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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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spiegare il nascere del due... è la partecipazione alla dualità”. *La “creazione” delle Idee<br />

come postulato, nel senso appunto della <strong>di</strong>alettica platonica, <strong>di</strong>viene necessaria perché la<br />

causa prima non è <strong>di</strong>sponibile per il nostro ragionamento, senza un'appropriazione indebita. Si<br />

tratta <strong>di</strong> una causa interme<strong>di</strong>a tra la sensazione e la misura suprema e che trova<br />

nell'immortalità dell'anima e quin<strong>di</strong> nella reminiscenza il suo status*. 5- Rimando alla dottrina<br />

dei principi. “Quando, poi, dovessi render conto del postulato medesimo, tu dovresti darne<br />

ragione procedendo alla stessa maniera, cioè ponendo un ulteriore postulato, quello che ti<br />

sembri il migliore fra quelli che sono più elevati, via via fino a che tu non pervenissi a<br />

qualcosa <strong>di</strong> adeguato”. È questo il passaggio-car<strong>di</strong>ne dalle Idee ai Principi primi e supremi,<br />

che costituiscono il fondamento ultimativo da cui derivano le Idee stesse. *Facendo però<br />

attenzione se dalle Idee possiamo partire come da cause prime “razionali”, cioè<br />

argomentative, agli ulteriori principi, specie se Primi e Supremi, ci possiamo avvicinare per<br />

attingere un'ispirazione sempre più “illuminante”, ben sapendo che non ce ne possiamo<br />

impossessare in modo “efficiente”, onde rendere “efficace” il nostro ragionamento. Il logos<br />

umano procede con l'analisi verso il più perfetto e ciò grazie all'applicazione del rapporto<br />

proporzionale in vista della giusta misura o definizione*. “E non farai confusione, come<br />

fanno coloro che <strong>di</strong> tutte le cose <strong>di</strong>scutono il pro e il contro, e che mettono in <strong>di</strong>scussione,<br />

insieme, il principio e le conseguenze che da esso derivano, se vuoi scoprire qualcosa degli<br />

esseri. Di questo essi non <strong>di</strong>cono nemmeno una parola... Ma tu, se sei filosofo, farai, credo,<br />

quello che <strong>di</strong>co”. Fin qui Platone ha esposto i fondamenti generali della sua dottrina; <strong>di</strong> qui in<br />

poi esporrà l'ultima <strong>di</strong>mostrazione dell'immortalità dell'anima. 6- Le Idee contrarie si<br />

escludono. “A me pare non solo che la grandezza in sé non voglia mai essere, insieme,<br />

grande e piccola, ma che anche la grandezza che è in noi non riceva mai la piccolezza e non<br />

voglia mai essere superata. Ma delle due l'una: o sfugge e cede il posto, quando le si accosta<br />

il suo contrario, cioè la piccolezza, oppure, sopraggiungendo quella, perisce e non vorrà mai,<br />

rimanendo e accogliendo in sé la piccolezza, <strong>di</strong>venire altro da quello che era prima... E così<br />

nessuno dei contrari, continuando a rimanere quello che era, vorrà essere o <strong>di</strong>venire, ad un<br />

tempo, il proprio contrario... Nei precedenti ragionamenti... si <strong>di</strong>ceva che da cosa contraria<br />

nasce cosa contraria; ora, invece, parliamo dei contrari medesimi, dalla presenza dei quali le<br />

cose sono denominate, ricevendo appunto il nome <strong>di</strong> quelli. E sono precisamente questi<br />

contrari stessi che noi affermiamo che non vorranno mai ricevere la generazione l'uno<br />

dall'altro”. 7- Anche le cose che partecipano <strong>di</strong> una certa Idea non possono accogliere l'Idea<br />

contraria. “Il caldo è qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal fuoco, e il freddo è qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dalla<br />

neve... La neve, ricevendo il caldo... non può rimanere quello che era... E così il fuoco,<br />

quando gli si avvicini il freddo o se ne andrà o perirà... Dunque... risulta che non solo l'Idea<br />

in sé esige <strong>di</strong> mantenere perennemente il proprio nome, ma anche la cosa che non coincide<br />

con l'Idea e che ha tuttavia sempre la forma <strong>di</strong> quella, almeno per il tempo che esiste... ad<br />

esempio il <strong>di</strong>spari deve avere sempre questo nome con cui noi ora lo chiamiamo... e lo deve<br />

avere esso solo fra tutte le cose che sono... Per stare al caso del tre, oltre al suo nome, gli si<br />

deve sempre dare altresì il nome <strong>di</strong> <strong>di</strong>spari, anche se il <strong>di</strong>spari e il tre non sono la medesima<br />

cosa. E così... il cinque e l'intera metà della serie dei numeri... Parimenti, il due e il quattro e<br />

tutta la serie <strong>di</strong> numeri, se anche non sono la medesima cosa che il pari, pure, ciascuno <strong>di</strong><br />

essi, è sempre pari... Il tre perirà e sarà pronto piuttosto a sopportare qualsiasi cosa, prima<br />

<strong>di</strong> seguitare ad essere tre e <strong>di</strong>venire ad un tempo anche pari... Dunque, non solo le Idee<br />

contrarie non persistono, avvicinandosi le une alle altre, ma anche certe altre cose non<br />

persistono, avvicinandosi a loro i contrari... Le cose che sono denominate dall'Idea del tre,<br />

debbono essere, <strong>di</strong> necessità, non solamente tre, ma altresì <strong>di</strong>spari... È l'Idea del <strong>di</strong>spari<br />

quella che produceva il tre... e contraria a questa Idea è l'Idea del pari”. *Questa<br />

precisazione fa sì che il misto non risulti da un compromesso <strong>di</strong> grande e piccolo o <strong>di</strong> bene e<br />

<strong>di</strong> male, ma costituisca un'entità autonoma dai suoi contrari, cioè la possibilità storica<br />

dell'essere effettivo*. 8- L'anima in quanto è connessa strutturalmente all'Idea <strong>di</strong> vita non può<br />

accogliere la morte. “Se io ti domandassi che cosa si deve generare in un numero perché<br />

<strong>di</strong>venga <strong>di</strong>spari, ti risponderei che in esso si deve generare... una unità... Allora in un corpo<br />

perché sia vivo... si deve generare l'anima... che entra portandovi sempre la vita... Il<br />

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