20.05.2013 Views

Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

altro del santo”. 2- Spiegazione dell'in<strong>di</strong>cazione fornita da <strong>Socrate</strong>. "Si deve <strong>di</strong>re che dove c'è<br />

vergogna c'è anche paura e non invece che dove c'è paura vi sia, in ogni caso, vergogna;<br />

infatti la paura ha una maggiore estensione della vergogna; in effetti la vergogna è una parte<br />

della paura, così come il <strong>di</strong>spari è parte del numero, sicché non dovunque c'è numero c'è<br />

anche <strong>di</strong>spari, mentre dove c'è <strong>di</strong>spari c'è anche numero... Ebbene... ti ho domandato... se<br />

dove c'è il giusto ci sia anche il santo, o dove c'è il santo ci sia anche il giusto, ma non dove<br />

c'è il giusto ci sia, in ogni caso, anche il santo, dato che il santo è una parte del giusto". 3-<br />

Quale parte del giusto è il santo? "Dunque, il santo è una parte del giusto... Poniamo, quale<br />

parte del numero sia il pari e quale numero esso sia, io <strong>di</strong>rei che pari è quel numero che non<br />

sia scaleno, ma isoscele”. Si intenda scaleno nel senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguale e isoscele nel senso <strong>di</strong><br />

uguale. Il numero pari è isoscele o uguale, perché <strong>di</strong>visibile sempre a metà, ossia <strong>di</strong> due serie<br />

<strong>di</strong> numeri uguali; il numero <strong>di</strong>spari è scaleno o <strong>di</strong>suguale, perché non è mai <strong>di</strong>visibile a metà<br />

in due serie uguale <strong>di</strong> numeri e una metà cresce sempre <strong>di</strong> uno rispetto all'altra. Questa<br />

qualificazione del numero può essere ben intesa solo sulla base <strong>di</strong> un ricupero della<br />

comprensione storica dell'antica concezione aritmo-geometrica del numero, che veniva<br />

rappresentato come un insieme <strong>di</strong> sassolini e quin<strong>di</strong> “visto”, ad un tempo, anche come<br />

“figura”, e dunque risultava qualificabile come isoscele o scaleno. Esempi: numeri pari<br />

(isosceli) : (2) :: (4) ::: (6) :::: (8) ecc. e numeri <strong>di</strong>spari (scaleni) :. (3) ::. (5) :::. (7) ecc..<br />

“Ebbene, o <strong>Socrate</strong>, mi pare che sia pia e santa quella parte del giusto che concerne la cura<br />

per gli dèi; l'altra parte del giusto, invece, è quella che riguarda la cura degli uomini”. È<br />

questo il punto car<strong>di</strong>ne della quarta definizione. In effetti, si raggiungerebbe l'essenza del<br />

santo, appunto se si stabilisse in modo corretto che cosa si deve intendere, in questo caso, per<br />

“cura”. Invece, <strong>Eutifrone</strong> non lo saprà fare e uscirà fuori dalla linea tracciata da <strong>Socrate</strong>, e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, il <strong>di</strong>alogo cadrà in crisi. “Non comprendo ancora, infatti, <strong>di</strong> che tipo <strong>di</strong> cura tu<br />

parli. Certamente non... la cura... del tipo <strong>di</strong> quelle che si hanno per le altre cose... Allora, o<br />

<strong>Eutifrone</strong>, anche la santità, dal momento che è cura degli dèi, è <strong>di</strong> vantaggio agli dèi e li<br />

rende migliori?... Non credo che tu intenda <strong>di</strong>re questo”. 4- Deviazione <strong>di</strong> <strong>Eutifrone</strong> dalla<br />

linea in<strong>di</strong>cata da <strong>Socrate</strong>. “Dimmi dunque, per Zeus, quale è mai quel meraviglioso effetto che<br />

gli dèi perseguono avvalendosi dei nostri servigi?” La risposta a questa domanda darebbe la<br />

motivazione ultimativa e quin<strong>di</strong> la soluzione perfetta del problema. È evidente che, qui,<br />

Platone pensa al Bene, il fondamento del suo sistema. Tuttavia, volutamente non rende<br />

esplicita la risposta, che il lettore deve saper trarre da solo, proprio mentre <strong>Eutifrone</strong> uscirà <strong>di</strong><br />

strada. *Questo riferimento al Bene, criptico quanto si vuole, non ha nulla a che fare con il<br />

fondamento metafisico della Causa prima, in quanto, non pre<strong>di</strong>cando l'essere dell'Uno, questo<br />

rimane “al <strong>di</strong> sopra” dell'essere e quin<strong>di</strong> non può assumersi come Motore immobile al modo<br />

<strong>di</strong> Aristotele, proprio nell'intento <strong>di</strong> “correggere” il maestro, dando così la stura<br />

all'autoreferenzialità del pensiero umano. Per tornare all'esempio dell'uomo in barca, costui,<br />

prendendo il coraggio a due mani, si solleverà per il naso, nell'illusione <strong>di</strong> muoversi ovunque<br />

gli aggrada: buon viaggio ed una certa strada l'ha pure fatta, in nome però più delle istanze<br />

selettive della natura che promozionali del giusto, del buono e del santo*. “O <strong>Socrate</strong>... ti<br />

<strong>di</strong>rò... che, se uno è capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e <strong>di</strong> fare cose gra<strong>di</strong>te agli dèi, pregando e sacrificando,<br />

queste cose sono azioni sante e siffatte azioni sono quelle che salvano le famiglie e le città".<br />

VII- Quinta definizione (14B - 15C). 1- Il santo è capacità <strong>di</strong> chiedere e <strong>di</strong> donare agli dèi.<br />

“Daccapo <strong>di</strong>mmi che cosa inten<strong>di</strong> che sia il santo e la santità;... forse una scienza <strong>di</strong> far<br />

sacrifici e <strong>di</strong> pregare?... Così la santità sembrerebbe essere scienza <strong>di</strong> chiedere e del donare<br />

agli dèi". 2- Se il santo fosse ciò si ridurrebbe a un'arte <strong>di</strong> commercio fra uomini e dèi. "La<br />

santità verrebbe ad essere, per gli dèi e per gli uomini, un'arte <strong>di</strong> commerciare gli uni con gli<br />

altri... Ciò che gli dèi danno è a tutti chiaro: infatti non posse<strong>di</strong>amo alcun bene che non sia<br />

dato da loro... O <strong>Socrate</strong>, i doni che gli dèi ricevono da noi... consistono... in onore e<br />

venerazione". 3- Con l'ultima definizione si ritorna alla seconda. “Santo torna ad essere<br />

questo: ciò che è caro agli dèi... Il nostro ragionamento ha fatto come un circolo e ora torna<br />

nuovamente al punto <strong>di</strong> partenza... Affermi essere santo proprio 'ciò che è caro agli dèi' e<br />

questo non è altro se non 'il caro agli dèi'”. Le <strong>di</strong>fferenze lessicali delle due espressioni<br />

6

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!