tradizionali<br />
non assolve più questa funzione per i figli degli italiani, nati e cresciuti <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong>, per i quali non<br />
solo la cultura di orig<strong>in</strong>e dei rispettivi padri non ha alcuna importanza per la realizzazione dei<br />
propri progetti di vita, ma spesso rappresenta anche un peso di cui ci si vuole liberare.<br />
Nonostante abbiano raggiunto una migliore posizione sociale ed economica, gli immigrati<br />
italiani ad Utrecht ricordano il distacco dal paese natale sempre come un evento negativo.<br />
L’analisi della vicenda migratoria di questi italiani porta qu<strong>in</strong>di a concludere che l’emigrazione<br />
si presenta sempre come un fatto traumatico. Con le parole di Maurizio Gribaudi si può<br />
affermare che: «L’emigrazione è un movimento tra due punti nello spazio che si accompagna<br />
allo sradicamento degli attori sociali rispetto allo spazio culturale e relazionale di orig<strong>in</strong>e» 275 . È<br />
bene affiancare al concetto di movimento quello di sradicamento anche lì dove l’<strong>in</strong>tegrazione<br />
degli emigrati sembra essere riuscita senza troppe difficoltà; questo spiega perché, per quanto il<br />
paese di dest<strong>in</strong>azione si fosse mostrato tollerante e accogliente, gli immigrati italiani ad Utrecht<br />
provano tuttora nostalgia per un passato spesso mitizzato. Nel recupero del passato c’è una scelta<br />
degli elementi recuperati e uno scarto di quelli che purtroppo non è possibile esportare. Per un<br />
275<br />
Maurizio Gribaudi, Movimenti migratori e mobilità sociale, <strong>in</strong> “Disuguaglianze: stratificazione e mobilità sociale<br />
nelle popolazioni italiane”, CLUEB, Bologna 1997, p. 171.<br />
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