www.isiciliani.itPeriferie/ San BerilloLa fossadegli ultimiCatania. A San Berilloin una fossa vivonouomini, donne, bambini.Sarà presto sgomberatanell'ultimo attodel “risanamento” delquartiere, cominciato(male) negli anni delboom economico eedilizio catanesedi Giovanni Carusoi CordaiDall'alto sembra un formicaio. Dalmarciapiedi, di quel corso, te ne accorgiguardando attraverso un buco nelconsunto muro di cinta. Osservandoattentamente, ti rendi conto che è soloun malsano vuoto urbano. Dal quelbuco nel muro di recinzione che costeggiail marciapiedi di corso Martiridella Libertà, nella città di Catania,noi entriamo. Quel luogo, quella fossa,è abitata!Scendendo nella fossa si perdono ifragori urbani e si ascolta uno stranosilenzio.A vivere in quella fossa saranno unatrentina fra uomini, donne e bambini, maanche qualche anziano, riuniti in nucleifamiliari. Insomma, ci rendiamo conto,questa è una comunità sociale.Scendiamo e ci accorgiamo delle primebaracche.Uguali, tutte uguali, come uguali sonole baracche nelle periferie del mondo.Lamiere ondulate arrugginite dal tempo,bancali e cartelli pubblicitari, chefino a ieri inneggiavano al consumismo,oggi coperture di povere baracche, e poi,tanto, ma tanto cartone.Ora capiamo quel silenzio, ora sentiamoquel silenzio: è quello della povertà!È il silenzio degli ultimi!Ci vengono incontro i bambini, in unmomento ricordo: sembra una scena giavissuta... Guatemala, zócalo del villaggiodi Sololà, tanti bambini, e tutti sorridentie con le mani aperte.In questa fossa urbana i bambini sorridono,ma le mani sono chiuse strette inun pugno.Con loro, due uomini ci vengono incontro:"Sono il signor Romeo, dellachiesa cristiana evangelica pentecostaledel quartiere di Picanello. Veniamo spessoa portare solidarietà, conforto e qualcheaiuto concreto, e voi chi siete?"Non abbiamo il tempo di rispondere,perché l'altro uomo interviene.Parla un italiano stentato con un accentoslavo: "Mi chiamano Bobi, e sono unpo' il portavoce di questa comunità, veniamotutti dalla Bulgaria. Tanti comevoi vengono qui a curiosare, a cercarestorie per far piangere telespettatori e lettori,a far promesse che non manterannomai! Venite a far fotografie, a riprendercicon le telecamere, venite a rubarci la nostradignità con le vostre menzogne scrittee filmate. Cosa volete da noi? Non vipermettiamo di fare altre foto!”Si, abbiamo capito, sappiamo che quelche dicono è la verità, ma tentiamo comunquedi spiegare: "È vero, vogliamoascoltarvi e raccontare la vostra storia,vogliamo denunciare l'ingiustizia che siconsuma in questo posto. Vogliamo saperese siete già informati che nel prossimoautunno inizieranno i lavori per il recuperodi questo spazio, che amministratorie imprenditori definiscono come la conclusionedel tanto atteso, risanamento diSan Berillo..."Sia il signor Romeo che Bobi ci guardano,ed insieme affermano di non saperenulla, che nessuno tranne noi li ha informati,e che comunque sapevano cheprima o poi sarebbe successo.Poi aggiungono: "per la modernità e ilprogresso qualcuno deve essere calpestato,e adesso tocca a noi."Di fronte a tanta rassegnazione nonsappiamo più cosa dire. Salutiamo e cominciamoa risalire verso la cima di quellafossa, verso quel buco che ci riportaverso “la civilizzazione".Ma ci piace immaginare i volti di quegliuomini, di quelle donne e quei bambini,che ci guardano mentre saliamo.Forse il loro sguardo mostra rabbia epovertà, ma anche tanta dignità...Adesso vi chiediamo di fermare il vostrosguardo su questa immagine. Poifacciamo un salto nella storia del quartieredi San Berillo e di questa città.* * *Otto Luglio millenovecentosessanta.Da San Cristoforo agli Angeli Custodi,dai Cappuccini all'Antico Corso e fino aSan Berillo, insomma, dai quartieri delcentro storico di Catania gli operai, gliedili e gli artigiani erano pronti.I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 84
www.isiciliani.it“Un pianourbanisticoobsoletoe fuoridal PRG”Bisognava "scinniri a Catania".Il giorno prima a Genova e a ReggioEmilia erano stati uccisi dei compagni,degli operai, e questo non si poteva sopportare.A Catania il sindacato su questi avvenimentinon era stato chiaro, anzi, erastato assente.Quei compagni erano stati uccisi ilgiorno prima dalla polizia per ordine delneonato governo guidato dal democristianoTambroni, alleato con i neofascistidel M.S.I.. È per questo che le piazze siSchedaLA SOCIETA' CIVILE CATANESESU CORSO MARTIRIrisvegliarono e quei nuovi e vecchi partigianigridarono no al possibile riaffacciarsidel neofascismo.Era l'8 luglio del 1960, quando quegliuomini arrivarono dai quartieri e dallaprovincia di Catania, concentrandosi fravia Etnea e piazza Stesicoro.Ma anche a Palermo e nel piccolo paeseagricolo di Licata, gli agricoltori e glioperai manifestavano uniti.Anche Salvatore, Salvatore Novembre,giovane operaio edile, era in Piazza Stesicoroinsieme ai suoi compagni.Le sottoscritte associazioni, nel prendere atto dell’avvenuta stipuladell’accordo operativo per il completamento del vecchio Piano di“risanamento” di San Berillo sulle aree intorno al Corso Martiridella Libertà, pur riconoscendo che alcune importanti miglioriesono state apportate rispetto all’inaccettabile accordo iniziale (inparticolare il mantenimento della scuola esistente e la riduzionedella volumetria da edificare, a nostro avviso ancora eccessiva),ritengono di dovere sottolineare come l’AmministrazioneComunale non abbia voluto considerare le osservazioni formulatenei mesi scorsi, tendenti ad una più ampia partecipazionedemocratica, al punto da non dare nemmeno una risposta, siapure negativa, portando invece avanti un procedimento che non cipotrà dare i migliori risultati auspicabili, perché:1 - il Piano che si attuerà risale al 1973, e non può quindicertamente ritenersi moderno, né rispondente alle esigenze attualidella città2 - la “qualità” del progetto non potrà essere garantita dal suoaffidamento ad un “archistar”, che sarà inevitabilmentecondizionato dalla vetustà del Piano urbanistico e delle sueregole, che fissano i perimetri, le densità e le destinazioni deisingoli lotti3 – il Piano urbanistico, essendo palesemente obsoleto, nonprevede aree libere con caratteristiche e dimensioni adeguate allenecessità della protezione civile in caso di grave evento sismico,facendo perdere alla città l’unica occasione per mettereveramente in sicurezza il centro storico circostanteI <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 85Alle spalle della piazza si vedevano leprime ferite provocate delle ruspe cheiniziavano lo sbancamento del vecchioquartiere di San Berillo.La polizia era schierata sul terrapieno ecircondava la piazza.Poi un colpo di moschetto, un uomo aterra sul selciato che costeggiava il cinemaOlimpia: è Salvatore Novembre inuna pozza di sangue. I poliziotti lo guardanoe non fanno nulla.Adesso memorizzate anche questa immaginee andiamo avanti...4 – il centro storico non ha bisogno della costruzione di altrestrutture commerciali, ma di sostegno e valorizzazione delleattività già esistenti5 – il Piano del ’73 manca di un’idea di fondo, forte e nuova, chepossa veramente qualificare l’intervento, come ad esempio quellaproposta poco tempo fa dall’arch. Zaira Dato6 – qualora l’archistar dovesse invece interpretare con troppadisinvoltura le regole imposte dal vecchio Piano per esprimereliberamente la propria capacità progettuale, è ipotizzabile che ilDirettore dell’Urbanistica, dovendo rilasciare la concessioneedilizia, rischierà di incorrere in un reato penalmente rilevantePer quanto la transazione presenti l’indubitabile vantaggio dellachiusura del contenzioso con la proprietà e quello di unaprevedibile valvola di sfogo per l’occupazione nel campodell’edilizia, tuttavia non è accettabile che ciò possa esserebarattato con la rinuncia ad una adeguata pianificazione diun’area così rilevante per il futuro della città.Temiamo anche che la propensione dell’Amministrazione a tenereostinatamente in vita una pianificazione obsoleta, come il Piano di“risanamento” di San Berillo, possa valere anche per il PianoRegolatore dell’intera città, il cui aggiornamento viene rinviato digiorno in giorno, lasciando trasparire un patetico accanimento nelvolerlo tenere artificialmente in vita a tempo indeterminato,specchio di una reale incapacità a prendere delle decisioniindispensabili per la crescita economica, culturale e sociale dellanostra città.Se non fosse così, perché mai non includere nel nuovo PRGanche le scelte sul destino dell’area intorno al corso Martiri dellaLibertà?Cittàinsieme, ItaliaNostra, Lipu, Wwf