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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.itPeriferie/ KurdistanLa storiadi Malli GulluIl 20 <strong>giugno</strong> era laGiornata mondiale delrifugiato. Malli, unaragazza kurda, era unadonna in fuga, una rifugiata.Ma rifugiata inrealtà non arrivò a esserlomaidi Dino FrisulloQuando i venti uomini, attraversatol'enorme capannone ingombro di merci,entrarono nella sala mortuaria e siallinearono in silenzio intorno allabara, il tempo si fermò per un lunghissimomomento. Con loro, ai quattroangoli d'uno squallido sgabuzzino senzafinestre, quattro agenti della Polariae il direttore dello scalo merci di Fiumicino.Il sonoro ronzio di un moscone attrassealcuni sguardi. Veniva dal sole caldodell'ottobre romano. Dalla vita. Attraversòla stanza e volò subito fuori, comespaventato. Quaranta occhi tornarono afissare il telo grezzo bianco malamenteappuntato sotto un mazzo di fiori mezzostecchiti, su una cassa di legno innaturalmentegrande per il corpo di una giovanedonna.Nessuno fiatava. Qualche mano simosse esitante a sfiorare il legno, i chiodi,la tela. Alcuni occhi si chiusero fortesotto le fronti aggrottate per scacciare unpensiero, un'immagine. L'immagine diquel corpo che doveva essere stato belloe fresco un tempo, e il giorno prima nonera potuto partire perché troppo gonfio eguasto.Dopo due giorni nella stiva di quellanave e altri dieci in chissà quale magazzinoa Crotone, il comandante aveva rifiutatodi caricare la bara. Troppo fortel'odore della morte. Forse avevano dovutocambiarla con una più grande ed ermetica,che potesse contenere ciò che eradiventato il corpo di Malli Gullù.Il moscone rientrò nella stanza con unronzio leggero e si posò piano sulla bara.Si guardò intorno disorientato, fece unmezzo giro su sè stesso, poi volò ancoradritto verso la porta e si scagliò verso ilcielo, tendendo le ali brillanti come unaereo in fase di decollo.“Sollevò quasi di peso il corpo”L'aereo lacerò la ragnatela delle nuvolee protese le ali brillanti in alto, verso ilsole..."Riprenditela, ma falle cambiare vita.E cambia strada pure tu, finchè sei intempo. Lo sappiamo che sei un terrorista,tu e tutti i tuoi parenti laggiù a Sirnak. Cel'hai portata tu nella sede dell'Hadep, tuamoglie, e tu sei responsabile dei suoiguai. La prossima volta non la rivedraitanto facilmente!"L'uomo sentì i muscoli del viso e dellebraccia tendersi dolorosamente nellosforzo di non rispondere, di non colpire.Si chinò e sollevò quasi di peso il corposottile di Malli afflosciato su una sedia.Sentì all'orecchio il suo respiro pesante,quasi un rantolo. I lunghi capelli eranorappresi dallo stesso sangue che macchiavail vestito, il viso era annerito dailividi.Lentamente, un gradino dopo l'altro,riuscì a portarla giù per le scale della casermadi Gebze. Ogni movimento lestrappava un gemito. Il gendarme diguardia al portone li guardò entrambi conodio prima di premere il pulsante.Fuori accorsero le donne, la sollevaronodelicatamente sulle braccia robuste intrecciatea barella, volarono verso lamacchina in attesa. I loro veli bianchi lefluttuavano attorno come un vestito dasposa.“Mi hanno torturata...”"Mi hanno torturata..."Il medico finse di non sentire, si cacciòle mani nelle tasche del camice e si rivolsebruscamente all'uomo in attesa: "Portalavia, ha solo contusioni, guarirà presto".Guardò gli occhi imperiosi dell'ufficialein piedi in fondo alla stanza, poi distolselo sguardo dalla domanda mutadell'uomo."Lo so che vorresti una certificazione,ma non ce n'è bisogno. Tua moglie nonha versamenti interni o fratture, i lividispariscono in fretta. Se dovessimo mettercia scrivere per ogni sciocchezza..."Quando le tavole di lamiera si chiuserocon colpi secchi di chiavarde sopra leloro teste, Malli barcollò e sarebbe cadutase non avesse trovato, nel buio, il bracciodi suo marito. Gli si strinse e le duebambine si strinsero ad entrambi.L'aria era irrespirabile, rappresa dicalore e fetore. "Come in quella cella..."mormorò. "Manca l'aria e la luce, comelà dentro. Ricordi? Mi sento male comeI <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 88

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