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Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda

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«Io ho lavorato anche <strong>in</strong> Germania <strong>in</strong> una fabbrica di macch<strong>in</strong>e topografiche, c’avevo ventidue<br />

anni. In Germania non era più come era prima, <strong>in</strong> Germania dovunque andavi vedevano che eri<br />

italiano, eri un gastarbeiter. Nel lavoro qui <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> era meglio perché sono più “sociali”, più<br />

tolleranti, praticamente se tu facevi il tuo dovere ognuno era contento, gli olandesi rispetto ai<br />

tedeschi sono molto più tolleranti, molto più gioviali» 127 .<br />

«Io sono arrivato qui a novembre. Io prima sono andato <strong>in</strong> Svizzera, poi sono andato <strong>in</strong> Germania e<br />

poi sono venuto qui. Io c’ho avuto un’esperienza molto negativa <strong>in</strong> Svizzera di discrim<strong>in</strong>azione<br />

enorme, nella Germania lo stesso, quando sono arrivato qui era tutta un’altra cosa, ero ben accettato<br />

dagli olandesi. Per la Germania ho fatto la stessa cosa perché prima sono stato <strong>in</strong> Svizzera, e <strong>in</strong><br />

Svizzera la discrim<strong>in</strong>azione pure era enorme, un lavoro <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a, brutto, sempre a lavorare dalla<br />

matt<strong>in</strong>a alla sera, sempre chiuso, abituato a lavorare <strong>in</strong> campagna, e perciò non mi sentivo a mio<br />

agio […]» 128 .<br />

Per concludere il discorso sulle motivazioni pr<strong>in</strong>cipali dei migranti e sui soggetti co<strong>in</strong>volti nella<br />

scelta migratoria, occorre fare un’ultima osservazione sulle piccole comunità da cui si emigrava.<br />

La scelta migratoria di questi italiani è <strong>in</strong>fatti un motivo per ripensare all’<strong>in</strong>tera comunità di<br />

partenza, nonché un modo per rivedere criticamente quei fattori culturali enfatizzati da Edward<br />

Banfield come “basi morali di una società arretrata”. L’emigrazione dei “lavoratori ospiti”<br />

rappresentati da giovani provenienti da piccole realtà rurali dell’Italia meridionale, smentisce la<br />

teoria di Banfield che spiega l’arretratezza e la miseria di certe comunità meridionali con<br />

l’<strong>in</strong>capacità di agire per il bene comune, o per qualsiasi f<strong>in</strong>e che trascenda l’<strong>in</strong>teresse materiale<br />

immediato della famiglia nucleare 129 . Questa <strong>in</strong>capacità per Banfield deriva da un ethos che lui<br />

def<strong>in</strong>isce «familismo amorale» 130 . Si è appena visto che l’emigrazione si presentava come una<br />

127<br />

Intervista a P., Utrecht, 6 novembre 2008.<br />

128<br />

Intervista a G., Delft, 27 novembre 2008.<br />

129<br />

Le maggiori critiche degli studiosi sociali alla teoria di Banfield puntano sulla scarsa familiarità con la cultura<br />

meridionale nel suo complesso e soprattutto con i suoi precedenti storici come con la “tradizione feudale”. Ad<br />

esempio, per Carlo Tullio Altan la “s<strong>in</strong>drome dell’arretratezza socio-culturale” si estende a tutta la società <strong>italiana</strong>, e<br />

le sue cause vanno ricercate <strong>in</strong> certe disposizioni risalenti al XIV e al XV secolo, C. Tullio Altan, La nostra Italia:<br />

Arretratezza socioculturale, clientelismo,trasformismo e ribellismo dall’Unità ad oggi, Feltr<strong>in</strong>elli, Milano 1986.<br />

Un’<strong>in</strong>terpretazione più storicizzante rispetto a quella di Banfield è anche quella di Vermeulen e Boisseva<strong>in</strong>. I due<br />

studiosi olandesi ritengono che la causa dell’arretratezza di alcuni paesi del mediterraneo, come l’Italia, siano<br />

riconducibili al diseguale sviluppo economico e sociale tra le varie regioni che ha impedito la formazione di uno<br />

stato moderno. Secondo questa tesi, l’<strong>in</strong>sufficienza burocratica dello stato è il risultato di radicate strutture e di<br />

valori politico-sociali tradizionali, ai quali lo stato è ancora strettamente legato. Di conseguenza, i cittad<strong>in</strong>i piuttosto<br />

che dalle istituzioni formali dello stato, dipendono da relazioni di tipo clientelare, attraverso una catena di patronato<br />

che garantisce loro benefici sociali, protezione legale ed economica, e perf<strong>in</strong>o lavori. Questo sistema sembra essersi<br />

affermato soprattutto nelle aree del sud Europa economicamente più povere e svantaggiate, come appunto nell’Italia<br />

meridionale, Hans Vermeulen, Jeremy Boisseva<strong>in</strong>, Ethnic challenge: the politics of ethnicity <strong>in</strong> Europe, Herodot,<br />

Gott<strong>in</strong>gen 1984, p.132-135.<br />

130<br />

La teoria del «familismo amorale» viene elaborata da Banfield dopo una ricerca sociologica da lui condotta nel<br />

1955 su Chiaromonte, un piccolo paese dell’Italia meridionale <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Potenza. Ma, come lui stesso afferma,<br />

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