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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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chiamasse e che mi <strong>di</strong>cesse: 'O <strong>Socrate</strong>, nel terzo giorno da questo, alla fertile Ftia tu<br />

giungerai' (Iliade IX 363)". *Particolare suggestivo che ritornerà pure nella risurrezione del<br />

Cristo il terzo giorno*.<br />

II- Discorso <strong>di</strong> <strong>Critone</strong>: invito a <strong>Socrate</strong> a fuggire dal carcere (44B - 46A). 1- Se <strong>Socrate</strong> non<br />

fuggirà, la gente biasimerà gli amici per non averlo aiutato. “Se tu morirai... farò anche la<br />

figura, <strong>di</strong> fronte a molti <strong>di</strong> non essermi curato <strong>di</strong> salvarti... È necessario curarsi anche<br />

dell'opinione della gente... Magari, o <strong>Critone</strong>, fosse in grado la gente <strong>di</strong> fare i mali più<br />

gran<strong>di</strong>, così che potesse fare anche i beni più gran<strong>di</strong>! Sarebbe veramente bello... Infatti non<br />

sa rendere nessuno né assennato né <strong>di</strong>ssennato”. 2- Tutte le <strong>di</strong>fficoltà pratiche che la fuga<br />

comporta sono superabili. “Non è poi molto il denaro che vogliono, certuni, per trarti in<br />

salvo... Dovunque tu giungerai, ti vorranno bene”. 3- Rimanendo in carcere, <strong>Socrate</strong><br />

danneggia se stesso, i figli e gli amici. "Ti adoperi perché ti succeda proprio quello che i tuoi<br />

nemici ricercherebbero e che hanno sempre cercato, volendo rovinarti. Di più, mi sembra che<br />

tu tra<strong>di</strong>sca anche i tuoi figli... Guardati, o <strong>Socrate</strong>, che tutto questo non sia, per te e per noi,<br />

oltre che <strong>di</strong> danno, <strong>di</strong> vergogna”.<br />

III- Discorso <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong>: rifiuto <strong>di</strong> fuggire dal carcere (46B - 49E). 1- La vita <strong>di</strong> un uomo<br />

deve essere coerente con le sue dottrine. “Infatti io, non ora per la prima volta, ma sempre<br />

sono capace <strong>di</strong> dare ascolto a null'altro <strong>di</strong> ciò che è in me, se non alla ragione, a quella che,<br />

a me, ragionando, risulti la migliore... E se, ora, non abbiamo da <strong>di</strong>re nulla <strong>di</strong> meglio, sappi<br />

che io non cederò mai ai tuoi argomenti... Rifletti dunque: non ti sembra detto bene che non<br />

bisogna tenere in considerazione tutte le opinioni degli uomini, ma alcune sì e altre no, e<br />

neppure <strong>di</strong> tutti gli uomini, ma <strong>di</strong> alcuni sì e <strong>di</strong> altri no?... Bene". *Questa affermazione è<br />

preziosa in sommo grado e <strong>di</strong>ce come il ragionare <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong>-Platone avesse <strong>di</strong> mira<br />

l'oggettività convincente; non è concepibile un vagare vacuo e tanto meno scettico o<br />

fatalistico. L'esito della ricerca ad meliorandum impegna tutta la vita fino alla morte*. 2- Non<br />

sono da seguire le opinioni <strong>di</strong> tutti, ma solo quelle <strong>di</strong> colui che sa. “Le opinioni buone... sono<br />

quelle degli assennati e cattive quelle dei <strong>di</strong>ssennati... In particolare, quando si tratti delle<br />

cose giuste e delle ingiuste... dovremo dare retta al parere <strong>di</strong> quell'unico, se mai ci sia, che se<br />

ne intende, del quale bisogna avere rispetto e timore, più <strong>di</strong> tutti gli altri insieme". Si tratta<br />

certamente del filosofo in senso socratico-platonico. *All'esperto d'oggi manca troppo spesso<br />

il “coraggio” dell'inter<strong>di</strong>sciplinarità ed i danni per la cultura <strong>di</strong> questo espertismo potrebbero<br />

essere a lungo andare molto gravi. Almeno un po' <strong>di</strong> competenza inter<strong>di</strong>sciplinare, non<br />

costituita da più esperti settoriali contemporaneamente sullo stesso tema (la cui collaborazione<br />

in ogni caso è sempre auspicabile), ma da ciascuno che abbia acquisito quella maturità e<br />

completezza <strong>di</strong> cui parla Platone, è in<strong>di</strong>spensabile, altrimenti il contributo <strong>di</strong> ciascuno risulterà<br />

materiale grezzo e non cultura viva. Non è la pluralità degli esperti che restituisce alla cultura<br />

la sua autentica natura, perché ciascuno <strong>di</strong> essi è, nel suo “piccolo”, affetto dal limite suddetto<br />

e la somma dei limiti dà un tutto negativo. Gli specialismi costituiscono lo scheletro della<br />

cultura, in sostanza le nozioni, ma la cultura è un organismo vivo, non un reperto<br />

archeologico, ed appella incessantemente alla creatività. Vedersi rinviare, ad ogni richiesta <strong>di</strong><br />

un parere, al rispettivo esperto, dà la sensazione <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte a dei robot, che hanno<br />

promosso tale limite a tratto <strong>di</strong>stintivo della loro <strong>di</strong>gnità culturale, sicché ognuno, alla fin fine,<br />

capta e recepisce solo ciò che ha già in testa: un bel risultato!* 3- Non bisogna tenere in<br />

massimo conto il vivere come tale, bensì il vivere secondo virtù e giustizia. "E allora, o<br />

carissimo, non dobbiamo darci affatto pensiero <strong>di</strong> quello che <strong>di</strong> noi potrà <strong>di</strong>re la gente, ma<br />

solo <strong>di</strong> quello che potrà <strong>di</strong>re colui che si intende delle cose giuste e <strong>di</strong> quelle ingiuste, il quale<br />

è uno solo ed è la stessa Verità”. Alcuni stu<strong>di</strong>osi rilevano giustamente che Platone, molto<br />

probabilmente, allude a Dio, personificazione della Verità. Del resto, nelle Leggi, egli<br />

riba<strong>di</strong>sce espressamente che non l'uomo, ma Dio è “misura <strong>di</strong> tutte le cose” (IV 716C).<br />

*Aggiungiamo che eventualmente questo Dio-Verità, se si identifica con l'Uno-Bene - come<br />

dovrebbe essere, non comportando la pre<strong>di</strong>cazione dell'essere - non può essere trattato alla<br />

stregua della teo<strong>di</strong>cea successiva*. “Non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere<br />

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