Cosenza - Klichè
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<strong>Cosenza</strong> e provincia<br />
Diamante<br />
La bellissima città dei murales, capitale calabrese,<br />
italiana ed ormai internazionale, del peperoncino,<br />
grazie al festival che da tantissimi anni, nel mese<br />
di settembre, vi si svolge, è conosciuta anche per<br />
la caratteristica cucina e le ricette a base di cedro,<br />
agrume che si coltiva nell’omonima Riviera di cui<br />
Diamante fa parte, e che in questo lembo di terra<br />
calabrese ha trovato il suo habitat ottimale.<br />
Cedro e peperoncino, dunque, a seconda di<br />
come sono utilizzati diventano ingredienti, spezie,<br />
essenze che si ritrovano in ricette salate, dolci, gelati,<br />
liquori, yogurt, caramelle, bonbon e preparati<br />
vari che deliziano il gusto degli abitanti del luogo<br />
ma anche quello dei numerosi turisti che d’estate<br />
affollano la graziosa località balneare.<br />
Anche il cedro vede celebrare la sua notorietà e<br />
la sua diffusione sul territorio con un festival che<br />
si tiene a luglio mentre, nel corso dell’anno, diverse<br />
sagre come quelle dei broccoletti, delle patatine,<br />
della salsiccia ed ancora dei fusilli, delle freselle e<br />
dell’anguria danno risalto ai piatti della tradizione<br />
locale. Una tradizione raffinatissima, autentica<br />
gloria del luogo, conosciuta da tempo immemore<br />
e celebrata dal genio letterario di D’Annunzio, nel<br />
romanzo Leda senza cigno, sono i panicilli, piccoli<br />
involtini di foglie di cedro contenenti diversi acini<br />
di zibibbo passito misti a pezzetti di scorza di cedro,<br />
passati al forno.<br />
Girovaghiamo 2011/2012<br />
Ecco come li descrive il Vate: “…invogli di fronde<br />
compresse e risecche, venuti dalla Calabria che un<br />
giorno vi stupirono ed incantarono, quando ve li<br />
offersi sopra una tovaglia distesa sull’erba, non ancora<br />
falciata...<br />
Gli invogli erano di forma quadrilunga come volumetti<br />
suggellati d’un solitario che avesse confuso<br />
felicemente la bibliotecha e l’orto. Ci voleva l’unghia<br />
per rompere la prima buccia...<br />
Ma ecco l’ultima foglia in cui è avvolto il segreto<br />
profumato come il bergamotto.<br />
L’unghia la rompe; le dita s’aprono e si tingono di<br />
sugo giallo, si ungono di non so che unguento solare.<br />
Pochi acini di uva appassita ed incotta... pochi<br />
acini umidi e quasi direi oleati di quell’olio indicibile<br />
ove ruota alcun occhio castagno ch’io mi<br />
so, pochi acini del grappolo della vita del sole appariscono<br />
premuti l’un contro l’altro, con che di luminoso<br />
nel bruno, con un sapore che ci delizia pri-