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Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda

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olandese si chiama kolen, allora ha detto vic<strong>in</strong>o a C.: “vai a prendere kolen là”. “E dove sta?” A<br />

fatto C. “Là, sta dietro lì, vai da là, e prenditi la carriola” ha fatto l’olandese. Lui ha capito al posto<br />

del carbone si pensava la coca-cola. “Che ci faccio con la carriola? la porto <strong>in</strong> mano” fece C. È<br />

brutto perché uno ne soffre pure specialmente i primi tempi. Perché stando qua poi c’eravamo<br />

fidanzati, andavo da mia moglie, quando faceva il compleanno venivano tutti gli amici, i parenti, la<br />

casa è piena, uno diceva una barzelletta e ridevano, ridevano, ridevano, ma io non capivo il<br />

discorso e quando non si capisce il discorso uno ne soffre, allora mi sono impegnato ad imparare<br />

l’olandese […]» 235 .<br />

La differenza culturale tra i coniugi non sempre però ha avuto risvolti positivi, Andrea Mantione,<br />

presidente dell’associazione A.C.L.I. di Utrecht, ha evidenziato il problema di circa 1.400<br />

anziani di provenienza <strong>italiana</strong> che vivono <strong>in</strong> uno stato di emarg<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> seguito al fallimento<br />

di molti matrimoni misti. Pare che la condizione del divorzio <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> preveda la tutela delle<br />

sole donne, e che gli italiani rimasti soli si rifiut<strong>in</strong>o di andare nelle case di ricovero dove nessuno<br />

parla italiano e dove c’è il timore di essere separati dagli altri connazionali. Le storie analizzate<br />

<strong>in</strong> questa tesi riguardano <strong>in</strong>vece casi più fortunati, di italiani che, nonostante abbiano contratto<br />

matrimoni con donne olandesi dopo soli pochi anni dal loro arrivo, riuscirono a superare i<br />

problemi derivati dalla differenza culturale e a gestire bene i rapporti familiari. La convivenza tra<br />

migranti italiani e donne olandesi ha reso osservabile anche un altro punto: gli <strong>in</strong>dividui non<br />

sono solo prodotti di una determ<strong>in</strong>ata cultura, ma anche produttori di cultura. Lo dimostra il fatto<br />

che le donne olandesi man mano hanno imparato a cuc<strong>in</strong>are anche piatti italiani. Inizialmente gli<br />

emigrati conobbero notevoli difficoltà di adattamento e forti disagi alimentari; successivamente,<br />

venuti a contatto con nuove disponibilità e modelli alimentari, subirono una trasformazione dei<br />

consumi e delle abitud<strong>in</strong>i alimentari orig<strong>in</strong>arie, ma affermarono anche il loro stile e la loro<br />

cuc<strong>in</strong>a facendoli conoscere alla società ospitante. Gli emigrati italiani tentarono di trapiantare o<br />

importare <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> prodotti e comb<strong>in</strong>azioni della cuc<strong>in</strong>a del paese di orig<strong>in</strong>e, non sono soltanto<br />

della propria tradizione locale e regionale, ma anche quelli di una cuc<strong>in</strong>a più genericamente<br />

<strong>italiana</strong>. L’orgoglio degli emigrati per la loro tradizione alimentare ha dato un apporto decisivo<br />

all’affermarsi <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> dell’immag<strong>in</strong>e e del mito della “cuc<strong>in</strong>a <strong>italiana</strong>”, ovvero di una cuc<strong>in</strong>a<br />

nazionale che nella cultura dei migranti non esisteva prima dell’esperienza migratoria. La cuc<strong>in</strong>a<br />

<strong>italiana</strong> come affermazione d’identità e costruzione di etnicità si è di fatto costruita nell’<strong>in</strong>contro<br />

con l’altro: al momento della partenza gli italiani non erano legati da alcun sentimento<br />

nazionalista come non erano accomunati da una tradizione cul<strong>in</strong>aria nazionale; i ristoranti<br />

235 Intervista ad U., Maassluis, 1 maggio 2009.<br />

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