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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.it«Quella che viviamo è un'esperienzapositiva, al di là dei lavori che fanno i ragazzi.La loro presenza significa condividereil bene, il percorso da noi iniziatonella Locride. Un bene confiscato condivisoè una cosa bellissima, e poi i ragazzici mettono il sudore, la passione, la fatica».A parlare è Francesco Rigitano, daMarina di Gioiosa Jonica. Francesco èl'animatore locale di Libera, e dell'associazionedon Milani e racconta dell'esperienzache, da molti anni a questa parte,<strong>giovani</strong> da tutta Italia vivono nei beniconfiscati ai boss.I ragazzi a Gioiosa quest'anno lavorerannoin un immobile appena consegnato.Nel progetto formativo si legge: «Riqualificazionedel bene. Lavori di manutenzionedella struttura confiscata edell'annesso giardino». Che tipo di lavori?Tinteggiatura, abbellimento del verde,piccoli lavori di manutenzione.Come sempre, ci saranno anche momentidi riflessione comune. «Lo scorsoanno – sottolinea Rigitano, che non nascondela sua soddisfazione - sono venutiin 60, quest'anno pensiamo di avere glistessi numeri. Vengono da tutta Italia,dalla Sicilia alla Lombardia, al Veneto.Chi viene da fuori inizialmente lo faper curiosità, per vedere un postodescritto per le sue negatività. Poi si confrontacon l'accoglienza e con l'ospitalitàdella gente. C'è chi vuole ritornare percontinuare a vivere questa realtà. C'è ancheuna buona risposta della gente delposto, ma non è sempre così. C'è semprequalcuno mandato per controllare cosa sista facendo».«La cosa più bella – aggiunge - è che igruppi che vengono chiedono un ritorno.Chiedono di poterci rivedere durantel'anno, per avere un momento di condivisionecon i genitori, come è capitato conun gruppo di Imola. In questo modo siaprono nuove esperienze, non è un momentofine a se stesso».Quello che raccontiamo è un piccologrande evento di democrazia partecipata:i campi di volontariato nelle cooperativeche gestiscono i beni confiscati ai boss,promossi dall'associazione antimafia Liberaassieme a numerosissime sigle associative,sindacali, di volontariato.Dalla Locride alla PugliaSpostiamoci in Puglia. A Mesagne, cittadinadel brindisino dove viveva MelissaBassi, uccisa barbaramente nell'attentatocontro la scuola Morvillo-Falcone.Qui è presente una cooperativa di LiberaTerra, Alessandro Leo ne è il presidente.«Facciamo i campi ormai dal 2008, findal primo momento è stata un'esperienzaimportante per la vita della cooperativa,perchè i ragazzi, nel limite delle loropossibilità, hanno dato una mano d'aiutoe perchè non ci hanno fatto sentire soli.Condividono con noi la responsabilità,facendoci sentire più forti. Ci aiutano afar capire che la nostra non è un'esperienzadi pochi, ma di un Paese interoche si muove con noi».Anche qui l'apporto fondamentale dei<strong>giovani</strong> che contribuiscono, passo dopopasso, anno dopo anno, allariappropriazione simbolica di quantoillegalmente sottratto alla collettività.L'esperienza di Mesagne divental'esperienza di tutta l'Italia. Anche diquella parte della Penisola devastata dalterremoto. «Quest'anno ci saranno uncentinaio di ragazzi che vengonodall'Emilia Romagna, si spostano dallazona sismica per noi, dando un grandesegnale di corresponsabilità».“La nostra Italia”di giro”Dal modenese, dal reggiano, dal ferraresecento <strong>giovani</strong> che vanno a fare volontariatocontro i boss nel Salento. Robada premio nobel. Ne parliamo con DanieleBorghi, bolognese coordinatore diLibera in Emilia Romagna. «Sono molti icampi a cui parteciperanno, anchequest'anno, i ragazzi dell'EmiliaRomagna. Ciò dimostra che continua ilfilo logico della nostra attività nelcondividere le esperienze di Libera Terra.Dalla conoscenza diretta alla vendita deiprodotti realizzati nei terreni confiscati».«Non può essere un terremoto a bloccarequesto percorso. Aggiungo di più, lascorsa settimana ci siamo riuniti inassemblea regionale e abbiamo decisoche l'impegno di raccolta fondi per ilprossimo anno sarà concentrato nonsoltanto, come è doveroso, per le zoneterremotate, ma anche per le cooperativedi Libera Terra». Non è retorica ipocrita,ma vera solidarietà con la “S” maiuscola.«La nostra presenza in Puglia, inCalabria, così come in altre zone è latestimonianza che soltanto tutti insiemepossiamo vincere questa battaglia per lalegalità».Cambiamo città. Trieste. Stefano Scorzato,fisico da rugbista con un cuoreenorme, è stato per anni il coordinatoredi Libera. Una bella famigliola, tre figlioletti,due appena arrivate, e la vogliadi fare la sua parte. Con la cooperativatriestina la Quercia e con gli amici di Libera,da anni organizza gruppi di ragazziche vanno a lavorare nella cooperativaTerre di don Peppe Diana, nel casertano.Non ragazzi qualsiasi, ma quelli che sonosegnalati: «dall'Ufficio servizi sociali peri minorenni in carico al Tribunale per iminori di Trieste». Minorenni problematicimandati a farsi le ossa nell'Agro-Aversano lavorando sui terreni confiscatiai padrini di Gomorra. «Partiamo daTrieste con la voglia di conoscere unazona del Paese descritta soltanto negativamente.Portiamo un piccolo contributoal riscatto sociale di questo territorio conil nostro lavoro volontario».«Andiamo – sottolinea Scorzato - percapire ciò che la gente del posto pensa inmerito al cambiamento in corso con lapresenza della cooperativa di Libera Terra.Ripartiamo portandoci a casa di tutto,l'idea che l'Italia è una e indivisibile.I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 11

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