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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.itPoliticaPalermofra passato e futuroLa nuova amministrazionedi Palermo guidatada Leoluca Orlandoè ormai un fatto...di Giovanni AbbagnatoLa difficilissima fase di governo dellacittà che si è aperta ha inevitabilmente,se non sanato, accantonato, almeno sullivello cittadino, le polemiche che hannosegnato un’incredibile campagna elettoraledopo l’unanimemente riconosciutodisastro del decennio di Cammarata.Orlando e la sua squadra sanno bene chesarà molto breve la tregua che la città è dispostaa concedere prima di ricevere rispostesui variegati problemi, gravi e incancreniti,che “ruggiscono”intorno al Palazzodelle Aquile.E’ necessario affrontare le tante emergenzea partire dall’approvazione di un bilanciodisastrato che il Commissariostraordinario ha dovuto predisporre facendoloquadrare, con una visione inevitabilmenteragionieristica che, però, fatto salvoil necessario rigore contabile, non può esserela risposta tecnico-politica per il rilanciodella quinta città d’Italia.Se l’amministrazione non vuole farsitravolgere da un retaggio nefasto deve andarein controtendenza rispetto al degradosocio-economico straordinario determinatodall’assoluta insipienza del decenniobuio di Cammarata.Come recitava un detto antico, deve macinarepolitica in grado di produrre ideeforza di carattere strategico e linee di interventotanto realistiche quanto in gradodi fare intravedere effetti nel breve, medioe lungo termine. Una sorta di miracolo,considerato il pregresso e la drammaticitàdelle condizioni del Paese nel suo complesso?Indubbiamente si, ma un miracoloin senso laico che attiene ad un’idea di politicache mentre appronta strumenti concretid’intervento è in grado di offrire unavisione di una città come Palermo, maledettamenteimportante, e della sua comunità,forse per troppo tempo caduta in unasorta di forma generalizzata di narcosi socialecollettiva.E’ impossibile omettere che questa amministrazione,perfino al di là della straripantepersonalità politica del suo sindaco,ha una storia ineludibile che affonda le sueragioni in una stagione che non è retoricodefinire epica per quello che ha rappresentatosul piano socio-politico tra gli anni’80 e ’90. Una stagione, non a caso passatanell’immaginario collettivo come “laPrimavera di Palermo”in cui indubbiamenteuna città in larga parte rispose aduna situazione assolutamente drammaticae insieme si fece interprete e si fece interpretareda una proposta politica che era dirottura di vecchi schemi politico-affaristicimafiosi, ma anche di costruzione di unaprospettiva realizzabile.Tale prospettiva ancorava la concretezzadelle soluzioni ad un’utopia possibile costituitada una visione che incredibilmentescommetteva sul fatto che Palermo, proprioquando sembrava definitivamente inginocchio e in balia totale dei suoi drammistorici e dello strapotere incontrollato e incontrollabiledella mafia, poteva, non solorialzarsi, ma divenire insieme un simboloe un esempio di rinascita, anche in una dimensioniinternazionale.Fu il tempo della Palermo e dei suoiprotagonisti sulle copertine dei più importantimagazine, internazionali e la stagionein cui artisti di assoluto livello mondialescelsero di lavorare a Palermo considerandolauna delle città più interessanti dovesperimentare futuro. Furono usati terminialtisonanti come Rinascimento, ma al di làdelle semplificazioni giornalistiche, indubbiamentein quella stagione Palermo guardòal mondo e il mondo guardò Palermo.Oggi si discute spesso se la Primaverasia ormai poco più di un ricordo o se ha lasciatoun’eredità ancora spendibile.“Ma la Primavera è un ricordo?”Forse è più importante riconoscere, al dilà delle visioni agiografiche di quella stagione,la caratteristica carsica che, forsepiù che altrove, hanno i movimenti socialie culturali di questa città che ad un certopunto della loro parabola sembrano ingrottarsi,come i suoi fiumi alluvionali trai Kanat arabi del suo intricato sottosuolo,per poi imprevedibilmente riapparirequando i palermitani stessi meno sel’aspettano.Come tutto a Palermo anche questa caratteristicasociale è esagerata ed è insiemelimite da non sottovalutare , ma anchesperanza da non perdere.Al di là delle insidie del tempo e degliinevitabili cambiamenti che s’impongonosu tutto e tutti, le potenzialità di ripartiresempre da una primavera danno la dimensionedella capacità di reazione di un popolo,che viene da lontano, ma anche il rischiodi non sapere cogliere l’originalità diogni tempo attrezzando una proposta socialee politica che sia o del tutto smemoratarispetto a quanto già accaduto, oppureappiattita su una sorta di grandeur politico– culturale che, fin da tempi lontani,I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 68

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