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Versione .pdf - Consiglio regionale del Piemonte

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N UMERO 12013GIACIMENTI CULTURALI I Nuovi confini, nuove difeseda essere citata in un canto militare settecentesco cherecita:«Qui na pa vu Brunetta n’a pa vu rien de bon».Eppure la fortezza non è mai stata coinvolta in gloriosifatti bellici, né le sue attuali condizioni di imponenterudere sono dovute ad azioni di guerra, bensì alla demolizionevoluta da Napoleone con il trattato di Parigi<strong>del</strong> 1796.Nell’alta val Chisone, pervenuta ai Savoia con la pace<strong>del</strong> 1713, già esisteva il forte Moutin che il maresciallodi Francia Catinat aveva fatto costruire nel 1694.Exilles. I nuovi lavori, che proseguono per una trentinad’anni, trasformano definitivamente Exilles in unamoderna macchina da guerra, con compartimentiindipendenti, in progressione difensiva verso l’interno.L’ammirata opera di Bertola e Pinto non ha peròlunga vita: così come il forte <strong>del</strong>la Brunetta, viene distruttaper volere <strong>del</strong> Bonaparte nel 1796 e risorgeràsolo dopo la Restaurazione nell’assetto che tutti conosciamo.Oltre alle valli Dora e Chisone, anche la valle Stura,64A tutela dei nuovi confini Vittorio Amedeo II decideperò di rafforzare le difese, creando un’opera di sbarramentoalpino, quella che verrà definita «la muragliacinese <strong>del</strong> <strong>Piemonte</strong>».L’imponente complesso, progettato da Ignazio BertolaRoveda, figlio adottivo di Antonio, viene iniziatonel 1728. Si tratta <strong>del</strong>l’opera tuttora ammirabile che sisviluppa per circa 5 km, superando un dislivello di 635metri, articolata dallo sperone terminale <strong>del</strong> monteOrsiera sino a valle, i cui forti alle varie quote sono collegatidalla nota scala coperta di circa 4.000 gradini.Il passaggio <strong>del</strong>l’alta valle di Susa dalla Francia al<strong>Piemonte</strong> provoca la sostanziale riplasmazione anche<strong>del</strong>l’antica fortezza di Exilles: è infatti necessariorovesciarne il fronte principale. Si accinge all’operaIgnazio Bertola e, secondo il suo progetto il forte vieneprofondamente ristrutturato, con sei campagne dilavori durate dal 1727 al 1745. Cinque anni dopo laconclusione di questi interventi sarà un altro valenteingegnere militare, Bernardino Pinto di Barri, successore<strong>del</strong> Bertola, a potenziare ulteriormente il forte dicon il facile accesso al Cuneese dal colle <strong>del</strong>la Maddalena,doveva essere militarmente attrezzata controle invasioni francesi e quindi dopo il 1713 si procedea consistenti lavori per rafforzare l’antico forte di Demonte(eretto nel 1590), sempre diretti dagli ingegneriBertola e Pinto. Anche Demonte viene smantellatoa fine Settecento, e ne possiamo ammirare oggi solole imponenti rovine.Le difese dei nuovi confini occidentali dopo Utrechtnon è però affidata solo alle fortezze, che costituisconounicamente il fulcro di un ben più ampio sistemadifensivo finora sconosciuto nella sua ampiezza, analizzatoda una recente ricerca <strong>del</strong> CeSRAMP*, cui quimi limito a far cenno. Si tratta di fortificazioni in altaL’antica fortezza di Exilles “capovolta” dopo lo spostamentodei confini (1713), nel progetto di Ignazio Bertola e nel plasticorealizzato dal CeSrampNella pagina a fianco la citta<strong>del</strong>la di Alessandria, in una carta firmataQuaglia [1755] e nell’assetto attuale.

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