Cosenza - Klichè

Cosenza e provincia
ticolare, inoltre, merita la lavorazione e la conservazione
delle castagne, che si consumano in vari
modi, bollite, arrostite, infornate, secche o conservate
fresche sottoterra. Il vessillo locale è tenuto
alto da un tipico dolce, la pitta ‘mpigliata, oggi preparato
per le festività natalizie, ma un tempo usato
anche come dolce nuziale. La complessa ricetta
prevede la preparazione, anche qualche giorno
prima della cottura, di un ripieno a base di frutta
secca, mandorle, noci, nocciole, uva passa, buccia
d’arancia, cannella, chiodi di garofano amalgamato
con liquore bianco ed aromatico, con cui
si farcisce l’impasto a base di farina, olio e vermout,
anch’esso aromatizzato con cannella, chiodi di garofano
e arancia che viene confezionato per lo più
a rosette, ma può assumere anche la forma di una
ciambella o di un torrone; il dolce si cuoce in forno
e nei giorni successivi alla cottura viene “curato”
cioè imbevuto lentamente di miele che va ad
ammorbidire ed addolcire il variegato e speziato
ripieno. Oltrepassando i confini del campanile sangiovannese,
si apre la vastità dell’altopiano della
Sila che nella sua meravigliosa bellezza ambientale,
è anche culla di tante delizie alimentari. A cominciare
dalle patate, la cui coltivazione, antica di
secoli, di recente ha acquisito il marchio igp. Le patate
silane sono conosciute in tutto il territorio nazionale
ma poterle consumare sul luogo di origine,
declinate in una serie di ricette che la squisita
sapienza popolare sa preparare arrostite sotto la
cenere, al forno, fritte con altri ortaggi o verdure
- con zucchine, cipolla, melanzane e peperoni, broccoletti
- o la saporita salsiccia, è davvero tutt’altra
cosa. Dal versante della produzione casearia, dire
Sila significa parlare del caciocavallo, il tipico formaggio
silano a pasta filata, anch’esso protetto dalla
dop, la cui lavorazione affonda le radici nei mil-
Girovaghiamo 2011/2012
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