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Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda

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produzioni complessive 153 . Sempre negli anni Settanta l’Istituto Tecnologico per la Salute (TNO)<br />

registrò un elevato <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento atmosferico dei Paesi Bassi, a causa di un eccesso di diossido<br />

di azoto (NO2) e di particolato (PM10) nell’aria, soprattutto attorno alle zone <strong>in</strong>dustriali, che non<br />

soddisfacevano le norme UE. Nel 1983 l’acciaieria Demka venne chiusa con la motivazione<br />

pr<strong>in</strong>cipale che fosse altamente <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ante 154 . Al momento della chiusura, la fabbrica Demka<br />

impiegava già per la maggior parte manodopera turca e marocch<strong>in</strong>a, mentre gli operai italiani<br />

rimasti ad Utrecht nel frattempo avevano cambiato lavoro e si erano <strong>in</strong>seriti <strong>in</strong> un processo di<br />

ascesa sociale.<br />

2.2.3 L’identità dei lavoratori e l’ esperienza s<strong>in</strong>dacale<br />

Nonostante la questione salariale e altri problemi come quelli presentati nel caso Demka, gli<br />

operai italiani accettavano dure condizioni lavorative, bassi salari e una gerarchia di fabbrica, per<br />

la mancanza di possibilità alternative. Nei racconti degli italiani si ha una rappresentazione<br />

duplice e bidimensionale dell’esperienza di fabbrica. Da una parte, il lavoro <strong>in</strong> fabbrica viene<br />

ricordato come un lavoro “brutto e pericoloso”, che erano costretti ad accettare per la mancanza<br />

di possibilità di ascesa sociale, e per il timore di rimanere disoccupati. Dall’altra parte la fabbrica<br />

è stata per gli immigrati italiani l’occasione per emanciparsi, per sentirsi attivi ed entrare <strong>in</strong> una<br />

comunità produttiva, anche se l’identificazione con la fabbrica pare che sia avvenuta più a livello<br />

<strong>in</strong>dividuale che collettivo. La fabbrica generalmente unisce e determ<strong>in</strong>a la formazione di identità<br />

di gruppo legate alla fabbrica e al lavoro operaio 155 . Nel caso degli operai italiani nelle fabbriche<br />

olandesi questo non è accaduto perché la componente migratoria è stata un fattore discrim<strong>in</strong>ante,<br />

nel senso che ha impedito loro di solidarizzare con gli operai olandesi e di <strong>in</strong>cludersi <strong>in</strong> un<br />

gruppo operaio forte. Il timore diffuso fra gli operai locali che gli italiani togliessero lavoro agli<br />

olandesi <strong>in</strong>fluì sulla scarsa socializzazione degli italiani. In fabbrica l’appartenenza etnica<br />

caratterizzava gli italiani più dell’appartenenza di classe. Infatti nei loro racconti gli immigrati<br />

italiani dimostrano avere una percezione collettiva dell’esperienza migratoria, e più <strong>in</strong>dividuale<br />

dell’esperienza di fabbrica. Le testimonianze hanno tutte una particolarità di l<strong>in</strong>guaggio:<br />

soprattutto quando si parla dell’arrivo <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> e delle difficoltà <strong>in</strong>iziali c’è un diffuso ricorso<br />

alla prima persona plurale e alla terza s<strong>in</strong>golare. Si parla <strong>in</strong> prima persona <strong>in</strong>vece, quando il<br />

racconto si fa più soggettivo e si passa a raccontare di sé; ma anche quando si racconta di un<br />

episodio accaduto a chi parla, questo viene collocato nel contesto più generale del gruppo etnico<br />

153<br />

Fonte: www.hetutrechtsarchief.nl/werkstukken/onderwerpen/fabrieken<br />

154<br />

Fonte: www.xs4all.nl<br />

155<br />

G. Cont<strong>in</strong>i, A. Mart<strong>in</strong>i, Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, La Nuova Italia<br />

Scientifica, Roma 1993.<br />

68

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