N UMERO 1 2013ESERCITO I Da gloria sabauda a moderna forza di pacerimanendo abolita l’antica denominazione di ArmataSarda”. E già dalla denominazione si può comprenderecome l’Esercito Italiano si sia costituito soprattuttoattraverso l’integrazione in quello piemontese <strong>del</strong>leforze provenienti dalle altre regioni. Infatti la bandiera<strong>del</strong>l’Esercito e <strong>del</strong>lo Stato italiano, il Tricolore conlo stemma sabaudo, era il vessillo piemontese già dal1848. La sciarpa azzurra distintiva degli ufficiali italianirisale a quella introdotta nel 1572 da EmanueleFiliberto Duca di Savoia (dal 1741 distintivo per tuttigli ufficiali in servizio). Casa Savoia poté prendere laguida <strong>del</strong>l’unificazione anche per il prestigio <strong>del</strong> suoesercito. Il <strong>Piemonte</strong> ha un esercito, “dunque io sonopiemontese” scriveva nel 1854 il milanese Giorgio PallavicinoTrivulzio. Cesare Balbo scrisse, “da quel dì vifu un esercito italiano, e si può fare di esso una storiaininterrotta” in riferimento a quel primo atto istitutivo,nel 1562, di dodici reggimenti provinciali da parte <strong>del</strong>42di Caschi blu <strong>del</strong>l’Unione europea e sesto finanziatoreassoluto) e qualitativo con una pluralità di attivitàe specializzazioni di eccellenza. L’11 dicembre scorso aMontecitorio è stata approvata la legge di riforma <strong>del</strong>laDifesa che (escludendo i Carabinieri) ridurrà drasticamente,entro il 2024, gli organici di Esercito, Marina eAeronautica a 150 mila uomini (già 170 mila nel 2016per effetto <strong>del</strong>le disposizioni sulla Spending review). Sitenta, così, di salvaguardare il tasso di capitalizzazione<strong>del</strong>lo strumento militare, altrimenti destinato ad esseresolamente uno stipendificio, dando contestualmenteun ancor maggiore potere di controllo <strong>del</strong> Parlamentosulle spese per la Difesa.Grande il contributo offerto dai piemontesi alla nascita<strong>del</strong>l’Esercito Italiano. Il 5 maggio 1861 la nota n. 76<strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong>la Guerra diceva “D’ora in poi il RegioEsercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano,Duca Emanuele Filiberto. Nel 1870 il generale CarloCorsi, di origine fiorentina, scriveva che “coloro stessiche non volevano per nessun conto che il Regno d’Italiapotesse considerarsi un <strong>Piemonte</strong> ingrandito, ammettevanodi buonissima voglia che l’esercito italiano dovesseessere l’esercito piemontese ingrossato”. Il primoAttività di assistenza medica nel corso di un pattugliamentoin Afghanistansotto, stand promozionale <strong>del</strong>l’Esercito al Marathon Village di TorinoNella pagina precedente l’alzabandiera in piazza Castello a Torino perla Festa <strong>del</strong>l’Unità nazionale e <strong>del</strong>le Forze armate
intervistaRiformare per investire di piùGenerale Claudio GrazianoCapo di stato maggioreLa riforma tenta di rimediareall’incoerenza tra le risorse economichemesse a disposizionedal Parlamento per la funzionedifesa e la struttura <strong>del</strong>lo strumentomilitare per arrivare allasostenibilità nel tempo <strong>del</strong>leForze armate: 25% <strong>del</strong>le risorsefinanziarie per l’esercizio, il 25%per gli investimenti e il 50% per il personale. Così la pensa ilgenerale Claudio Graziano, torinese classe 1953, attuale Capodi stato maggiore <strong>del</strong>l’esercito.Lo strumento militare <strong>del</strong> futuro deve coniugare le risorse finanziariedisponibili con le strutture e i mezzi assegnati. Come usciràl’Esercito da questo non facile percorso?Lo squilibrio in cui versa l’attuale mo<strong>del</strong>lo di Difesa – cheprevedeva per l’Esercito un livello di forza fissato in 112 milaunità su 190 mila totali – ha imposto una profonda riorganizzazione,in senso riduttivo, <strong>del</strong>le Forze armate che dovrannoperaltro continuare ad assicurare il mantenimento <strong>del</strong> ruolosvolto dall’Italia in ambito internazionale. Da qui al 2024,l’Esercito, che oggi conta 106 mila effettivi, dovrà attestarsia 90 mila unità al fine di tendere all’obiettivo ideale di allocareil 50% <strong>del</strong>le risorse disponibili ai settori <strong>del</strong>l’esercizio e<strong>del</strong>l’investimento. Un vero e proprio cambiamento radicaleche ci permetterà di disporre non soltanto di uno strumentopiù snello e flessibile ma, soprattutto, equilibrato e sostenibilenel tempo. Si tratta di un obiettivo ambizioso attraverso lariduzione bilanciata <strong>del</strong>la forza, l’accorpamento <strong>del</strong>le unitàoperative presso un ridotto numero di infrastrutture moderne,funzionali e maggiormente vicine alle aree addestrative.Questo preservando il più possibile la componente operativasalvaguardando, con risorse più esigue, l’eccezionale livello dipreparazione raggiunto.Se le Forze armate debbono essere utili per il Paese si deve conseguentementeinvestire su di esse, assicurando coerenze tra le risorsee le capacità. L’Esercito può essere un volano di sviluppo sia perl’impatto diretto <strong>del</strong>le nuove tecnologie duali e sia per le attivitàche concorrono allo sviluppo economico e tecnologico. In questaprospettiva cosa concretamente si sta facendo?La tecnologia non è destinata a soppiantare la centralità<strong>del</strong>l’elemento umano, la sua abilità di “leggere” le diverse situazioniin cui si trova ad operare, che non potrà mai esseresurrogata da alcun sistema tecnologico. Le più recenti esperienzeoperative hanno, infatti, confermato la validità di unadagio ben conosciuto dai militari: boots on the ground, chesta ad indicare la necessità, in qualsiasi intervento militare, diricorrere a forze sul terreno quale fattore di successo. La superioritàtecnologica però rappresenta un “moltiplicatore diforza”, accresce la protezione <strong>del</strong>le truppe, migliora la funzionedi comando e controllo. Le risorse destinate all’ammodernamentotecnologico <strong>del</strong>la Forza Armata dovrebbero essereviste come un investimento in un Paese dallo sviluppo avanzatocome è il nostro. La ricerca in campo militare da sempreha assolto un ruolo trainante per l’applicazione in numerosisettori <strong>del</strong>l’industria e <strong>del</strong>la società civile.Quali le conseguenze <strong>del</strong>la riforma in <strong>Piemonte</strong>?L’Esercito è profondamente orgoglioso <strong>del</strong>l’intenso vincoloche, in particolare per il tramite <strong>del</strong>la Scuola d’Applicazione e<strong>del</strong>la Brigata “Taurinense”, unisce la Forza armata al <strong>Piemonte</strong>e alla città di Torino. Sul piano personale, avendo avutol’onore di comandare la “Taurinense”, aggiungo che sento conparticolare intensità tale legame. Ciò premesso, il complessoprocesso di razionalizzazione e trasformazione che la ForzaArmata sta attuando comporterà <strong>del</strong>le ricadute contenute peril <strong>Piemonte</strong>. Nello specifico, il 4° reggimento carri, di previstasoppressione, sarà sostituito dal “Nizza cavalleria” (1°) il quale,dalla storica sede di Pinerolo, si trasferirà a Bellinzago (No)a favore <strong>del</strong> 3° reggimento alpini“Susa” che si potrà così spostare aPinerolo. In considerazione <strong>del</strong>lostorico legame tra Pinerolo e laCavalleria, è stata salvaguardatala presenza <strong>del</strong> Museo <strong>del</strong>l’Armadi Cavalleria nonché il mantenimento<strong>del</strong>la prestigiosa cavallerizza“Caprilli”. Per quanto attiene,invece, alla paventata soppressione<strong>del</strong> 34° gruppo squadroni AvesLA RIFORMA LIMITA ILNUMERO DEI GENERALIA 195, RISPETTOALL’ATTUALE ORGANICODI 243, MENTRE ICOLONNELLI PASSANODA 1.025 A 923“Toro” di Venaria Reale (To), al momento, tale reparto nonsarà interessato da alcun provvedimento.Da torinese (di origine astigiana) come vive questo suo prestigiosoincarico e come ha vissuto la sua carriera?Nutro nei confronti <strong>del</strong> <strong>Piemonte</strong> e, in particolare, di Torinoun affetto profondissimo. Da piemontese ho sempredesiderato servire la Patria portando il cappello alpino eho avuto lo straordinario privilegio di servire nella “Taurinense”.Tra gli altri ho comandato il battaglione“Susa”, nelgruppo tattico <strong>del</strong>la “Taurinense” posto permanentementea disposizione <strong>del</strong>la Amf(L) che, nel contesto <strong>del</strong>la guerrafredda, ha rappresentato l’unico bacino di forze operantiestensivamente in ambito Nato. Ho avuto, poi, l’opportunitàdi comandare il “Susa” in Mozambico, nell’ambito <strong>del</strong>lamissione Onumoz, prima di assumere la guida <strong>del</strong> 2° rgt. alpinie, successivamente, di comandare la “Taurinense” proprionel periodo in cui è stata impiegata in Afghanistan percostituire la Kabul Multinational Brigade VIII. In seguito,ho avuto l’onore di guidare la missione Unifil II, in Libano.Oggi, in qualità di Capo di Stato Maggiore <strong>del</strong>l’Esercito,mi trovo a gestire una riorganizzazione che ridisegneràprofondamente la Forza Armata. Sono stato estremamentefortunato non tanto e non solo per il privilegio di avereraggiunto il vertice <strong>del</strong>l’Esercito, ma perché ne ho vissuto latrasformazione nell’attuale moderno strumento impegnatoquotidianamente con oltre 8 mila donne e uomini nelleoperazioni in Patria e al di fuori dei confini nazionali. Perfare fronte a queste sfide, ho utilizzato il profondissimo attaccamentoalle istituzioni e allo spiccato spirito di servizioche, da sempre, caratterizza noi piemontesi. (ab)43