Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda
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alle relazioni familiari rispetto a quando erano <strong>in</strong> età lavorativa. Spesso questi bamb<strong>in</strong>i olandesi<br />
vengono obbligati a seguire i corsi di italiano organizzati dal consolato italiano ad Utrecht, ma lo<br />
scopo pare sia solo quello di agevolarli nelle eventuali vacanze <strong>in</strong> Italia e non quello di una reale<br />
trasmissione della cultura <strong>italiana</strong>. Come già per la seconda generazione, anche per questa terza<br />
generazione non è più lecito parlare di presenza <strong>italiana</strong> <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong>. Probabilmente con la<br />
scomparsa della prima generazione di immigrati non ci sarà più possibilità di trasmettere pratiche<br />
e valori legati alla cultura <strong>italiana</strong> tradizionale.<br />
4.2.2 Il ruolo dell’associazionismo cattolico nella trasmissione della cultura <strong>italiana</strong><br />
L’<strong>in</strong>teresse politico e l’<strong>in</strong>tervento legislativo da parte del governo nazionale riguardo alle<br />
vicende migratorie si sviluppò <strong>in</strong> Italia solo a partire dalla f<strong>in</strong>e degli anni settanta, qu<strong>in</strong>di soltanto<br />
dopo più di un secolo di emigrazione <strong>italiana</strong>. Nel 1965 il governo italiano creò un comitato che<br />
rappresentava gli italiani all’estero. Il comitato era costituito prevalentemente da italiani che<br />
lavoravano negli organismi non governativi e statali, i cosiddetti patronati, che si occupavano di<br />
emigrazione 267 . La prima conferenza nazionale dell’emigrazione si tenne a Roma nel 1975, e nel<br />
1988 venne <strong>in</strong>detta una seconda conferenza nazionale dell’emigrazione volta a salvaguardare i<br />
diritti degli emigrati <strong>in</strong> tema di lavoro, di abitazione, di sicurezza sociale, e i loro diritti<br />
politici 268 . Neppure da parte delle autorità olandesi era prevista una politica migratoria che<br />
aiutasse gli italiani ad organizzarsi o ad <strong>in</strong>serirsi <strong>in</strong> organizzazioni già esistenti (ad esempio i<br />
s<strong>in</strong>dacati), essendo la loro presenza <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> considerata solo temporanea. Dal secondo<br />
dopoguerra il governo italiano attraverso gli accordi bilaterali si limitò ad <strong>in</strong>coraggiare i flussi<br />
migratori ma, con la sola eccezione delle organizzazioni religiose, fu praticamente <strong>in</strong>esistente<br />
qualsiasi forma di struttura istituzionale volta all’assistenza degli emigrati. Solo nel corso degli<br />
anni settanta i s<strong>in</strong>dacati e i vari partiti <strong>in</strong>iziarono a mobilitarsi per favorire le organizzazioni degli<br />
emigrati all’estero. Le prime organizzazioni italiane presenti <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> furono il Comitato degli<br />
Italiani all’Estero (<strong>COMITES</strong>) e la Federazione Italiana dei Lavoratori Emigrati e Famiglie<br />
(FILEF). Nella città di Utrecht la Chiesa cattolica è stata la prima organizzazione a prendersi<br />
cura degli immigrati italiani. Per attrarre gli immigrati la Chiesa di Utrecht chiamava presso la<br />
propria diocesi sacerdoti che parlavano italiano. La sua funzione pr<strong>in</strong>cipale era quella di aiutare<br />
gli italiani nel processo di adeguamento alla società olandese e di facilitare il passaggio dalla<br />
società di orig<strong>in</strong>e a quella ospitante. In vista di questo scopo la Chiesa cattolica si impegnava <strong>in</strong><br />
varie attività, organizzava feste e aiutava gli immigrati italiani a risolvere problemi sul lavoro o<br />
267 D.Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italiani dal Medioevo a oggi, E<strong>in</strong>audi,Tor<strong>in</strong>o 2003, p. 245.<br />
268 A. Gol<strong>in</strong>i, F. Amato, Uno sguardo a un secolo e mezzo di emigrazione <strong>italiana</strong>, <strong>in</strong> «Storia dell’emigrazione<br />
<strong>italiana</strong>, Donzelli», Roma 2001, p. 58.<br />
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