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Bollettino di Numismatica n. 48-49 - Portale Numismatico dello Stato

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BdN <strong>48</strong> - <strong>49</strong> (2007)<br />

Maria Luisa Stoppioni<br />

pur nella rarefazione dei pezzi, sono dunque rappresentati i due estremi cronologici del gruzzolo. Tra le serie,<br />

l’unica che compare con due esemplari testati (su tre) è quella <strong>di</strong> A. Albinus S.f. (RRC 335 10/a) recante al D/<br />

una C (Cat. n. 180) e 3 punti <strong>di</strong>sposti a triangolo (Cat. n. 179); le forme dei punzoni sono <strong>di</strong>verse: cerchio,<br />

triangolo, mezza luna, lettere P, M, A, V, e X.<br />

Il ripostiglio si apre con l’emissione anonima RRC 116/1a del 206-195 a.C. secondo il Crawford, 217-197<br />

a.C. per il Grueber; in realtà, tra le monete è ben riconoscibile un denario <strong>di</strong> C. Var <strong>di</strong> zecca siciliana (RRC<br />

74/1) che arretrerebbe la datazione al 209-208 a.C. (240-229 a.C. secondo BMCRR); essendo tuttavia tra quelli<br />

non riconosciuti dal Santarelli e pur tenendo presente le possibilità <strong>di</strong> errori, che <strong>di</strong> certo sono stati commessi<br />

dallo stu<strong>di</strong>oso forlivese nella catalogazione, ci sembra che questo debba rimanere un po’ in <strong>di</strong>sparte nella valutazione<br />

analitica del ripostiglio 30) (Fig. 2).<br />

Il gruzzolo si chiude con il gruppo <strong>di</strong> emissioni <strong>di</strong> L. Livinius Regulus, P. Clo<strong>di</strong>us M.f., L. Mussi<strong>di</strong>us, T.F.<br />

Longus, C.Vibrius Varus del 42 a.C. (RRC <strong>49</strong>4/23, <strong>49</strong>4/25a, <strong>49</strong>4/30, <strong>49</strong>4/32, <strong>49</strong>4/33, <strong>49</strong>4/36, <strong>49</strong>4/37, <strong>49</strong>4/39a,<br />

<strong>49</strong>4/42a, <strong>49</strong>4/43a) secondo il Crawford, con quelle invece <strong>di</strong> P. Clo<strong>di</strong>us e C.Vibius Varus per il Grueber, che<br />

egli colloca nel 38 a.C. Tra i denari compare inoltre una moneta <strong>di</strong> Giuba I: una simile presenza non è insolita<br />

nei ripostigli <strong>di</strong> età romano-repubblicana, trattandosi <strong>di</strong> emissioni che, per il buon valore ponderale e la qualità<br />

della lega, erano ben accette tra le monete <strong>di</strong> scambio. Ben nota in area adriatica, con un esemplare anche a<br />

Ravenna 31) è attestata in ripostigli la cui data <strong>di</strong> chiusura va dal 46 a.C. 32) agli estremi anni del I sec. a.C.; 33)<br />

due denari <strong>di</strong> Giuba I erano anche nel tesoretto <strong>di</strong> Vigatto 34) .<br />

La <strong>di</strong>stribuzione dei denari lungo questo ampio arco cronologico riflette abbastanza da vicino quanto<br />

testimoniato da gran parte degli altri ripostigli, vale a <strong>di</strong>re: una modestissima presenza dei coni più antichi fino<br />

al 156 a.C. (pari all’1,8%) una crescita rapida tra il 155 e il 91 (20,7%) che progre<strong>di</strong>sce tra il 90 e il 77 a.C.<br />

(26,9%); poi, in coincidenza con anni (76-51 a.C.) <strong>di</strong> complessivo calo del numerale in circolazione la percentuale<br />

si abbassa al 20,22% per rialzarsi bruscamente alla fine, quando ad un arco <strong>di</strong> soli 9 anni appartiene il<br />

29, 79% dei denari del ripostiglio.<br />

I denari pertinenti alla fine del III - prima metà del II sec. a.C. sono in numero molto esiguo (15 esemplari)<br />

e sono rappresentativi <strong>di</strong> 9 emissioni <strong>di</strong>fferenti; <strong>di</strong>ffusi per tutto l’arco cronologico, si caratterizzano<br />

tuttavia per il livello <strong>di</strong> consunzione relativamente modesto e, <strong>di</strong> conseguenza, il buon valore ponderale.<br />

A partire dal 155 a.C. sono presenti numerose emissioni: si riscontrano infatti 62 emissioni <strong>di</strong>verse tra il<br />

155 e il 91 a.C., per un totale <strong>di</strong> 173 denari, cui vanno aggiunte quelle <strong>di</strong> M. Atili Saran (RRC 214) C. Serveili<br />

M.f. (RRC 239) e <strong>di</strong> Mn. Acil Balbus (RRC 271) che, oggi assenti, comparivano invece nel catalogo Santarelli.<br />

Inoltre, alle 24 serie presenti con un solo esemplare, si affiancano tutte le altre con 2 o più pezzi, fino ad un<br />

massimo <strong>di</strong> 20 (denari <strong>di</strong> M. Fanniu C.f.: RRC 275/1). Le emissioni <strong>di</strong> questo gruppo appartengono tutte alla<br />

zecca <strong>di</strong> Roma, ad eccezione <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> L. Lic, Cn. Dom e associati, coniate a Narbona nel 118 a.C. (RRC<br />

282/1, 282/2, 282/3 e 282/4) cui è ascrivibile un numero complessivo <strong>di</strong> 6 esemplari.<br />

30)<br />

La moneta in realtà, per le sue caratteristiche esterne e per la collocazione serrata tra i denari sicuramente pertinenti al gruzzolo <strong>di</strong> Pieve Quinta,<br />

dovrebbe rientrare a pieno titolo nel ripostiglio stesso; e tuttavia sfuggono le ragioni per cui il Santarelli non avrebbe riconosciuto una moneta recante<br />

una leggenda assolutamente evidente e riconoscibile.<br />

31)<br />

MeDas 1991, p. 29, n. 4.<br />

32)<br />

Ripostiglio <strong>di</strong> Crotone, comprendente 87 denari, 2 quinari ed 1 denario <strong>di</strong> Giuba I; RRCH n. 383; backenDorf 1998, p. 65.<br />

33)<br />

Ripostigli <strong>di</strong>: Collarmele, chiuso nell’11-10 a.C., con 3 denari <strong>di</strong> Giuba I (RRCH n. 508, backenDorf 1998, p. 61); Monte Porzio Catone,<br />

chiuso anch’esso nell’11-10 a.C. (RRCH n. 511, backenDorf 1998, pp. 86-87); Civita Castellana, con tre attestazioni, la cui chiusura è tra il 2 a.C. e il<br />

4 d.C. (RRCH n. 528, backenDorf 1998, p. 60).<br />

34)<br />

RRCH n. 416; backenDorf 1998, pp.128-129 e pp. 456.461.<br />

12<br />

http://www.numismatica<strong>dello</strong>stato.it

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