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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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dal momento che ci è venuto “spontaneo” pre<strong>di</strong>care l'essere all'Uno-Dio, per noi l'eterno è<br />

<strong>di</strong>venuto il tratto <strong>di</strong>stintivo dell'essere <strong>di</strong>vino, mentre il tempo è la <strong>di</strong>mensione contingente<br />

della creatura. Da questa estremizzazione è derivato il “nulla” con il quale l'uomo “pensoso”<br />

oggi è costretto a destreggiarsi senza via d'uscita*. “La reminiscenza viene dai simili e anche<br />

dai <strong>di</strong>ssimili... Diciamo noi che esiste un uguale... che è al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> tutte queste cose uguali e<br />

che è qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso: l'uguale in sé... Allora non sono la medesima cosa le cose uguali e<br />

l'uguale in sé... Se quando ve<strong>di</strong> una cosa, per la vista <strong>di</strong> quella pensi ad un'altra, simile o<br />

<strong>di</strong>ssimile che sia, questo è necessariamente un processo <strong>di</strong> reminiscenza... Quando qualcuno,<br />

vedendo qualche cosa, ragiona così: 'questa che io ora vedo è qualche cosa che vuole essere<br />

come un'altra, cioè come uno degli esseri che sono per sé, ma rispetto ad esso è manchevole e<br />

non riesce ad essere come quello'; ebbene siamo d'accordo che chi ragiona in questo modo<br />

necessariamente deve aver prima visto ciò a cui <strong>di</strong>ce che la cosa assomiglia, ma in modo<br />

<strong>di</strong>fettoso... Qualcosa del genere avviene anche in noi a proposito delle cose uguali e<br />

dell'uguale in sé”. *Uno che pensa nell'ambito della circolarità permanente non può<br />

“<strong>di</strong>strarsi” con l'astrazione dal contingente per ad<strong>di</strong>re al sostanziale, perché tale ambito gli è<br />

ancora estraneo, e sarà frutto della in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> una causa prima raggiunta tramite la<br />

metafora dell'analogia con tutte le debolezze e le gratuità del caso: superare il limite si può ma<br />

con la fantasia e non con la logica*.<br />

4- La conoscenza delle Idee precede e con<strong>di</strong>ziona la conoscenza sensibile e ciò che ne<br />

consegue. “Dunque, è necessario che noi abbiamo veduto l'uguale in sé, prima <strong>di</strong> quel<br />

momento in cui, avendo visto per la prima volta cose uguali, abbiamo pensato che esse<br />

tendono, sì, tutte quante ad essere come l'uguale in sé, ma, rispetto ad esso, sono <strong>di</strong>fettose”.<br />

*E qui si apre il riferimento alla giusta misura che in<strong>di</strong>vidua la forma (l'uguale in sé) tramite<br />

la proporzione geometrico-aritmetica che sarà decisiva per l'esito oggettivo e concreto del<br />

pensare*. “Però pur prendendo le mosse dalle sensazioni, bisogna che in noi nasca il<br />

pensiero che tutte le cose uguali che percepiamo me<strong>di</strong>ante le sensazioni, tendono ad essere<br />

come l'uguale in sé, ma rispetto ad esso sono <strong>di</strong>fettose... Dunque, prima <strong>di</strong> nascere, è<br />

necessario che noi fossimo in possesso <strong>di</strong> quelle conoscenze”. *In linguaggio scientifico<br />

potremmo riferirci all'innatismo che comporta la preesistenza e l'immortalità dell'anima che si<br />

muove da sé e muove tutto il resto, in quanto è quello che-realmente-è; così pure il DNA,<br />

capitale ere<strong>di</strong>tario dell'evoluzione biologica*. “Infatti il ragionamento che ora stiamo facendo<br />

non vale solo per l'uguale in sé, ma anche per il bello in sé, per il bene in sé, per il giusto in<br />

sé, per il santo in sé... Infatti questo è il sapere: una volta appresa la conoscenza <strong>di</strong> qualche<br />

cosa, mantenerla e non perderla... Avendo acquisito le conoscenze prima che nascessimo, noi<br />

le abbiamo perdute nascendo e poi, giovandoci dei sensi, riacquistiamo quelle stesse<br />

conoscenze che possedevamo in precedenza... Coloro che <strong>di</strong>ciamo che apprendono, non<br />

fanno altro che ricordarsi e l'appren<strong>di</strong>mento non è altro che reminiscenza”. *Il ricorso alla<br />

reminiscenza <strong>di</strong>sinnesca l'argomento del terzo uomo o catena <strong>di</strong> cause senza fine*. 5- La<br />

nostra anima esisteva prima che noi nascessimo. “Un uomo che sa, può rendere ragione <strong>di</strong><br />

ciò che sa... e tutti quanti possono renderne ragione... Dunque le nostre anime esistevano<br />

anche prima, ossia prima che fossero nella forma d'uomo separate dai corpi e possedevano<br />

l'intelligenza... Ebbene è necessario che, come esistono queste realtà, così esista anche la<br />

nostra anima prima ancora che nasciamo”. Si noti come qui Platone riba<strong>di</strong>sca in maniera<br />

precisa il fatto che la sua argomentazione sull'immortalità dell'anima si fonda sulla teoria delle<br />

Idee e su ciò che essa implica, ossia sull'esistenza dell'essere intelligibile oltre il sensibile.<br />

“Nulla è chiaro come questo: che il bello, il buono e le altre cose <strong>di</strong> cui prima <strong>di</strong>cevi, sono<br />

realtà nel più alto grado possibile”. 6- Unione delle due precedenti argomentazioni e<br />

conclusioni. “Che, dopo che si è morti, l'anima continuerà ad esistere... basta che voi<br />

mettiate insieme questo argomento con quello sul quale ci siamo già accordati, ossia che<br />

tutto ciò che è vivo nasce da ciò che è morto. Infatti, se l'anima anche prima, ed è necessario<br />

che, venendo essa in vita e nascendo, non da altro si generi se non dalla morte e dall'esser<br />

morto, come non potrà essere necessario che essa continui ad esistere anche dopo la morte,<br />

dal momento che essa deve poi nuovamente nascere?”. Insomma se muore deve rinascere<br />

dalla morte, mentre se “continuerà ad esistere” non le può succedere un tale scempio.<br />

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