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Introduzione, Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone ...

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in<strong>di</strong>cano qualcosa d'altro dei nomi che seguono... A me sembra che la natura del <strong>di</strong>verso sia<br />

articolata come la scienza... in qualche modo una, ma ogni sua parte, <strong>di</strong>stinta per il fatto che<br />

è relativa a un determinato oggetto, ha una sua propria denominazione... Anche le parti della<br />

natura del <strong>di</strong>verso, che è una, subiscono questo stesso fatto... La parte del <strong>di</strong>verso<br />

contrapposta al bello... noi <strong>di</strong>ciamo non bello... <strong>di</strong>verso... dalla natura del bello... Il non-bello<br />

viene così ad essere uno degli enti <strong>di</strong> un determinato genere, una cosa separata e poi <strong>di</strong><br />

nuovo contrapposta ad un altro degli enti... Il non-bello viene così ad essere... una<br />

determinata contrapposizione <strong>di</strong> ente ad ente... Il bello non è più essere, e il non bello meno...<br />

Il non-grande e il grande in sé sono in ugual misura... il non-giusto... e il giusto... non un<br />

qualcosa per niente più dell'altro... La natura del <strong>di</strong>verso appartiene agli enti... ed è<br />

necessario porre che anche le sue parti sono, e non <strong>di</strong> meno, enti... La contrapposizione <strong>di</strong><br />

una parte della natura del <strong>di</strong>verso e della natura dell'ente, fra <strong>di</strong> loro antitetiche, non è...<br />

meno realtà dell'ente in sé, poiché esso significa non un contrario <strong>di</strong> quello, bensì soltanto un<br />

<strong>di</strong>verso da quello... Il <strong>di</strong>verso non è affatto <strong>di</strong>fettoso <strong>di</strong> essere rispetto a nessuno degli altri<br />

generi... Il non-ente possiede in modo stabile la sua natura... Il non-ente... era ed è non-ente,<br />

ossia un'unica Forma, che rientra nel novero dei molteplici enti... Sai dunque, che abbiamo<br />

<strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>to a Parmenide, andando molto al <strong>di</strong> là del suo <strong>di</strong>vieto... poiché egli <strong>di</strong>ce in un certo<br />

luogo: 'Inoltre questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono / Ma tu da<br />

questa via <strong>di</strong> ricerca allontana il pensiero'”. Parmenide vieta <strong>di</strong> far essere il non-essere.<br />

*Quello che qui interessa sottolineare è che il carattere degli enti interessati al <strong>di</strong>verso<br />

rientrano tutti nell'ambito dell'essere delimitato ed è possibile pre<strong>di</strong>care l'essere del non-essere<br />

come <strong>di</strong>verso solo se questa con<strong>di</strong>zione non viene superata. Infatti dell'Uno non si può<br />

affermare è o non-è, perché, <strong>di</strong> fronte all'impossibilità <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>carvi l'essere, non si dà neppure<br />

il <strong>di</strong>verso*.<br />

VII- Superamento dell'Eleatismo: il non-ente, nel senso <strong>di</strong> “<strong>di</strong>verso”, è (258D - 259E). “Noi,<br />

invece, non solo abbiamo <strong>di</strong>mostrato che i non-enti sono, ma abbiamo anche mostrato la<br />

Forma che è propria del non-ente. Infatti, dopo aver <strong>di</strong>mostrato che la natura del <strong>di</strong>verso è, e<br />

che è sud<strong>di</strong>visa in tutti gli enti che sono fra loro in rapporti reciproci, abbiamo avuto il<br />

coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che ciascuna parte <strong>di</strong> essa che è contrapposta all'ente, proprio questa è<br />

veramente non-ente... Noi già da un pezzo abbiamo dato l'ad<strong>di</strong>o ad un contrario dell'ente, sia<br />

che esso sia, sia che non sia... I generi si mescolano fra loro, e l'ente e il <strong>di</strong>verso penetrano<br />

attraverso tutti i generi e l'uno nell'altro e il <strong>di</strong>verso, partecipando dell'ente, non è però, a<br />

motivo <strong>di</strong> questa partecipazione, ciò <strong>di</strong> cui partecipa, bensì è <strong>di</strong>verso; e poiché è <strong>di</strong>verso<br />

dall'ente, è evidentissimo che è necessario che sia non-ente. E poiché l'ente, dal canto suo, è<br />

partecipe del <strong>di</strong>verso, dovrà essere <strong>di</strong>verso dagli altri generi; ma poiché è <strong>di</strong>verso da tutti<br />

quei generi, non è né ciascuno <strong>di</strong> essi, né tutti gli altri presi insieme all'infuori <strong>di</strong> se stesso. Di<br />

conseguenza, l'ente, in innumerevoli casi, in<strong>di</strong>scutibilmente non è, e così anche gli altri<br />

generi, ciascuno preso a sé e tutti insieme, per molti rispetti sono, e invece, per molti altri non<br />

sono... Se uno ha dei dubbi... deve <strong>di</strong>re qualcosa <strong>di</strong> meglio <strong>di</strong> quello che si è detto ora”. *Il<br />

ragionamento <strong>di</strong> Platone funziona perché non tratta dell'essere assoluto, ma dell'essere delimitato<br />

o de-finito, cioè <strong>di</strong> quell'approccio all'essere che non si pre<strong>di</strong>ca dell'Uno e della<br />

Diade, in quanto il primo è inteso come “sopra l'essere” e la seconda come “sotto l'essere”.<br />

L'attività logica si <strong>di</strong>pana entro l'orizzonte delle Forme-Idee, che costituiscono quello che<br />

realmente è, l'essere “finito-perfetto”. La <strong>di</strong>alettica non si “fonda” sulla causa prima o<br />

efficiente o Motore immobile o Dio che <strong>di</strong>r si voglia. Questa decisiva delimitazione rende<br />

ragione dell'affermazione che il non-essere è e che l'essere-non-è, il tutto cioè inteso come<br />

<strong>di</strong>verso: io sono <strong>di</strong>verso da te e sotto questo aspetto io non sono te e viceversa*. Riaffiora così<br />

il problema del non-essere, ridotto ad "essere altro": ciascun genere non è nessuno degli altri<br />

quattro, in quanto <strong>di</strong>verso: il moto non è quiete, ma al contempo è partecipe dell’essere;<br />

insieme è e non è; così il moto non è l’identico, ma è identico a sé; e ancora il moto non è il<br />

<strong>di</strong>verso ma è <strong>di</strong>verso dagli altri quattro generi. Ciascun ente, allora, una volta è in quanto<br />

identico a sé e infinite altre volte non è in quanto è <strong>di</strong>verso da tutti gli altri enti che sono: in<br />

questo modo il parrici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Parmenide è consumato, in quanto l’essere stesso non è: non è la<br />

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