Versione .pdf - Consiglio regionale del Piemonte
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N UMERO 3<br />
2012<br />
AGROALIMENTARE I In <strong>Piemonte</strong> con Gusto<br />
dal rafforzamento <strong>del</strong> legame tra gli agricoltori e la loro<br />
terra, per cui non solo è indispensabile limitare l’entità<br />
<strong>del</strong>le superfici cementificabili per evitare un consumo indiscriminato<br />
<strong>del</strong> suolo agricolo, ma bisogna mantenere<br />
la vita umana nelle valli montane e nelle campagne, per<br />
evitare il mutamento degli assetti <strong>del</strong> terreno. Dall’Europa,<br />
quindi, ci aspettiamo meno finanziamenti indiscriminati<br />
all’agricoltura e più attenzione agli aiuti per la<br />
conservazione <strong>del</strong> suolo”, ne è convinto.<br />
“La crisi la sentiamo di meno proprio perché, grazie<br />
all’export vivace, subiamo meno conseguenze dalla sofferenza<br />
dei consumi interni, d’altronde quello alimentare<br />
è un settore anticiclico e poi la gente rinuncia a tante<br />
cose, ma non a mangiare. In Italia, complici gli immancabili<br />
condizionamenti ideologici, finiamo per rovinare<br />
sempre tutto. Nel Nord Europa le spinte nazionaliste e<br />
di rivendicazione <strong>del</strong>le autonomie locali sono molto più<br />
accentuate, pensiamo solo al Belgio diviso tra fiamminghi<br />
e valloni, ma il Made in Italy ha<br />
saputo essere vincente all’estero solo<br />
indossando la corazza <strong>del</strong>l’unità <strong>del</strong><br />
CONTROLLI E QUALITÀ,<br />
nostro paese e presentandosi semplicemente<br />
come Italia. La fortuna dei<br />
RICERCA E PROMOZIONE SONO<br />
GARANZIA DI SUCCESSO<br />
nostri prodotti oltre i confini nazionali<br />
è stata realizzata soprattutto dagli<br />
emigranti meridionali, e ancora oggi la distribuzione<br />
<strong>del</strong>l’agroalimentare italiano all’estero è attività esclusiva<br />
di imprenditori originari <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong>l’Italia”, prosegue<br />
Abbona. Improvvisamente la sua voce si fa severa: “In alcuni<br />
nuovi mercati, come la Russia, sono state erette barriere<br />
doganali sui nostri prodotti, che ci penalizzano proprio<br />
perché quelle sono aree emergenti. Poi, fatto molto<br />
più grave, prolifera sempre di più il falso Made in Italy<br />
alimentare, che incide addirittura per i quattro quinti. È<br />
su questi temi che le istituzioni devono aiutarci, e non è<br />
giusto che in Italia ci sia una rigida interpretazione <strong>del</strong>le<br />
disposizioni europee, diversamente da altri paesi comunitari<br />
che poi commercializzano i loro prodotti sui nostri<br />
mercati: un esempio eclatante è quello che succede con<br />
Francia e Germania per lo zuccheraggio nel vino”.<br />
Nella filiera agroalimentare italiana il <strong>Piemonte</strong> è ovviamente<br />
nella prima fascia. “È un valore aggiunto, soprattutto<br />
per l’estero, nel settore vinicolo non esportiamo<br />
più volumi come una volta, oggi siamo soppiantati dal<br />
Veneto, ma siamo tra le prime regioni ad aver puntato<br />
sui controlli e sulla qualità. E anche sulla ricerca e sulla<br />
formazione. Si sta lavorando al programma<br />
Safe Food Control per lanciare<br />
nuove linee per la cosiddetta<br />
quarta gamma, cioè prodotti ortofrutticoli<br />
conservati freschi, come le<br />
insalate prelavate, che coinvolge una<br />
dozzina di imprese oltre all’Università<br />
di Torino. E poi c’è Tecnogranda, il polo agroalimentare<br />
con sede a Cuneo, che in tre diversi programmi ha<br />
già coinvolto quasi mille soggetti e mobilitato decine<br />
di milioni di risorse soprattutto private”, puntualizza.<br />
Il futuro <strong>del</strong>l’agroalimentare? “Puntiamo soprattutto<br />
al superamento <strong>del</strong>le troppe norme attraverso la semplificazione<br />
burocratica, poi bisogna assolutamente<br />
individuare forme contrattuali per i potenziali nuovi<br />
dipendenti per garantire occupazione e possibilità di<br />
sviluppo”, conclude.<br />
Abbona indica dalla finestra le vigne, ordinate e geometriche,<br />
come una grande mappa animata da un progettista<br />
fantasioso. In fondo, come detto, l’agroalimentare è<br />
partito dal vino e soprattutto si fonda sul vino. n<br />
11 miliardi di fatturato, un terzo va all’estero<br />
Il volume d’affari <strong>del</strong>l’agroalimentare piemontese supera ormai stabilmente<br />
gli 11 miliardi l’anno, il 9% <strong>del</strong> totale nazionale, che collocano<br />
la nostra regione al quarto posto nel settore a livello nazionale<br />
dopo Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.<br />
Dove il <strong>Piemonte</strong> primeggia sono le esportazioni: un terzo di tutto<br />
ciò che viene prodotto per un valore di quasi tre miliardi e mezzo<br />
va all’estero (il 16% <strong>del</strong> totale nazionale). Fatturato ed esportazione<br />
sono in crescita, nonostante la crisi le vendite all’estero hanno avuto<br />
un incremento di quasi il 20% negli ultimi due anni. A fare da<br />
traino è sempre il vino (35%) ma quote rilevanti <strong>del</strong>l’export hanno<br />
anche conserve e succhi di frutta (13,5%), dolciario (12,3%), pasta<br />
(9,8%), latte e derivati (8,1%) e carni lavorate (7%).<br />
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