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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.itVa contro quel principio di riutilizzosociale per cui è nata la legge”, diconoPeppe Ruggiero e Davide Pati.L'errore di SavianoRoberto Saviano, il 14 <strong>giugno</strong>, dichiara:“I beni confiscati alle organizzazionicriminali vanno venduti subito. Il ministroCancellieri l’aveva già proposto. Ènecessario riportare allo Stato le risorsesaccheggiate, sottraendole alle mafie.Nessuna paura che tornino alle organizzazioni:lo Stato troverà il modo disequestrarli di nuovo. Ma devono esserevenduti, e subito".E' una buona idea?“Intanto c’è il serio rischio che nessunose li compri, quei terreni. Ci sono tuttauna serie di pressioni ambientali. Èstato detto ‘se li comprano i mafiosi, tantoglieli risequestriamo’. Una frase chenon sta né in cielo né in terra. Lo sannobene i magistrati e le forze di poliziaquanto costa per loro in termini di risorse,di professionalità e anche di tempoarrivare ad una confisca definitiva. Le indaginipatrimoniali, dimostrare che quelbene è davvero di provenienza illecita…Affermare certe cose, indipendentementeda chi le dice, non è corretto. Continuano,certo, quelle criticità che ancora rallentanoo ostacolano la destinazione eche devono essere risolte, però la venditanon può essere la soluzione”.I beni non vanno “riportati allo Stato”,vanno ridati alla gente. Quei terreni vannocurati e fatti fiorire, solo così, un domani,si potranno cogliere i frutti del lavorodi Salvatore, Davide, Peppe, Gianlucae di tutte le altre persone delle cooperative.Solo così ci si può proteggeredalla violenza mafiosa. Non per niente“coltura” e “cultura” hanno lo stesso etimo.C’è urgente bisogno di una culturaantimafia che germogli dalla terra, nondalle pagine dei giornali.Terre bruciate/ 2E anche nelcatanesela mafiaappicca il fuocoBelpasso, Borgo Sabotino,Castelvetrano,Mesagne...di Giovanni CarusoI CordaiAria calda, l’odore dell’erba seccabruciata entra nelle narici portato daun venticello che mitiga quell’aria. Citroviamo in contrada “Casa Bianca”,comune di Belpasso, inun agrumetoconfiscato alla mafia e più precisamentealla famiglia Riela, che facapo alla cosca Ercolano Santapaola.La cooperativa agricola dedicata aBeppe Montana, ucciso dalla mafia il 28luglio 1985, ha avuto in consegna l’agrumetoe con molti sforzi e qualche risultatoincomincia a lavorare. Promuovere illavoro nei campi agricoli confiscati allamafia crea economia, impiega <strong>giovani</strong>disoccupati e dà dignità sociale a tutti noiche crediamo che la mafia va combattutacolpendola nella sua economia.Nel fine settimana fra l’otto e il dieci<strong>giugno</strong> una parte dell’agrumeto è andatoa fuoco. Le cause non sono state accertate,ma i componenti della cooperativa“Montana” sospettano che dietro ci siauna strategia mafiosa.Sospetti non del tutto infondati vistoche, nello stesso fine settimana, altreaziende agricole confiscate alla mafiahanno subito degli incendi dello stessotipo: Borgo Sabotino (Latina), Castelvetrano(Trapani), Mesagne (Brindisi). Mesagnedove abitava Melissa Bassi, studentessauccisa nella strage del diciannovemaggio, dove risiede una delle cooperativedi “LIBERA TERRA” e, cosa piùimportante, luogo di origine della “sacracorona unita”, dove risiede uno dei piùimportanti capi cosca.La società civile catanese non è stataindifferente a questo episodio e, pur nonavendo certezza che l’incendio sia statoprovocato dalla mafia, ha voluto portarela sua solidarietà alla cooperativa “Montana”in un incontro avvenuto domenicadiciassette <strong>giugno</strong> presso il campo confiscato.Tutte le organizzazioni hanno presola parola, da Pax Christi all’AMPI,alle associazioni antiracket ai gruppiscout della provincia di Catania e a quellidi Treviglio di Bergamo, che soggiornanoqui per un campo di lavoro estivo perconoscere la realtà di questa cooperativa.L’unico intervento stonato è quello dei“<strong>giovani</strong> democratici” catanesi che hannodetto parole di legalità e contro lamafia dimenticando che da qualche annoil loro partito è alleato con quello delPresidente Lombardo, indagato perconcorso esterno.Per cercare di chiarire ciò che èsuccesso abbiamo chiesto una breve intervistaad Alfio Curcio, uno dei responsabilidella cooperativa “BeppeMontana”.- Cosa vi porta a pensare che sia unattentato di tipo mafioso?R Al momento nessuno di noi sta ipotizzandola matrice, ma di certo mi vienedifficile pensare all’autocombustione.Non solo, fino a qualche anno fa su queiterreni c’era letteralmente una giungla enon è accaduto nulla. Oggi, dopo glienormi sacrifici compiuti per riportaloproduttivo, ci capita l’incendio. Tral’altro, proprio l’incuria di chi doveva vigilaresu quei terreni ha fatto si che oggiqualsiasi attività colturale è complicatissimaper la natura del terreno. Si tratta diun terreno tutto pietre di fiume e, non essendostato smosso da decenni, ce nevorrà di tempo per poterlo zappare a regolad’arte.“Ognuno deve fare la sua parte”- Gli altri attentati, pura coincidenzao precisa strategia?“Non credo ad una strategia, semmaicredo ad un effetto scimmiottatura”.- Cosa chiedete alla istituzionipreposte affinché questo non si ripeta?“Maggiore controllo, e fare in modoche i riflettori non si accendano solo inmomenti come questi”.- Non pensate che un maggiore coinvolgimentodella società civile possaevitare che si ripetano questiincidenti? Questo, in fondo, è un buonpercorso politico...“Sicuramente il coinvolgimento dellasocietà civile ci rafforza ma non è sufficiente,ognuno deve fare la sua parte”.I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 15

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