Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda
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dichiarazione dei redditi oppure per ottenere tutela per la recessione del contratto di lavoro), che<br />
non sarebbero stati <strong>in</strong> grado di risolvere da soli perché non conoscevano la l<strong>in</strong>gua olandese. Al di<br />
là di questo però, per gli operai italiani <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> il s<strong>in</strong>dacato non è stato un luogo di<br />
aggregazione, né un punto di partenza per ampliare le proprie relazioni sociali e partecipare più<br />
attivamente all’esperienza di fabbrica. Non mancano le eccezioni. Viene qui riportato il caso<br />
particolare di G. che, emigrato <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> nel 1963, ha lavorato 14 anni <strong>in</strong> una fabbrica<br />
metallurgica di Delft, è stato rappresentante s<strong>in</strong>dacale e tesserato del partito laburista, e pare sia<br />
stato l’unico italiano <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> a ricoprire una carica amm<strong>in</strong>istrativa come consigliere comunale:<br />
«I primi anni ero scapolo, ero sempre <strong>in</strong> giro, non pensavo né al s<strong>in</strong>dacato né a niente, a un certo<br />
punto mi sono iscritto sia al partito laburista olandese e sia al s<strong>in</strong>dacato olandese. Il s<strong>in</strong>dacato c’è<br />
ancora: FNV, io ero nei metallurgici. Io quando mi sono iscritto al s<strong>in</strong>dacato subito quelli del<br />
consiglio di fabbrica mi hanno chiesto se volevo entrare a far parte del consiglio di fabbrica<br />
s<strong>in</strong>dacale, ero l’unico straniero. Poi sono stato eletto nel consiglio distrettuale del s<strong>in</strong>dacato, e dopo<br />
un paio di anni mi hanno chiesto se volevo andare nel consiglio nazionale del s<strong>in</strong>dacato, al<br />
parlamento del s<strong>in</strong>dacato. Però cont<strong>in</strong>uavo a lavorare. Nel ’73 mi sono iscritto sia al s<strong>in</strong>dacato e sia<br />
a questo partito laburista e ho com<strong>in</strong>ciato ad essere attivo nella vita olandese sia s<strong>in</strong>dacale che<br />
politica. Il partito laburista è il PVDA, è il partito laburista olandese, <strong>in</strong> questo momento è il<br />
secondo partito che si trova al potere. Io sono passato come primo straniero nei s<strong>in</strong>dacati olandesi,<br />
nel campo nazionale nel parlamento col s<strong>in</strong>dacato dei metallurgici, e per gli olandesi era una cosa<br />
strana perché non avevano visto mai uno che non era olandese ed era lì al consiglio nazionale,<br />
perciò mi sono dovuto abituare io e si sono dovuti abituare pure gli olandesi al fatto che c’era uno<br />
straniero che ci diceva che le cose non le facevano come si dovevano fare nei riguardi degli<br />
stranieri. Poi nell’86 abbiamo avuto diritto al voto per le comunali, e il partito laburista olandese mi<br />
ha chiesto se volevo io candidarmi per il consiglio comunale. […] Io non facevo mai il portavoce<br />
sulla questione degli immigrati. Io m’ero messo d’accordo con loro [con i membri olandesi] perché<br />
l’emigrazione non è un problema soltanto mio, era un problema di tutta la comunità, perciò quando<br />
si trattava di parlare ci mettevamo d’accordo, io ci dicevo agli altri le cose che dovevamo dire ma<br />
erano gli olandesi che portavano a questo parlamento la problematica degli immigrati […]. E’ stato<br />
un modo per emanciparsi, non soltanto per me ma anche per gli altri, per far vedere agli altri che<br />
basta che lavori abbastanza sodo ed è possibile pure entrare a far parte della cosa più alta del<br />
s<strong>in</strong>dacato. […] Qui turchi, marocch<strong>in</strong>i, spagnoli, tutti gli stranieri mi conoscevano, dal primo<br />
momento gli ho detto: “io non sono il rappresentante degli stranieri, io sono il rappresentante della<br />
classe più debole a Delft”, e nella classe più debole ci sono gli stranieri ma ci sono anche gli<br />
olandesi, e ho scelto pure che quando c’era da dire qualcosa sull’emigrazione non ero io a dirla ma<br />
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