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Emigrazione italiana in Olanda - COMITES-Olanda

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fabbriche che partirono dal triangolo <strong>in</strong>dustriale per diffondersi <strong>in</strong> tutta l’Italia centro-<br />

settentrionale. Le forme di protesta operaie ripresero negli anni C<strong>in</strong>quanta e si estesero per tutti<br />

gli anni Sessanta quando la produzione <strong>in</strong> serie aggravò le condizioni di lavoro. Queste vicende<br />

accrebbero le paure non solo <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong>, ma <strong>in</strong> tutti i paesi di immigrazione, nei confronti degli<br />

immigrati radicali. Più <strong>in</strong> generale, le selezioni nei confronti dei migranti italiani sulla base delle<br />

preferenze politiche, derivavano da un timore diffuso dell’espansione del comunismo. L’Italia <strong>in</strong><br />

quegli anni era strategicamente importante per la Russia: negli anni C<strong>in</strong>quanta il Pci era <strong>in</strong>fatti<br />

caratterizzato da una spiccata adulazione per Stal<strong>in</strong>. Nell’immediato dopoguerra Togliatti, leader<br />

del Partito Comunista Italiano e vice-segretario del Com<strong>in</strong>tern, divenne una figura politica<br />

sempre più importante, che trasformò il Partito comunista da un piccolo gruppo di avanguardia<br />

<strong>in</strong> un partito di massa radicato nella società <strong>italiana</strong> 116 . All’estero gli italiani erano visti come<br />

ideologicamente forti e potenzialmente pericolosi nelle fabbriche, poiché nel contesto<br />

<strong>in</strong>ternazionale il loro comunismo veniva associato allo stal<strong>in</strong>ismo. Per questa ragione molti<br />

italiani emigrati <strong>in</strong> <strong>Olanda</strong> nascosero la loro preferenza ideologica se questa era spiccatamente di<br />

s<strong>in</strong>istra. Gli olandesi non erano ben disposti nei confronti del comunismo (spesso associato al<br />

bolscevismo), dal momento che il capitalismo era considerato la via pr<strong>in</strong>cipale attraverso cui<br />

accrescere l’economia del proprio paese. Non a caso il partito socialista olandese fu fra i primi<br />

partiti <strong>in</strong> Europa a spostarsi da una corrente rivoluzionaria ad una riformista 117 . Il processo di<br />

selezione degli immigrati italiani cont<strong>in</strong>uò anche dopo l’<strong>in</strong>gresso nel nuovo paese. I rimpatri<br />

degli italiani dall’<strong>Olanda</strong> durante la crisi <strong>in</strong>dustriale e petrolifera degli anni settanta mostrano il<br />

punto. I dati riportati nel capitolo precedente sull’emigrazione di ritorno mostrano che negli anni<br />

1972 e 1975 il numero dei rimpatri degli italiani dall’<strong>Olanda</strong> superò il numero degli espatri verso<br />

questo paese. Si è già detto che la crisi fu immediatamente seguita dall’<strong>in</strong>troduzione di un<br />

rigoroso processo di selezione che portò al licenziamento e al ritorno <strong>in</strong> patria di molti lavoratori<br />

stranieri, tra cui anche italiani. Questa non fu però una riduzione casuale: restarono soprattutto<br />

quegli italiani che si adattarono facilmente alle abitud<strong>in</strong>i olandesi, quelli sposati con donne<br />

olandesi e che parlavano la l<strong>in</strong>gua olandese per il fatto di essere stati lì più a lungo; ma anche<br />

quelli che lavoravano duramente e occupavano posizioni che erano più faticose e difficili da<br />

riempire con gli abitanti locali, e quelli che non costituivano un pericolo per la stabilità politica<br />

del Paese (vale a dire socialisti o comunisti). La recessione tuttavia vide una crescita del tasso di<br />

ritorno anche senza <strong>in</strong>tervento del governo. Quelli che nel paese di orig<strong>in</strong>e lasciarono più risorse<br />

116 Cfr. P. G<strong>in</strong>sborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1989.<br />

117 P. Arblaster, A history of the Low Countries, Palgrave Macmillan , Bas<strong>in</strong>gstoke 2006, p. 192.<br />

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