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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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IV- Difesa contro il secondo gruppo <strong>di</strong> accusatori (24B - 28A). 1- L'atto <strong>di</strong> accusa <strong>di</strong> Meleto.<br />

"<strong>Socrate</strong> è colpevole, in quanto corrompe i giovani e non crede negli dèi in cui crede la Città,<br />

ma in <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong>verse e nuove... Io, invece, o citta<strong>di</strong>ni ateniesi, affermo che il colpevole è<br />

Meleto, in quanto scherza su cose serie... facendo credere <strong>di</strong> occuparsi seriamente e <strong>di</strong><br />

prendersi cura <strong>di</strong> ciò che egli non si è mai occupato”. 2- Meleto accusa <strong>Socrate</strong> <strong>di</strong><br />

corrompere i giovani senza avere competenza in queste cose. “Vieni qui, o Meleto, e<br />

rispon<strong>di</strong>mi: 'Non tieni in gran<strong>di</strong>ssimo conto che i giovani crescano nel modo migliore<br />

possibile?... Chi li rende migliori?' 'Le leggi'... i giu<strong>di</strong>ci... una gran quantità <strong>di</strong> uomini... i<br />

consiglieri... gli ecclesiastici (membri dell'assemblea)... tutti quanti gli Ateniesi rendono i<br />

giovani migliori, tranne me... È sicuramente così, sia che tu e Anito (il denunciante) lo <strong>di</strong>ciate<br />

sia che non lo <strong>di</strong>ciate... Ma <strong>di</strong> fatto, o Meleto... tu non ti sei mai dato pensiero dei giovani... I<br />

cattivi fanno sempre del male a quelli che sono vicini a loro, mentre i buoni fanno del bene, e<br />

io sono invece giunto a tal punto da ignorare anche questo, che... correrò anch'io il pericolo<br />

<strong>di</strong> ricevere del male da lui e per giunta io faccio deliberatamente tutto questo male come<br />

affermi tu. Questo, o Meleto, non me lo fai credere... neppure a nessun altro... La legge non<br />

impone che si conduca qui in tribunale colui che sbaglia, ma, piuttosto, che, presolo da parte,<br />

lo si istruisca e gli si <strong>di</strong>ano consigli. Infatti... nel momento in cui avrò imparato, cesserò <strong>di</strong><br />

fare ciò che involontariamente faccio... Ora, mi conduci qui in tribunale, dove la legge<br />

impone che si conducano quelli che devono essere puniti, ma non coloro che devono essere<br />

istruiti”. *Questo punto del possibile male involontario da correggersi con l'istruzione<br />

piuttosto che con la pena non pare conciliarsi con ciò che in seguito sosterrà con forza che<br />

cioè nessuno fa il male sapendo e volendolo espressamente commettere, ma solo per<br />

ignoranza. Anche in tribunale il giu<strong>di</strong>ce non può ammettere l'ignoranza della legge, pena<br />

l'evanescenza della sua funzione e <strong>di</strong> quella della legge. Ma forse è nell'ostinazione della<br />

propria ignoranza, coperta dalla presunzione <strong>di</strong> essere sapienti, che <strong>Socrate</strong>-Platone vede lo<br />

spessore della colpa, piuttosto che nella semplice ignoranza rime<strong>di</strong>abile dalla buona<br />

<strong>di</strong>sposizione ad apprendere; infatti la missione <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong> è quella <strong>di</strong> istruire*. 3-<br />

Inconsistenza dell'accusa che <strong>Socrate</strong> non crede negli dèi. “Allora, Meleto... non riesco a<br />

capire se tu sostieni che io insegno a credere che esistano gli dèi... però non quelli in cui<br />

crede la Città, ma <strong>di</strong>fferenti; oppure... che io non credo che ci siano gli dèi... che il Sole e la<br />

Luna siano... pietra e... terra... che non creda che esista alcun <strong>di</strong>o... Mi pare proprio che egli<br />

si metta in contrad<strong>di</strong>zione con se medesimo come se <strong>di</strong>cesse: '<strong>Socrate</strong> ha la colpa <strong>di</strong> non<br />

credere negli dèi, ma anche <strong>di</strong> credere negli dèi'". 4- Contrad<strong>di</strong>zioni dell'accusa <strong>di</strong> Meleto.<br />

“Quando io credo nell'esistenza <strong>di</strong> cose demoniache, allora è veramente necessario che io<br />

creda che esistano anche dèmoni... Se poi i dèmoni sono certi figli spuri <strong>di</strong> dèi, allora non<br />

potrà esserci uomo che ritenga che esistano i figli <strong>di</strong> dèi, ma non esistano gli dèi. Sarebbe<br />

una cosa assurda”.<br />

V- Messaggio e missione <strong>di</strong> <strong>Socrate</strong> (28A -34B). 1- Il posto assegnato dal <strong>di</strong>o a <strong>Socrate</strong>:<br />

vivere filosofando. “Io non ho la colpa che mi viene imputata... Contro <strong>di</strong> me è sorto in molti<br />

un grave o<strong>di</strong>o. E quello che mi infligge la condanna, se pure ci sarà condanna... è la<br />

calunnia... Al posto in cui uno collochi se medesimo, considerandolo il migliore... proprio qui<br />

io penso debba restare e affrontare i pericoli e non tener conto della morte e <strong>di</strong> nessun'altra<br />

cosa che del <strong>di</strong>sonore... Io, dunque, o citta<strong>di</strong>ni ateniesi, avrei fatto una terribile azione...<br />

quando il <strong>di</strong>o mi ha assegnato il posto, almeno come ho ritenuto e creduto, <strong>di</strong> vivere<br />

filosofando e sottoponendo ad esame me stesso e gli altri, per paura della morte o <strong>di</strong><br />

qualcos'altro, avessi abbandonato questo posto... Infatti aver paura della morte, o citta<strong>di</strong>ni,<br />

non significa altro che credere <strong>di</strong> essere un sapiente, mentre in realtà non lo si è: infatti è un<br />

credere <strong>di</strong> sapere cose che non si sanno. In effetti, nessuno sa che cosa sia la morte e se essa<br />

non si trovi ad essere per l'uomo il maggiore <strong>di</strong> tutti i beni; e invece gli uomini ne hanno<br />

paura, come se sapessero bene che essa è il più grande dei mali. E questa non è forse<br />

ignoranza, l'essere convinti <strong>di</strong> sapere le cose che invece non si sanno?... E se potessi <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

essere più sapiente, sarebbe proprio per questo, ossia che, non sapendo a sufficienza per<br />

quanto concerne le cose dell'Ade, sono anche convinto <strong>di</strong> non saperle. Invece, il fare<br />

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