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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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come materia pre<strong>di</strong>sposta ed il Demiurgo come causa efficiente, determinano l'essere delimitato,<br />

de-finito, or<strong>di</strong>nato, perfezionato. Platone si guarda bene dunque dal coinvolgere i due<br />

principi nell'essere o nell'esistente e si premura <strong>di</strong> precisare che l'Uno è "al <strong>di</strong> sopra<br />

dell'essere", in<strong>di</strong>visibile e la Diade "al <strong>di</strong> sotto dell'essere", aggregabile. Il nulla non esiste,<br />

mentre il non-essere esiste e corrisponde al <strong>di</strong>verso, cioè a <strong>di</strong>re: “quello che uno è o non è<br />

rispetto all'altro che non è oppure è”. Su questa base l'uomo è "libero" in me<strong>di</strong>as res e, grazie<br />

alla proporzione, determina l'esserci ed il da farsi, adeguatamente attrezzato per raggiungere<br />

gli obiettivi che si propone. La giusta misura è la gestione dell'interme<strong>di</strong>o senza coinvolgere<br />

l'inizio e la fine, il capo e la coda, il limite e l'illimite incombenti, permettendo al troppo e al<br />

troppo poco, al piccolo e al grande ecc. <strong>di</strong> pervenire all'identificabile ed al praticabile, in ogni<br />

caso al possibile se non al migliore, grazie all'espe<strong>di</strong>ente della proporzione. Tuttavia l'esito<br />

esemplare ed universale della proporzione, la sezione aurea o il numero 1,618..., è un numero<br />

irrazionale, cioè infinitesimale, solo un'approssimazione alla misura esatta e alla definizionecomprensione<br />

esaustiva del reale e <strong>di</strong> se stessi, sia nella <strong>di</strong>mensione quantitativa che<br />

qualitativa. Ciò significa che il nostro linguaggio numerico ed alfabetico, la scienza<br />

matematica e quella linguistica, sebbene possano, per così <strong>di</strong>re, pervenire ad un'esattezza pari<br />

al 99,9...%, non per questo gli riesce la quadratura del cerchio. Dunque alla mente umana non<br />

appartiene la verità dogmatica, ma la gestione della stessa “quasi” al cento per cento, che,<br />

fino a prova contraria, è fin troppo per quello che s'intende <strong>di</strong>sporre per fare il bene. Di fronte<br />

a questa coartazione infinitesimale della conoscenza numerico-linguistica, alla nostra<br />

coscienza rimane la possibilità <strong>di</strong> gestire la verità, “per quanto è possibile”, con la virtù, la<br />

condotta <strong>di</strong> vita, la testimonianza pratica, la saggezza ecc., così come suggerisce la geometria<br />

che, <strong>di</strong>versamente dal numero, perviene alla traduzione pratica esatta, ad esempio, del<br />

rapporto tra <strong>di</strong>agonale e lato del quadrato. L'unica quadratura del cerchio all'uomo riesce,<br />

come insegna il Vangelo, "ex fructibus" (Mt 7,20), cioè con la vita virtuosa, giusta, temperante,<br />

saggia, sapiente ecc..<br />

Platone parla delle idee, dei numeri ideali ed interme<strong>di</strong> come <strong>di</strong> entità effettive e delle varie<br />

forme <strong>di</strong> conoscenza: eikasia (immaginazione), pistis (credenza) sintetizzabili nella doxa<br />

(opinione), quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>anoia (conoscenza me<strong>di</strong>ana), noesis (intellezione) sintetizzabili<br />

nell'episteme (scienza) ed in fine il ruolo del Demiurgo. Le idee ecc. costituiscono la vera<br />

<strong>di</strong>mensione dell'essere e si riflettono nelle cose or<strong>di</strong>nate dal Demiurgo ad immagine delle<br />

stesse e dell'Uno. Il riflesso <strong>di</strong> queste idee è percepibile nelle singole cose, grazie alla<br />

"bellezza" secondo proporzione, in quanto la realtà è sempre un misto degli estremi o degli<br />

eccessi effettivi. La percezione sensibile, grazie alla proporzione, si apre con l'intelligenza alla<br />

contemplazione del modello ideale plurimo ed in fine unico <strong>di</strong> cui è riflesso sensibile e,<br />

riflettendo sulla <strong>di</strong>mensione ideale delle cose e <strong>di</strong> se stessi, li si traduce nella propria vita.<br />

Questo comporta l'equivalenza tra sapere ed essere, cioè un uomo è tanto più perfetto o<br />

simile al modello quanto più è saggio, dove non la nozione fa la conoscenza, ma l'amore alla<br />

giustizia ed alla virtù come espressione suprema della <strong>di</strong>gnità umana. Conseguenza ulteriore<br />

<strong>di</strong> tale concezione è che la colpa è l'ignoranza, intesa come inadeguatezza colpevole della<br />

<strong>di</strong>mensione etica. L'ignoranza, specie come presunzione <strong>di</strong> sapere, non scusa, ma determina la<br />

responsabilità della coscienza fino a rappresentare uno status morale irrime<strong>di</strong>abile e<br />

imperdonabile: il peccato contro lo Spirito Santo, per <strong>di</strong>rla con il Vangelo. Questa è una<br />

concezione che va assolutamente ricuperata se si vuole che la nostra <strong>di</strong>gnità riacquisti<br />

adeguata maturità personale e responsabilità sociale. L'aver lasciato troppo spazio alla<br />

tentazione, all'occasione <strong>di</strong> peccato e alla debolezza della natura umana, compresa una certa<br />

umiltà ed una strumentale fiducia nella misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, non ha migliorato la<br />

responsabilità dell'in<strong>di</strong>viduo e tanto meno ha favorito la maturità delle singole coscienze e<br />

della comunità cristiana nel suo complesso. Questa chiave <strong>di</strong> lettura è prevalsa entro l'ambito<br />

del sacrificio <strong>di</strong> Cristo inteso secondo lo schema tra<strong>di</strong>zionale del Capro espiatorio: “Ecce<br />

Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mun<strong>di</strong>” (Gv 1,29), tanto che se uno fosse nato senza peccato<br />

non avrebbe potuto partecipare ai meriti della redenzione; se ne <strong>di</strong>scusse sull'immacolata<br />

concezione <strong>di</strong> Maria fino al 1854. Se la concezione sacrificale della redenzione è ormai<br />

superata dai teologi, non lo è altrettanto la questione del peccato che le è strettamente<br />

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