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COLUMELLA: LO SCIENZIATO E L’ARTISTA 487
olio. Molti oleari, quando hanno praticato una ingommatura 17 densa
nei vasi, si astengono da altre.
L’autore, che conosce esperienze tradizionali e nuove dell’olicoltura,
opportunamente conferma con la sua esperienza che il vaso
di coccio imbevuto di olio, che è grasso, non può essere penetrato da
una materia come la gomma.
Il Nostro, nel passo ricco di particolari e chiaro nella forma, conia
neologismi lessicali come gemellar, tertiatio, ceratura, lixivia, gummitio,
e molti tecnicismi come labrum, capulator, olivitas, prelum, torcular,
spongia, suffitio, pinguitudo, gummis, o forme verbali composte
come defluo, depleo, defundo, congelo, inspargo, conmisceo,
amitto, eluo, defrico, aresco, subsedeo, emendo, adsicco, subfumigo,
conbibo, spesso collocati nella chiusa dei diversi periodi o cola, quasi
ad evidenziare le varie operazioni agricole del lavoro della torchiatura
delle olive.
La presenza dell’autore si manifesta costantemente nel brano
con le espressioni verbali come illud in totum praecipiendum habeo,
o quod fieri posse non intellego, o non crediderim, che con abile arte
sono ben inserite nel contesto. I periodi piuttosto ampi ed articolati,
con una struttura frasale di subordinate, sono costruiti con ordine e
chiarezza e non mancano anche particolari che aiutano il lettore alla
comprensione del testo. Le figure retoriche frequenti quali l’allitterazione
o l’anafora come vel nova vel vetera vasa oleo novo, o l’omeoteleuto
come ipsa ventilatur et quasi exercetur ... liberatur, o ipsam ceraturam
nostrorum temporum, sono espressive e ricercate 18 .
Le clausole dei cola e dei periodi di 12,52,9-13 sono varie e diverse
rispetto a quelle di Cicerone 19 :
17 L’ingommatura, la gummitio, parola coniata dal Nostro, densa nei vasi,
permette che gli oleari si astengono da altre.
18 La ceratura, l’inceratura dei vasi, operazione molto delicata, è raccomandata
dallo scrittore: cfr. per il termine, di nuova formazione, il TLL, s.v.
19 Per l’esame delle clausole abbiamo tenuto conto delle ultime due parole
finali dei membri o del periodo, con un minimo di cinque sillabe ad un massimo di
otto sillabe. Per la prosa d’arte antica greca e latina, cfr. E. Norden, La prosa d’arte
dal VI secolo a. C. all’età della rinascenza, ed.it. a cura di Benedetta Heinemann
Campana, con una nota di aggiornamento di G. Calboli e una premessa di S. Mariotti,
Roma, 1986 (Stuttgart, 1915, rist. 2 ed.) I, 212 ss.; Anton D. Leeman, Orationis
ratio. Teoria e pratica stilistica degli oratori, storici e filosofi latini, ed. it. a
cura di E. Pasoli, Bologna, 1974 (Amsterdam, 1963), 113 ss.