Bollettino di Numismatica n. 48-49 - Portale Numismatico dello Stato

BdN 48 - 49 (2007)
Contributi critici
Riflessione sulla libera circolazione di opere islamiche e sulla loro appartenenza al patrimonio storico
e artistico dello Stato Italiano
Un paese, a cui la colomba diede in prestito il suo collare,
e il pavone rivestì del manto delle sue penne... 1)
(Ibn Hamdī s, poeta siracusano, ca. 1055-1133)
Il tema di questo breve contributo tocca una problematica spesso riscontrata nella prassi dei funzionari
del Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ di Roma. 2) Frequenti sono le richieste di certificato di
libera circolazione per oggetti orientali, ritenuti ‘non italiani’, in ambito internazionale. Infatti, mentre non esistono
dubbi sull’appartenenza ai beni artistici italiani di pregevoli ceramiche, metalli e quadri di artisti italiani,
ai quali si nega il certificato, quando si tratta di opere considerate ‘esotiche’ si incontrano maggiori difficoltà
a farle considerare parte del patrimonio nazionale.
Per questo motivo vogliamo in questa sede passare brevemente in rassegna la legislazione in questione, per
poi esaminarne l’applicazione a casi ben specifici, seguendo in questo proposito anche linee generali ben tracciate
da T. Alibrandi e P. Ferri. 3) Va da sé che non verranno citati casi reali di oggetti per i quali sia stata fatta tale
richiesta. Le opere e le problematiche scelte per illustrare meglio il problema sono però rappresentative, in quanto
rispecchiano fedelmente fatti e situazioni realmente accaduti oppure potenzialmente possibili. Come ben noto, il
capo V del D.Lgs. del 22 gennaio 2004, n. 42, ossia il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, si occupa della
circolazione in ambito internazionale e disciplina l’uscita e l’ingresso dei beni rispettivamente da e nel territorio
nazionale. L’articolo 65 vieta l’uscita dal territorio della Repubblica dei beni del patrimonio storico, artistico,
demo-etno-antropologico, archeologico, archivistico e librario indicati negli articoli 10 e 11.
Volgiamo dapprima la nostra attenzione ai beni culturali disciplinati a norma di questo titolo, che potrebbero
essere nel nostro caso oggetto di richiesta di ‘attestato di libera circolazione’. Citiamo, dopo le categorie
di beni che indicheremo tra virgolette, opere o categorie di oggetti dell’arte islamica che furono prodotte su
quello che attualmente è il territorio italiano (Fig. 1). Esse furono create da artisti o artigiani propriamente
musulmani o anche cristiani, ma comunque operanti sotto l’influsso della cultura islamica in Italia. Tale tipo
di produzione soddisfa pienamente il principio, spesso citato, della ‘territorialità’.
1)
Secondo la traduzione di A. Borruso, Ibn Hamdīs. Poesie, in Quaderni del Corso Al-Imàm al-Màzari, XVI, Trapani 1987, n. 94, p. 128. La
poesia corrisponde al n. 352 del Canzoniere di Ibn Hamdīs, ed. da C. Schiaparelli, Roma 1897.
2)
L’articolo consiste nella rielaborazione di una relazione presentata nel 2005 per l’esame di riqualificazione (area C3) del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali. Ringrazio il prof. Gaetano Messineo, nonché la dott.ssa Anna Valeria Jervis, per i gentili ed utili suggerimenti nella
stesura del testo.
3)
Cfr. T. AliBrAndi, P. Ferri, I beni culturali e ambientali, Milano 1995 (terza ristampa), pp. 35-38.
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