Bollettino di Numismatica n. 48-49 - Portale Numismatico dello Stato

BdN 48 - 49 (2007)
Notiziario
d) come oggetti islamici che non sembrano avere nessun contatto diretto con l’arte e la storia italiana, che
non fanno parte dei punti a-c) e che principalmente siano stati importati in Italia in periodi recenti come
‘souvenir’ o articoli di antiquariato.
Definiamo ora un po’ meglio questa casistica.
a) Esiste nelle collezione pubbliche italiane (da dove continuiamo per forza delle cose ad attingere i nostri
casi esemplificativi) un certo numero di opere la cui provenienza e paternità rimane incerta, come p.e.:
– i vetri cosiddetti siro-franchi (secc. XII-XIV), cioè vetri decorati a smalto di tipo siriano, di cui una
parte si ritiene fabbricata negli stabilimenti crociati della Siria, ma senz’altro, almeno in parte, dipinti da
artefici occidentali e particolarmente italiani (citiamo qui la firma del Magister Aldrevandinus su uno dei
vetri); 21)
– i metalli cosiddetti veneto-saraceni (fine sec. XIV-XVI), di forma e decorazione musulmana, caratterizzati
inoltre da stemmi di importanti famiglie italiane, fra cui molte veneziane. Ciò ha condotto all’ipotesi, da parte
degli studiosi, che a Venezia vi fosse una vera e propria colonia di artigiani islamici. I contributi più recenti
tendono piuttosto a smentire questa ipotesi, e a raggruppare questi oggetti a seconda della loro produzione,
che viene individuata in fabbriche siriane, egiziane, ma anche in officine propriamente veneziane (Fig. 6). 22)
Fig. 6 – Scatola di ottone inciso e ageminato in argento, opera di Mahmūd al-Kurdī,
sec. XV, (Cividale di Friuli, Museo Archeologico) (da U. scerrATo, Metalli islamici,
Milano 1966, fig. 61)
21)
Cfr. C.J. lAMM, Mittelalterliche Gläser und Steinschnittarbeiten aus dem Nahen Osten, I-II, Forschungen zur Islamischen Kunst, 5, Berlin
1929, I, pp. 246, 278s.; II, tav. 99; H. TAiT, The Golden Age of Venetian Glass, London 1979: pp. 11s., 16s., tav. I; W. PFeiFFer, Magister Aldrevandinus
me fecit, in Verhandlungen des historischen Vereins für Oberpfalz und Regensburg, 106, 1966, p. 205 ss.; per M. Verità un’origine veneziana del ‘gruppo
Aldrevandino’ è più probabile, perché ‘minor analytical differences in the composition of the vessel-glass rule out a common origin for the Aldrevandin
beakers and the Islamic glasses, and suggest a Venetian origin’, cfr. Analyses of early enamelled Venetian glass: a comparison with Islamic glass, in
R. WArd (a cura di), Gilded and Enamelled Glass from the Middle East, London 1998, pp. 129-134, figg. 28. 1-5 (qui p. 133). Dobbiamo comunque
puntualizzare che il bicchiere con la firma del ‘Magister Aldrevandini’ è custodito nel British Museum (n. 76, 11-4, 3)
22)
Cfr. H. HuTH, ‘Sarazenen’ in Venedig?, in P. BlocH, G. ZicK (a cura di), Festschrift für Heinz Ladendorf, Köln-Wien 1972, pp. 58-68; J. W.
AllAn, Venetian-Saracenic Metalwork: The Problems of Provenance, in E.J. GruBe, op. cit., pp. 167-183, cfr. anche la breve rassegna in M.V. FonTAnA,
L’influsso dell’arte islamica in Italia, in G. curATolA (a cura di) 1993, op. cit., pp. 469-450, e schede nn. 303-307.
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