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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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numero, finché rimanga uguale a se stessa... In secondo luogo che ciò che non si aggiunga né<br />

si tolga nulla non cresce né <strong>di</strong>minuisce mai, ma resta sempre uguale... E per terza cosa<br />

<strong>di</strong>ciamo che ciò che prima non esisteva non può esistere dopo senza l'essere <strong>di</strong>venuto e il<br />

<strong>di</strong>venire... Infatti senza il <strong>di</strong>venire non è possibile l'essere <strong>di</strong>venuto”. 5- Il fondamento del<br />

sensismo è la <strong>di</strong>ssoluzione dell'essere nel <strong>di</strong>venire. “Costoro (i sensisti) sono uomini che<br />

pensano che l'essere non sia nient'altro se non ciò che possono afferrare saldamente con le<br />

mani e non accettano azioni e generazioni e tutto ciò che non è visibile, come facenti parte<br />

dell'essere... Il tutto è movimento e nient'altro oltre a questo e del movimento ci sono due<br />

specie, ciascuna infinita per quantità, ma una ha la capacità <strong>di</strong> agire, l'altra <strong>di</strong> patire. Dal<br />

congiungimento e dallo sfregamento reciproco <strong>di</strong> queste si generano figliolanze infinite, sì,<br />

per quantità, ma che sono come una serie <strong>di</strong> gemelli, <strong>di</strong> cui l'uno è l'oggetto sentito, l'altro la<br />

sensazione, che si genera sempre in coincidenza con il sensibile... Queste qualità, bisogna<br />

ammettere che in sé e per sé non sono nulla, ma nel rapporto reciproco <strong>di</strong>ventano tutto e<br />

<strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>verse a causa del movimento... Infatti nulla è un qualcosa che agisce prima <strong>di</strong><br />

congiungersi con qualcosa che patisce, né è un qualcosa che patisce, prima <strong>di</strong> congiungersi<br />

con qualcosa che agisce... Nessuna cosa è in sé e per sé... e che bisogna eliminare da per<br />

tutto il termine 'essere', benché noi, molte volte... ci siamo trovati costretti ad usarlo, per<br />

abitu<strong>di</strong>ne e per ignoranza... È a questo 'insieme' che viene attribuito il nome <strong>di</strong> 'uomo',<br />

'pietra' e così via”.<br />

6- Sogni, malattie e sensazioni. “Niente è, ma sempre <strong>di</strong>viene: il buono, il bello... Le<br />

sensazioni che si generano in noi in quelle con<strong>di</strong>zioni sono ingannevoli più <strong>di</strong> ogni cosa e le<br />

cose che appaiono a ciascuno sono ben lungi dall'essere, anche, così come appaiono, ma ogni<br />

cosa, al contrario, non è niente <strong>di</strong> ciò che appare... Tu ve<strong>di</strong>, dunque, che non è <strong>di</strong>fficile avere<br />

dubbi in proposito, quando è possibile dubitare persino se si tratta <strong>di</strong> veglia o <strong>di</strong> sogno, e<br />

poiché il tempo in cui dormiamo è uguale a quello in cui siamo svegli, in ciascuno dei due<br />

casi la nostra anima si accanisce ad affermare che le opinioni che <strong>di</strong> volta in volta le sono<br />

presenti sono vere più <strong>di</strong> ogni cosa... Orbene anche per malattie e pazzie il <strong>di</strong>scorso è lo<br />

stesso, tranne per il fatto che la durata non è uguale... La verità non è determinata dalla<br />

lunghezza o dalla brevità del tempo... Ma hai qualche altro chiaro in<strong>di</strong>zio per <strong>di</strong>mostrare<br />

quali <strong>di</strong> queste opinioni siano vere?”. 7- La dottrina <strong>di</strong> Protagora e quella dell'universale<br />

<strong>di</strong>venire confluiscono nel realismo. “Ascolta da me allora che cosa potrebbero rispondere a<br />

questo proposito coloro che definiscono realmente vere, per colui al quale appaiono, le cose<br />

che <strong>di</strong> volta in volta gli appaiono. Rispondono con questa domanda: 'Teeteto ciò che fosse<br />

<strong>di</strong>verso in ogni aspetto, potrebbe mai avere una potenzialità identica a quella <strong>di</strong> ciò che è<br />

<strong>di</strong>verso? E non dobbiamo fare l'ipotesi che l'oggetto della nostra domanda sia in parte<br />

identico e in parte <strong>di</strong>verso, ma interamente <strong>di</strong>verso'... Non è vero dunque che è necessario<br />

riconoscere che tale oggetto è anche <strong>di</strong>ssimile?... Allora, se accade che una cosa <strong>di</strong>venti<br />

simile o <strong>di</strong>ssimile a qualunque cosa, a se stessa o ad un'altra, non <strong>di</strong>remo noi che, in quanto<br />

<strong>di</strong>venta simile, <strong>di</strong>venta identica, ed in quanto <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>ssimile, <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>versa?... Ebbene<br />

parliamo <strong>di</strong> me, <strong>di</strong> te e <strong>di</strong> tutte le altre cose secondo la medesima definizione, <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong> sano<br />

e <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong> invece ammalato. Diremo che questo è simile a quello, oppure che è <strong>di</strong>ssimile?...<br />

In tal caso è <strong>di</strong>ssimile... Allora ciascuna cosa che per natura sua agisce, quando troverà<br />

<strong>Socrate</strong> sano, non mi tratterà come un uomo <strong>di</strong>verso e quando mi troverà ammalato non mi<br />

tratterà pure come <strong>di</strong>verso?... E in ciascuno dei due casi io che subisco e quella cosa che<br />

agisce genereremo insieme cose <strong>di</strong>verse?... Ebbene resta, credo, che io e l'oggetto, sia che<br />

siamo sia che <strong>di</strong>ventiamo, siamo e <strong>di</strong>ventiamo l'uno in relazione all'altro, dal momento che la<br />

necessità che lega insieme la nostra esistenza non ci lega a nessun'altra cosa, neppure<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi a se stesso; resta dunque che ci troviamo reciprocamente legati l'uno<br />

all'altro. Per conseguenza, se uno <strong>di</strong>ce che una cosa è, bisogna che <strong>di</strong>ca che è per qualcosa o<br />

<strong>di</strong> qualcosa o in relazione a qualcosa; lo stesso, se uno <strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>viene. Ma che una cosa in<br />

sé e per sé sia o <strong>di</strong>venti non deve <strong>di</strong>rlo, né deve accettare che altri lo <strong>di</strong>ca, come <strong>di</strong>mostra il<br />

ragionamento che abbiamo fatto... Vera dunque è per me la mia sensazione, infatti essa<br />

appartiene alla mia sostanza ed io, secondo Protagora, sono giu<strong>di</strong>ce delle cose che per me<br />

sono, che sono, <strong>di</strong> quelle che non sono, che non sono... Come... potrò non avere scienza delle<br />

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