www.isiciliani.itDocumentiUna letteraal QuirinaleTrattativa Nel '93, familiari diboss scrivono al Presidente Scalfaro.A Palazzo la lettera è dataper sparita. Invece eccola quidi Pino Finocchiaropinofinocchiaro@blogspot.comSalvo Palazzolo su Repubblica ci informa dellasparizione dagli archivi del Quirinale della lettera diminacce inviata dai familiari dei boss nel febbraio del 1993all'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Lalettera appare inquietante sin dall'indirizzario, una sorta di blacklist degli obiettivi da colpire in caso di mancato accoglimento dellerichieste di attenuazione del 41 bis. Tra i destinatari, il Vaticano,colpito con l'attentato di San Giovanni al Velabro, il vescovo dellacittà di Firenze, colpita con la strage di via dei Georgofili e persinoMaurizio Costanzo che sfuggirà per pura tempistica all'attentato divia Fauro. L'avevo proposta ai miei lettori nell'autunno scorso. Dalmio blog non è mai sparita così come non è sparita dagli atti di chiindaga. In attesa di un chiarimento dal Colle, la ripropongoall'attenzione di tutti.La sparizione della lettera viene rivelata dall'ennesima intercettazionedelle conversazioni tra il consigliere giuridico del quirinale, LorisD'Ambrosio e l'ex ministro dell'interno, Nicola Mancino.Mancino: "Ma a me Parisi (all'epoca capo della Polizia) non mi ha maiparlato di lettere".D'Ambrosio: "Il problema è: questa lettera inviata a Scalfaro, non so poiagli altri destinatari, dovrebbe stare pure qua. (..) nell'archivio centralenostro, cioè dove noi versiamo tutto ciò che arriva al capo dello Stato.Quindi, la cosa strana è che io qui posso dire che non è mai arrivata unarichiesta di questo genere... cioè per trovare questa lettera, e vedere seScalfaro ci aveva scritto un appunto, qualche cosa, boh, non lo so".La sparizione della lettera viene rivelata dall'ennesima intercettazionedelle conversazioni tra il consigliere giuridico del quirinale, LorisD'Ambrosio e l'ex ministro dell'interno, Nicola Mancino.Mancino: "Ma a me Parisi (all'epoca capo della Polizia) non mi ha maiparlato di lettere".D'Ambrosio: "Il problema è: questa lettera inviata a Scalfaro, non so poiagli altri destinatari, dovrebbe stare pure qua. (..) nell'archivio centralenostro, cioè dove noi versiamo tutto ciò che arriva al capo dello Stato.Quindi, la cosa strana è che io qui posso dire che non è mai arrivata unarichiesta di questo genere... cioè per trovare questa lettera, e vedere seScalfaro ci aveva scritto un appunto, qualche cosa, boh, non lo so".I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 80
www.isiciliani.itIndustriaCosa voleva dire“fondata sul lavoro”Perché Marchionne cel'ha tanto con la Fiom?Solo una questione“politica”? O c'entraanche una sostanzialeestraneità del managerpostmoderno alla culturaindustriale?di Riccardo De GennaroNella lotta contro i lavoratori Fiat (isuoi lavoratori, sembra un paradossoma è così) Sergio Marchionne è più“avanti” dei predecessori Valletta eRomiti. Valletta aveva creato i reparticonfino (le cosiddette Officine StellaRossa) dove emarginare i “comunisti”,Romiti non aveva problemi nel metterein cassa integrazione a zero ore coloroche davano fastidio alle gerarchiedi fabbrica.Marchionne ha fatto di più: dal suo insediamentoal vertice del Lingotto ha dichiaratoguerra aperta a una parte deisuoi operai ed è arrivato a licenziarli direttamente.Chi sono?Sono i lavoratori della Fiom, un’organizzazionespesso scomoda anche per laCgil, figuriamoci per la Fiat. Il lavoratoredella Fiom rivendica il suo ruolo professionale,il suo contributo attivo alla creazionedi valore, ragiona di tempi, di metodi,di soluzioni.La professionalità degli operaiValletta e Romiti ammettevano in qualchemodo questo ruolo, sapevano dellaprofessionalità della classe operaia torinese.Marchionne, invece, ha evidentementeun’altra “cultura” e non ha mai dimostratoalcun rispetto per i lavoratori,tutti i lavoratori, non solanto quelli chenon obbediscono. Marchionne non vuolela Fiom in fabbrica, non vuole che eleggasuoi delegati, prova ne sia che la newcompany di Pomigliano non ha riassuntodalla vecchia società operai che fosseroiscritti alla Fiom (la qual cosa dimostraanche che la new company è stata creatanon per assumere ma per licenziare, oltreche per tagliare i diritti in tema di pause,scioperi, malattia).La magistratura di Roma ora ha ricordatoa Marchionne che, al contrario diquanto egli pensa, i lavoratori della Fiomesistono e che la loro mancata riassunzionenella new company per la produzionedella nuova Panda è frutto di unadiscriminazione tra le più odiose.La Fiat, che dovrà assumere 145 lavoratoriiscritti alla Fiom, ha annunciato ricorsoe probabilmente dirà – come hafatto con i tre lavoratori che ha dovutoreintegrare a Melfi dopo analoga sentenzadel tribunale competente – che la produzionedella Panda non è ancora decollatae che dunque sulle linee gli attualilavoratori sono più che sufficienti.Insomma, conoscendo Marchionne, ilgruppo torinese non ammetterà la sconfittae farà di tutto per continuare a nonimpiegare coloro che a Pomigliano hannovotato contro il nuovo modello contrattuale.Un manager decide tutto?Resta il fatto che il gioco del managercon il maglioncino, vergognosamente sostenutoanche da Fim e Uilm (il sindacatogiallo, il Fismic, parla addirittura di“sentenza inapplicabile, stupida e vessatoria),è stato smascherato ed è un giocoche si chiama ricatto: se aderisci e condividitutto quello che dico, se obbedisciagli ordini, se ti fai automa, allora lavori,se viceversa osi obiettare qualcosa quidentro non c’è posto per te.Può un Paese che si dice democratico,che si autoproclama potenza economica,che malgrado tutto continua ad avere unadelle costituzioni più avanzate tra i paesioccidentali, che ogni giorno ribadisce lasua adesione all’euro per dirsi anche assolutamenteeuropeo, può questo Paesetollerare ancora un tale atteggiamento daparte di un semplice manager?I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong>– pag. 81