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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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sono lettere”. Per Platone, tra l'or<strong>di</strong>namento naturale e l'uso convenzionale della lingua non vi<br />

è un abisso invalicabile; egli mo<strong>di</strong>fica entrambe le tesi e chiarisce che nessuna delle due è<br />

sufficiente da sola per la soluzione del problema linguistico. *Sembra che all'origine i nomi<br />

fossero strutturati alfabeticamente con quelle lettere, vocali e consonanti secondo lo specifico<br />

tono duro o molle, sonoro o muto, aspro o liscio ecc. proprio dell'alfabeto. Questo modo <strong>di</strong><br />

concepire il rapporto alfabetico con il significato dei nomi-esseri potrebbe renderci più<br />

praticabile lo stile della Cabala che considera le lettere dell'alfabeto ebraico come una cripto<br />

scrittura più decisiva <strong>di</strong> quella esplicita, in quanto la parola <strong>di</strong> Dio è inesauribile come<br />

ineffabile la sua identità*. Tuttavia bisogna procedere con prudenza perché i nomi non sono<br />

un fondamento sicuro per la conoscenza dell'essere.<br />

VII- Parte sesta. I nomi non sono un fondamento sicuro per la conoscenza dell'essere (435D<br />

- 439B). 1- Possibilità <strong>di</strong> errore dell'artefice dei nomi. 2- La concordanza fra etimologie non<br />

garantisce la correttezza dei nomi. 3- L'artefice dei nomi deve aver prima conosciuto le cose<br />

in modo <strong>di</strong>verso dal nome. 4- Il modo migliore per conoscere le cose è quello <strong>di</strong>retto, senza<br />

ricorrere ai nomi. “Allora, perché i nomi sono in conflitto e gli uni sostengono d'essere simili<br />

alla verità, mentre che gli altri pretendono lo stesso... è evidente che si deve ricercare<br />

qualcos'altro, al <strong>di</strong> fuori dei nomi, che ci manifesti senza ricorrere a nomi, quali <strong>di</strong> questi<br />

siano veri, mostrando con chiarezza la verità delle cose... Se allora è possibile imparare gli<br />

oggetti soprattutto attraverso i nomi, ma anche attraverso gli oggetti stessi... l'appren<strong>di</strong>mento<br />

migliore e più chiaro... è apprendere, a partire dalla verità, sia la verità in se stessa, sia<br />

l'immagine, se è stata eseguita in modo conveniente”; *cioè la verità della cosa <strong>di</strong>pende dal<br />

suo rapporto con la verità in se stessa-l'Idea corrispettiva, l'immagine è la forma della cosa<br />

come riflesso dell'Idea, il modo conveniente è il rilevato dalla proporzione*. “In che modo<br />

allora si debbano imparare o trovare le cose è forse una conoscenza che supera <strong>di</strong> gran<br />

lunga le mie e le tue capacità... Le cose devono essere imparate e ricercate non a partire dai<br />

nomi, bensì a partire da se stesse molto più che dai nomi”.<br />

VIII- Conclusioni. Visione <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong> delle Idee come superamento dell'Eraclitismo e<br />

fondamento della conoscenza (439B - 440E). “Allora sarà possibile <strong>di</strong>rlo correttamente in sé,<br />

se non ci sfugge sempre, innanzi tutto che cosa sia, e poi le sue qualità ed è necessario che,<br />

nel momento stesso in cui ne parliamo, non <strong>di</strong>venti subito un altro e non ci si sottragga e sia<br />

sempre com'era... Certamente nessuna conoscenza coglie il suo oggetto, se questo non sta<br />

assolutamente fermo”. Questo passo è <strong>di</strong>ventato un locus classicus per esprimere i caratteri <strong>di</strong><br />

immutabilità e perseità delle Idee. “Diremo forse che siano qualcosa il Bello ed il Bene in sé<br />

e così ciascuno degli esseri, oppure no?... Del Bello in sé non <strong>di</strong>remo che è sempre qual è?...<br />

Certamente nessuna conoscenza coglie il suo oggetto se questo non sta assolutamente<br />

fermo... Non sarebbe ragionevole parlare <strong>di</strong> conoscenza se tutti gli esseri mutano e nulla<br />

permane. Se infatti questa cosa stessa, la conoscenza, non cambia rispetto al suo essere<br />

conoscenza, la conoscenza rimarrà sempre stabile e vi sarà conoscenza... Se invece<br />

continuasse a mutare, non vi sarebbe mai conoscenza e in conseguenza <strong>di</strong> questo<br />

ragionamento, non vi sarebbero né soggetto conoscente, né oggetto conosciuto”. *Negare le<br />

Idee significa togliere all'intelletto il suo status e la sua funzione. Che sia l'intelletto a<br />

configurarle o che queste preesistano significa introdursi in problemi che sono susseguenti<br />

all'effettiva metafisica del Motore immobile come fondamento della razionalità. Se ci sembra<br />

in<strong>di</strong>spensabile e perciò “facile” pervenire all'Essere Assoluto in Atto come supporto<br />

in<strong>di</strong>spensabile alla razionalità umana, mi sembra assai meno <strong>di</strong>fficoltoso riconoscere le Idee o<br />

concetti, come mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> riflettersi dell'autocoscienza. Entia multiplicanda non sunt sine<br />

necessitate e questo è il caso primo ed esemplare*.<br />

6- Teeteto ♣ Sulla scienza. “Quello, Teodoro, che si racconta anche <strong>di</strong> Talete, il quale,<br />

mentre stu<strong>di</strong>ava gli astri e stava guardando in alto, cadde in un pozzo: una sua giovane<br />

schiava <strong>di</strong> Tracia, intelligente e graziosa, lo prese in giro, osservando che si preoccupava <strong>di</strong><br />

conoscere le cose che stanno nel cielo e invece non vedeva quello che aveva davanti, tra i<br />

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