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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.itMaledetta antimafia/ 1E alla finesarà colpa nostraanche via D'AmelioLe domande scomodedell'antimafia che nonva a Palazzodi Giulio CavalliPoi alla fine verranno a dirci che, comunque,è colpa nostra e dei nostri ventio trent’anni. Ci diranno che siamo statitroppo poco curiosi, che non abbiamofatto le domande giuste o che siamo superficiali,disinteressati, disillusi: antipolitici.Siamo cresciuti con Falcone e Borsellinonelle orecchie come un mantra perfarci addormentare. Sembrava semplice,anche, a vederlo da fuori o da lontano,arrampicati quassù a Milano dove lebombe al massimo erano un incidente dipercorso ma senza rischio.Chi erano i buoni e chi erano i cattivi:era semplice. Loro, ci dicevano, li hannouccisi perché erano buoni, Falcone perchécombatteva la mafia (e allora cosìpiccolo e sprovveduto pensavi sempreche era una battaglia a perdere, quellacontro la mafia, come la bottiglia da restituirequando ci hai bevuto tutta l’acquadentro.Borsellino l’hanno ucciso perché eral’amico di Falcone, il suo erede. E cel’hanno raccontato con quelle facce chehanno gli adulti quando sanno di raccontareuna storia che è così chiara da sembrarebanale, con le certezze dei dogmida passare ai figli con la solennità che siaddice ai padri sempre un po’ di fretta diritorno dal lavoro.Era la stessa faccia che si ingrugnivasu Andreotti, che forse sì, non era statosempre trasparente ma “la mafia èun’altra cosa”. Forse Andreotti l’avevaincrociata a qualche fermata del tram ol’aveva salutata seduta al tavolo di fiancodurante la pausa pranzo. Ma “la mafia èun’altra cosa”.Oppure le facce con il mezzo sorrisodei cretini mentre scuotevano la testaquando si diceva di odore di mafia conRaul Gardini, che da noi, qui giù al nord,era l’abbronzato più nordico che si potesseimmaginare. Insomma sì, la politica equalche imprenditore saranno stati un po’spericolati in quegli anni ma “la mafia èun’altra cosa” e l’importante è santificarei morti.Ricordandosi e ricordandoci tutti chela mafia è sporca e cattiva, tutti insiemenella santa messa dei morti ammazzatisaltati in aria quell’anno lì, quell’anno diFalconeeborsellino scritto tutto attaccatocome si mischiano le cose quando perdonola memoria e il senso.La memoria difficilePoi ci è toccato di andare a studiareAndreotti com’era Andreotti dentro lecarte del processo, cosa diceva DallaChiesa al figlio e alla moglie, abbiamofrugato nei cassonetti della memoria superficialee deteriorabile in fretta per ripescaregli articoli che si incaponivano,che non volevano semplificare. Che nonera tutto bianco e nero e che in mezzo albrodo di tutto quel grigio ci stava la forzabuia degli ultimi vent’anni.Non è nemmeno stato facile trovare lememorie di quel tempo: gli articoli stavanoannichiliti dietro alla lavagna, dove sicastigano gli allarmisti per professione eper eversione professionale.Ora quel 1992 e quella bomba esplosasotto le scarpe di Paolo Borsellino forsenon è così semplice. Ora le indagini e leProcure dicono che c’era qualcosa in più.Forse, ci di cono, forse non è vero “chela mafia è un’altra cosa”.Forse il filo rosso che sta dietro gli ultimiventi anni ha un padre che viene damolto lontano e dei figli che sono la secondagenerazione di quel buco in viaD’Amelio. Figli dallo stesso utero del tritolodi Capaci. Altro che buoni e cattivi,bianco o nero, e i complotti che stanno azero. Altro che le farneticazioni dei figli,dei fratelli e dei parenti che non riesconoa sopravvivere tranquilli ai familiari mortiammazzati. Qualcuno balbetta, sì forseabbiamo dato per scontato e invece c’èqualche scheggia impazzita. Provano atranquillizzarci così. Un’educazioneantimafiosa di errori, banalizzazioni efalsità e provano a discolparsi accusandopochi personaggi minori della storia.Poi ci diranno che bisogna aspettare iriscontri. Sicuro. E che comunque questesono le settimane della memoria: manigiunte, sguardo umido e poche domande.Non si bisbiglia durante la messa. E’ unpeccato mortale.Poi alla fine verranno a dirci che, comunque,è colpa nostra e dei nostri ventio trent’anni. Ci diranno che siamo statitroppo poco curiosi, che non abbiamofatto le domande giuste o che siamo superficiali,disinteressati, disillusi: antipolitici.I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 8

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