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Libri antichi tra Savona e Albenga

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INTRODUZIONE

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pubblicato in editio princeps proprio a Savona nel 1503 3 . Ma i fondi ecclesiastici

(con la loro storia assai stratificata, tra soppressioni degli ordini e accorpamenti

dei beni) sono per una serie di ragioni quelli oggi più a rischio: la diminuzione

dei sacerdoti, spesso uno scarso interesse da parte delle autorità religiose

per il loro materiale storico (non necessariamente per cattiva intenzione,

ma per la necessità di provvedere ad altre urgenze che si vedono nella società,

nonché per la carenza costante di finanziamenti nel settore culturale) fanno

appunto sì che i fondi librari di istituzioni religiose siano quelli che più soffrono

di abbandono, dimenticanza e talvolta di più o meno dolose dispersioni. Un

catalogo come quello qui offerto serve allora innanzitutto a preservare il materiale:

la custodia di un patrimonio necessita infatti di una preventiva definizione

e circoscrizione della sua entità.

Noi sappiamo che il tempo porta a un deterioramento dei materiali antichi,

e questa entropia dei manufatti fa parte della natura delle cose. L’idea della

conservazione, perciò, non è tanto il tentativo di mummificare la realtà dell’oggetto

librario, ma di rallentarne l’inevitabile degrado, di avviare una serie di

interventi anche molto semplici, che vanno dalla spolveratura alla messa in sicurezza

dei volumi, dalla loro collocazione in ambienti adeguati alla prevenzione

da possibili attacchi di parassiti o di agenti come umidità, calore e luce (che

alterano ovvero danneggiano irreparabilmente il libro), sino ad arrivare a vere

e proprie iniziative di conservazione, con scatole in materiale non acido o interventi

di restauro in senso proprio. Oltre a costituire lo strumento che permette

questo tipo di operazioni, il catalogo storico consente di conoscere il

patrimonio che è stato preservato. Rispetto alla produzione avvenuta nel Quattro

e Cinquecento, il materiale librario che ci è pervenuto è una piccola parte;

il grosso di ogni edizione è andato perduto a causa di usura, di cattiva gestione,

di fuoco e soprattutto acqua, ma anche del fatto che i libri, prima di diventare

antichi, diventano vecchi: quando un libro diviene un oggetto obsoleto, un testo

giacente, uno strumento che ha perso il suo appeal, quando non è più di

moda e non viene più richiesto, è in questo momento di stasi che esso subisce

danni da dimenticanza, abbandono, talvolta anche distruzione voluta per il riutilizzo

del materiale cartaceo (non è infatti inconsueto ritrovare frammenti

anche di libri preziosi utilizzati come rinforzi o coperture di legature di libri più

recenti).

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Rimando semplicemente a Le trasformazioni di un libro: Domenico Nanni Mirabelli e la

sua “Polyanthea”. Auctor, auctoritates, bibliopolae, negli atti del convegno Libros, imprenta

y censura, IEMYRhd, Salamanca 2020, pp. 9-42. Si attendono ora sul tema i risultati della

ricerca di Tommaso Forni, Ph.D. student alla University of Cambridge.

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