R Classica&Christiana _nr7_2_2012_curbe - Facultatea de Istorie ...
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594<br />
Elisa TINELLI<br />
<strong>de</strong>l generale camaldolese 7 : «Expectamus magno cum studio XIV illos<br />
Agellii libros ultimos, quos diligentissime transcriptos a te emendatosque<br />
testaris. Inseremus libentissime literas Graecas arbitrio tuo, ut<br />
extrema veluti manus tam utili labori tuo adponatur» 8 .<br />
Per restituire il greco corrotto o mancante, gli umanisti erano<br />
soliti ricorrere alla congettura ope ingenii, sfruttando le tracce rimaste<br />
nei codici che avevano a disposizione, o a quella ope codicum, collazionando<br />
più manoscritti e consultando anche le fonti greche 9 . Nel<br />
1431, ad esempio, Guarino Veronese riportò in luce alcuni codici, tra<br />
cui un Gellio, scoperto a Ferrara, che recava i luoghi greci; l’anno successivo<br />
fu consacrato dal gran<strong>de</strong> umanista all’edizione <strong>de</strong>lle Noctes<br />
Atticae, ch’egli approntò collazionando l’esemplare appena riscoperto<br />
e una copia ch’era in mano di Ugolino Cantelli, possessore di una ricca<br />
collezione di codici. Per i Graeca, tuttavia, in diversi casi Guarino fece<br />
ricorso direttamente ai testi greci, come si evince dal fatto che tanto<br />
nell’esemplare che Giovanni Lamola, probabilmente, trasse dall’edizione<br />
guariniana 10 , quanto in alcune copie <strong>de</strong>l XV secolo 11 , i passi greci (di<br />
Plutarco e Erodoto in particolare) presentano le lezioni tipiche <strong>de</strong>lla<br />
tradizione di questi autori e non quelle peculiari <strong>de</strong>i codici gelliani.<br />
Quale difficoltà comporti lo studio <strong>de</strong>lle modalità di trasmissione<br />
<strong>de</strong>i luoghi greci, quand’anche si tratti di una singola parola, in<br />
manoscritti latini si può evincere dall’analisi di un breve passo <strong>de</strong>lle<br />
Noctes Atticae 1, 13, 11-12: Gellio cita, qui, non una fonte greca, ma<br />
l’opera, latina, di Sempronio Asellione, i Rerum gestarum libri, e costituisce<br />
l’unica fonte in assoluto per il frammento attestato – tra l’altro,<br />
citato in discorso indiretto. Se si opera un confronto tra gli apparati<br />
7 Questa opinione espresse Marshall nella prefazione a A. Gellii Noctes<br />
Atticae, Oxonii, 1968, XV, salvo, in seguito, correggerla in Aulus Gellius, in Texts<br />
and Transmission. A Survey of the Latin Classics, ed. by L. D. Reynolds – N. G.<br />
Wilson, Oxford, 1983, 176-180.<br />
8 Cfr. Ambrosii Traversarii Generalis Camaldulensium aliorumque ad ipsum,<br />
et ad alios <strong>de</strong> eo<strong>de</strong>m Ambrosio Latinae Epistolae a domno P. Canneto… tributae,<br />
tomus II, Florentiae, MDCCLIX (Bologna, 1968, II, 352).<br />
9 Cfr. S. Rizzo, Il lessico filologico cit., 297.<br />
10 Il Gellio guariniano non ci è, infatti, giunto, ma, con ogni probabilità, ne<br />
possediamo una copia nell’autografo di Lamola (cod. Vatic. Lat. 3453). Si veda, a<br />
questo proposito, R. Sabbadini, Le scoperte cit., 97 e La scuola e gli studi di Guarino<br />
Veronese, in Guariniana, a cura di M. Sancipriano, Torino, 1964, 118-119.<br />
11 Ciò fa pensare che l’edizione approntata da Guarino abbia costituito la<br />
base <strong>de</strong>lla redazione vulgata di Gellio.