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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.itpiù che stimolare all’azione innovativa lemigliori energie, ha coltivato la conservazionedi ceti ottusamente dominanti.Sta forse in questa dicotomia tra un’ereditaimportante e l’ineludibile sfida originalepresentata dal presente e dal futuro, ilguado stretto dentro il quale deve passareil progetto politico e l’azione amministrativadella Giunta di Leoluca Orlando.Una scommessa alta in cui Palermo puòridiventare metafora di una città che rifiuta,contro ogni miope evidenza, la condizionedi un tessuto socio – economico piegatosu stesso che, forse, ormai è condizionegeneralizzata nel Paese e nel suocontesto europeo.Allora c’è bisogno di un surplus di coraggioper iniziare creando le condizioniper una virtuosa governance diffusa dellacittà, inevitabilmente decisa e determinata,che deve essere radicalmente altra. Questonon per mera forma di rivalsa, politicamenteinfantile, ma semplicemente perchéla città non regge più quello che è statol’abbandono complessivo che, forse ancheper gravi responsabilità collettive, non potevache avere un sindaco, forte della suadebolezza, come Cammarata ad interpretareun generale oscurantismo.In questo senso, probabilmente la primaoperazione necessaria da fare è sostituiretutti gli interpreti di una irresponsabile occupazionedei luoghi del potere di questacittà, a partire dalle aziende di servizi edalle sue istituzioni culturali. Una chiaraoperazione politica, motivata e trasparente,che non sia atto di “vendetta”, né applicazioneesasperata di spoil sistem, bensìprecisa assunzione di responsabilità rispettoad un segnale preciso di cambiamentoda dare alla città a partire dalla concretezzadella gestione del potere Quindi, portareavanti con estremo rigore delle vasteoperazioni verità sulla gestione di questiEnti, perfino oltre quanto già sotto l’esamedella Magistratura ordinaria e contabile.Non si tratterebbe solo di una pur irrinunciabilericerca delle responsabilità politichee penali, ma anche di una ricognizionenecessaria dei dati reali per ripartiredalla situazione presente nelle istituzionisocio-economiche e culturali.Individuare una sorta di core business diogni struttura di servizio e culturale da interpretarenon certo in una mera logicaeconomico-aziendalista, né di utilitarismopolitico, ma di corretta amministrazione,sul piano finanziario ed organizzativo, rivoltaa ricostruire il senso autenticamentepubblico della città.I “grandi progetti” da ripensareQuindi, occorre passare sotto osservazionei grandi progetti sui quali un’amministrazione,complice e imbelle, tendeva alegittimare comitati di affari sui quali bisogneràstare molto attenti rispetto allaloro capacità di riaccreditarsi. L'appalto diquel vasto sistema di opere pubbliche cherisponde alla risistemazione dell’intero“fronte a mare” della città può essereun’eccezionale opportunità se saprà liberareenergie socio – imprenditoriali sane.Come lo potrà essere la riqualificazionedi uno parco urbano come la Favorita,straordinario per ampiezza e importanzanaturalistica, se si sarà capaci di fare la coraggiosaoperazione di reale integrazionecon la città attraverso la chiusura al trafficoe l’organizzazione di un’ampia fruizioneper la collettività.Anche su questo terreno bisognerà avereidee chiare e straordinaria attenzione perquello che ancora oggi significa la Favoritae i limitrofi terreni addossati ai fianchidel Monte Pellegrino anche per il controllomafioso del territorio.In questo ampio concetto va anche inseritala tematica generale dei beni comuni,dai teatri e le altre strutture inutilizzate aiCantieri culturali della Zisa.Tutti punti in cui perseguire l’eccellenzaper quanto riguarda la fruizione della città,ma anche i metodi di gestione da renderesempre più innovativi e partecipati, ancheoltre una tradizionale gestione pubblica,per quanto illuminata.Inoltre, la città deve riassumere un ruoloprotagonista nell’attrazione e l’utilizzo deifondi europei, anche stabilendo una sinergianon subalterna con la Regione Sicilianatitolare della Programmazione.Tale impegno di recepimento e impiegodi risorse straordinarie non può che esserelegato ad interventi altrettanto straordinarie questo imperativo rappresenta insiemevincolo e potenzialità di una città che deveosare nell’immaginare e costruire le premesseconcrete del proprio futuro.In una tale logica, Palermo deve entrarein campo anche sulle grandi questioni cheriguardano più direttamente, non solo ilsuo territorio, ma anche il suo interland.La realtà storica del Cantiere Navale diPalermo sul quale pende da anni una subdolae mai adeguatamente motivata volontàdi smantellamento da parte della proprietàFinmeccanica deve entrare nella visionee nelle rivendicazioni dell’amministrazione.Come è un problema che riguarda anchePalermo, la dismissione soft dell’ex impiantoFiat di Termini Imerese e l’abbandonosempre più grave del polo industrialedi Carini.Questi processi di dismissione industrialesono problemi che riguardano una grandecittà come Palermo, non solo per il contributoirrinunciabile che queste aree dannoall’occupazione dei palermitani, ma ancheper rispondere ad una vocazione metropolitanache può essere volano di sviluppoper la città e per i territori limitrofi.Palermo è una città che deve osare.E questo è quasi un assioma che rende,prima che sterile, irragionevole il pensaresolo di gestire, magari meno scelleratamentedi Cammarata, l’esistente.Questa della nuova amministrazione diPalermo è una scommessa che va accettatadall’intera città, nonostante la gravità dellafase, perché non si può eludere e, soprattutto,non si può perdere.I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 69

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