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Olga MONNO
sperimentabile, il secondo quanti attingono invece dalla tradizione
mitica o da qualsiasi altra tradizione non scientificamente fondata
per approdare ad una conoscenza ingenua e antropomorfa delle più
potenti manifestazioni naturali 18 . Pare, in altre parole, che per Servio,
come per Aristotele, la physica disciplina rappresenti, nell’evoluzione
del pensiero, un gradino più alto rispetto alla theologia, caratterizzandosi
per un sistema organizzato di idee che nascono dall’osservazione
del naturale 19 , ovvero dall’esperienza sensibile, per spiegare in maniera
scientifica e razionale 20 anche ciò che non è percepibile con i
sensi, come i vizi e le virtù degli uomini 21 , i miti, la religione, gli dei 22 .
quae dixit) e ad georg. 2,490 (et rustici felices sunt, et qui tribuunt operam philosophiae.
‘rerum causas’ id est physicam philosophiam) fa chiaramente riferimento
alla speculazione filosofica quale via d’accesso per pochi privilegiati alle remote rerum
causae. Sulla «fisica» come parte della «filosofa» cf. soprattutto Macr. sat. 7,
15,14.
18 Significativamente, nella nota ad Aen. 2,255 (TACITAE LVNAE aut more
poetico noctem significat, aut physicam rationem dixit. nam circuli septem sunt,
Saturni, Iovis, Martis, Solis, Veneris, Mercurii, Lunae. et primus, hoc est Saturni,
vehementer sonat, reliqui secundum ordinem minus, sicut audimus in cithara) la
correlazione disgiuntiva aut … aut sottolinea l’inconciliabilità tra mos poeticus e
physica ratio, invocati dall’esegeta per illustrare l’attributo tacita riferito alla luna:
o si tratta di una «immagine poetica» per significare che è notte, oppure, secondo
un «concetto di fisica astrale», la luna è tacita in quanto tra i sette pianeti è quella
con l’orbita che risuona meno intensamente (per una traduzione della nota cf. A.
Cignarella, Virgilio a scuola. Servio e il secondo libro dell’Eneide, Foggia, 2011, 201).
19 Cf. e.g. Serv. Aen. 1,52 VASTO ANTRO physica ratione hoc fingit poeta.
naturale enim est ut loca concava plena sint ventis.
20 Forse andrebbe letta in questa direzione l’insistenza con cui l’esegeta si
riferisce alla physica in abbinamento al termine ratio: cf. e.g. Serv. Aen. 9,693 (SE
PRIMVS AGEBAT … ‘se agebat’, hoc est incedebat … tractus autem sermo est a ratione
physica; nam agitur corpus animi iudicio) in cui il sintagma se agebat viene
interpretato come espressione derivata dalla «fisiologia»: un corpo infatti non si
muove da solo, ma quasi ‘subisce’ l’azione dello spostamento prodotta per «calcolo
del cervello», da cui deriva il vero impulso al movimento (per la traduzione del passo
cfr. R. Scarcia, Il commento di Servio al libro IX dell’Eneide, Schol(i)a, 7, 2002, 4
(3), 87-111, in partic. 107). Anche per Danielino, del resto, spesso parlare physice
comporta anche parlare rationabiliter: cf. e.g. Serv. auct. Aen. 3,30 GELIDVSQVE
COIT physice loquitur et rationabiliter; nam hinc et pallor nascitur,
cum se ad praecordia fugiens contrahit sanguis.
21 Serv. georg. 4,399 DOLI CIRCVM HAEC DEMVM F. I. circa vincula novissime
eius desinent doli, id est formarum varietas: cuius figmenti physicam volunt esse
rationem, quia habet homo in se libidinem, stultitiam, ferocitatem, dolum: qui ratio
physica è la chiave interpretativa per cui le varie forme e sembianze assunte da