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Versione .pdf - Consiglio regionale del Piemonte

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sia nei confronti degli stati, sia nei<br />

confronti di Bruxelles. Ossia la realizzazione<br />

di un percorso federalista<br />

vero, che da sempre è alla base<br />

<strong>del</strong> cambio di visione che propone<br />

la Lega Nord. La Lega, infatti, è<br />

stata negli anni l’unico movimento<br />

politico nel panorama italiano ad<br />

aver voluto un’Europa dei popoli<br />

sovrani, un’Europa in cui siano valorizzati<br />

i territori, bacini irrinunciabili<br />

<strong>del</strong>le identità, <strong>del</strong>le culture, dei<br />

valori e <strong>del</strong>le tradizioni. Insomma,<br />

quella <strong>del</strong> 29, come ha sottolineato<br />

il presidente Cota, si può ben definire<br />

come una giornata che segna<br />

un evento quasi storico, in cui la<br />

Macroregione alpina ha mosso un<br />

primo fondamentale passo.<br />

A sostegno <strong>del</strong>la bontà <strong>del</strong> progetto<br />

va rilevato che la votazione<br />

è stata all’unanimità, da parte di<br />

tutte le Regioni aderenti al progetto.<br />

Mentre un ulteriore segnale<br />

positivo è giunto il 10 luglio con<br />

il parere favorevole espresso dal<br />

commissario europeo alle politiche<br />

regionali, Johannes Hahn, in un<br />

incontro sempre con il presidente<br />

Cota, in cui si è parlato <strong>del</strong> progetto<br />

Macroregione alpina. Questo<br />

quadro apre uno scenario nuovo a<br />

cui il <strong>Piemonte</strong> guarda con grande<br />

interesse e che lo vede come naturale<br />

protagonista. L’obiettivo è<br />

poter affrontare e risolvere insieme<br />

ad altri territori affini e omogenei<br />

i problemi comuni. Le regioni che<br />

insistono sull’arco alpino sono il<br />

cuore pulsante <strong>del</strong>l’Europa, ed è<br />

chiaro che lavorare uniti è l’unica<br />

via anche per uscire dalla crisi.<br />

Si avvicina, insomma, la realizzazione<br />

di quell’Europa dei popoli a cui<br />

tutti noi, e soprattutto noi leghisti,<br />

da sempre diciamo si debba arrivare.<br />

La Macroregione alpina dà corpo<br />

a un concetto federale in cui le<br />

genti si uniscono per aree omogenee<br />

attivando politiche specifiche<br />

per specifici territori, per il quale<br />

noi ci battiamo da sempre. Avremo<br />

popoli uniti dalle terre alte, belle<br />

e difficili realtà in cui viviamo che<br />

possono dialogare. Un contesto<br />

in cui la montagna si trasforma da<br />

zona in difficoltà a realtà trainante<br />

e polo d’unione. Questa è l’Europa<br />

che ci piace, non l’Europa dei<br />

tecnocrati che uccidono i popoli,<br />

assoggettati alle banche,<br />

e appiattiscono le<br />

identità. Ma l’Europa<br />

che nasce dai popoli.<br />

➜<br />

Progett’Azione<br />

Angelo Burzi<br />

Un Piano salva-<strong>Piemonte</strong><br />

La crisi che stiamo attraversando<br />

non si può combattere con ricette<br />

semplici: serve una forte assunzione<br />

di responsabilità per consentire<br />

ai cittadini piemontesi, alle famiglie<br />

e alle imprese di poter contare su<br />

una buona politica, in grado di contribuire<br />

a far ripartire la produzione<br />

e lo sviluppo nell’interesse di tutta<br />

la collettività. Non è più il tempo<br />

<strong>del</strong>le schermaglie e degli arroccamenti,<br />

perché la situazione socioeconomica<br />

richiede un impegno<br />

corale per affrontare un’emergenza<br />

che diventa sempre più pesante.<br />

Per questo è necessario progettare<br />

e attivare un Piano salva-<strong>Piemonte</strong><br />

condiviso non solo dal <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>regionale</strong> ma da tutte le realtà economiche<br />

e sociali.<br />

Per Progett’Azione è indispensabile<br />

il recupero di efficienza <strong>del</strong>la<br />

pubblica amministrazione, a partire<br />

da quella <strong>regionale</strong>: per evitare<br />

il default, ma anche per reperire<br />

risorse da destinare allo sviluppo.<br />

Via dunque con la dismissione, urgente<br />

e indifferibile, di una parte<br />

consistente e non strategica <strong>del</strong> patrimonio<br />

pubblico e con l’immediata<br />

gestione privatistica degli asset<br />

non immediatamente alienabili. Il<br />

recupero di efficienza passa anche<br />

attraverso un migliore impiego <strong>del</strong><br />

personale che lavora nel pubblico,<br />

valorizzando merito e professionalità:<br />

si deve aprire alla mobilità<br />

interna, tra amministrazioni diverse,<br />

tra contratti diversi, tra territori<br />

diversi. L’efficienza non si recupera<br />

tagliando il personale, ma riorganizzando<br />

attività e strutture in<br />

funzione di nuovi obiettivi. Di solo<br />

rigore, però, si può anche morire e<br />

per questo Progett’Azione propone<br />

di individuare i progetti strategici su<br />

cui puntare per rilanciare occupazione,<br />

crescita, reddito e profitto:<br />

per esempio nei settori <strong>del</strong>la green<br />

economy, <strong>del</strong>l’Ict, <strong>del</strong>l’integrazione<br />

tra la ricerca e la sperimentazione<br />

universitaria per una buona sanità<br />

pubblico-privata.<br />

Ci sono energie e intelligenze che<br />

chiedono di poter essere messe a<br />

frutto lavorando per contrastare il<br />

declino e per far partire una nuova<br />

stagione di sviluppo.<br />

Il principio <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>l’efficienza<br />

<strong>del</strong> sistema pubblico, che<br />

il governo nazionale è impegnato<br />

a perseguire, è fondamentale e<br />

Progett’Azione lo condivide pienamente.<br />

Il provvedimento di riduzione <strong>del</strong>la<br />

spesa pubblica impone a tutte<br />

le forze politiche una riflessione<br />

non solo sulla gestione economico<br />

finanziaria degli enti e <strong>del</strong>le istituzioni,<br />

ma anche sugli assetti di governance<br />

e sui sistemi di gestione<br />

dei servizi pubblici.<br />

Le misure che riguardano le società<br />

pubbliche indicano in modo chiaro<br />

la volontà <strong>del</strong> governo di alleggerire<br />

la presenza <strong>del</strong>l’imprenditoria pubblica:<br />

per Progett’Azione “il pubblico”<br />

è opportuno che si impegni a<br />

dettare le regole per lo svolgimento<br />

<strong>del</strong>le attività economiche e a vigilare<br />

affinché vengano correttamente<br />

rispettate, limitando la sua eventuale<br />

presenza imprenditoriale nel<br />

settore dei servizi essenziali.<br />

È necessario trasferire l’approccio<br />

positivo e costruttivo <strong>del</strong>la<br />

spending review sulle partecipate<br />

regionali: Sito, che è una <strong>del</strong>le<br />

partecipate storiche <strong>del</strong>la Regione<br />

deve essere dismessa, Finpiemonte<br />

deve essere sciolta e le sue attività<br />

devono essere integrate nell’ambito<br />

<strong>del</strong>le Direzioni regionali, mentre<br />

sulla riforma <strong>del</strong>l’Ict pubblica, che<br />

non significa soltanto Csi, occorre<br />

un’accelerazione, perché è una <strong>del</strong>le<br />

prime leve da attivare per ridare<br />

efficienza al sistema <strong>del</strong>la pubblica<br />

amministrazione.<br />

Oggi, nonostante la crisi, le opportunità<br />

per far ripartire il nostro<br />

territorio non mancano e Progett’Azione<br />

chiede a tutte le forze<br />

economiche e sociali di impegnarsi<br />

per sfruttarle a fondo,<br />

per evitare nuove tasse<br />

regionali e per far crescere<br />

il <strong>Piemonte</strong>.<br />

➜<br />

Italia dei Valori<br />

Andrea Buquicchio<br />

Urbanistica, servono<br />

nuove regole<br />

È ormai evidente come il governo<br />

<strong>del</strong> territorio rappresenti<br />

un’emergenza nazionale. Lo<br />

specchio di un paese che perde<br />

i pezzi, che distrugge i tesori più<br />

preziosi, che è disposto a sacrificare<br />

le proprie bellezze pur di<br />

ottenere in cambio un ritorno<br />

economico.<br />

Anche minimo. Un paese dove<br />

le regole, in una materia fondamentale<br />

come l’urbanistica, sono<br />

interpretabili a seconda dei casi<br />

e dove cambiano, anche radicalmente,<br />

da regione a regione.<br />

Dove gli interessi personali o<br />

“aziendali”, in alcuni casi riconducibili<br />

a organizzazioni malavitose,<br />

sempre più spesso prevalgono<br />

su quelli collettivi. I risultati<br />

sono sotto gli occhi di tutti, e i<br />

problemi sempre gli stessi.<br />

Si continuano a costruire case,<br />

anche quando quelle appena edificate<br />

non sono ancora state vendute<br />

e i nuovi condomini sono<br />

sfitti in percentuali altissime.<br />

Si continuano a costruire aree industriali,<br />

anche dove le fabbriche<br />

chiudono.<br />

Anche dove le imprese si trasferiscono<br />

in altri paesi, e ai cancelli<br />

degli ex siti produttivi spuntano<br />

i cartelli “affittasi” o “vendesi”.<br />

Non bisogna inoltre dimenticare<br />

gli ingenti interessi <strong>del</strong>la malavita<br />

organizzata nel mercato <strong>del</strong><br />

mattone, già ampiamente svelati<br />

dalle recenti inchieste <strong>del</strong>la Procura<br />

torinese.<br />

Dunque servono nuove regole,<br />

più stringenti, soprattutto per i<br />

Comuni. Le cui decisioni spesso<br />

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