Cosenza - Klichè
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<strong>Cosenza</strong> e provincia Girovaghiamo 2011/2012<br />
San Marco<br />
Argentano<br />
Le tradizioni alimentari sammarchesi si indirizzano<br />
tutte, decisamente, verso i sapori della terra, intensi<br />
e spesso piccanti. L’economia locale, in cui ha<br />
una discreta importanza l’agricoltura, si riflette anche<br />
a tavola dove trovano posto buon vino e buon<br />
olio. Immancabile la vasta produzione derivante<br />
dalla lavorazione del maiale che, oltre ai saporiti<br />
salumi ed insaccati, tramanda la tradizione della<br />
pancetta, del suzu, sapidissima gelatina di carne<br />
di maiale cotta nell’aceto; il sanguinaccio, i cigoli<br />
e le frittole. Tra i primi piatti spiccano le tradizionali<br />
lagane e ceci, i particolari bucatini conditi<br />
con l’uovo fritto, i fusilli fatti in casa e conditi<br />
col ragù misto di agnello, pollo e maiale. Vale la<br />
pena di soffermarsi con maggior attenzione sul<br />
sugo di braciole di maiale, piatto locale della festa<br />
che viene preparato con gli involtini di carne<br />
suina, farciti di spezie ed erbe aromatiche e soffritte<br />
nell’olio aromatizzato con l’aglio. Dopo aver fatto<br />
dorare la carne, si aggiunge la passata di pomodoro<br />
e si lascia cuocere lentamente, e con il ragù<br />
ottenuto si condiscono i maccheroni al ferretto.<br />
Un’altra tipicità del luogo sono i pipazzi, peperoni<br />
rossi che si preparano fritti con le patate o arra-<br />
ganati, cioè seccati e poi buttati nell’olio bollente.<br />
Questa semplice ricetta ha alle sue spalle una storia<br />
antica, perché il territorio di San Marco, compreso<br />
nel vasto circondario della Valle del Crati,<br />
è zona di produzione storica del famoso peperone<br />
roggianese. Quest’ortaggio, dal 2004, è inserito<br />
nell’elenco del Mipaf (Ministero dell’Agricoltura)<br />
come prodotto agroalimentare tradizionale.<br />
Ricerche e studi condotti dall’Arssa, l’Agenzia Regionale<br />
per i Servizi in Agricoltura, hanno messo<br />
in luce come, in passato, sulla scia delle più famose<br />
vie del sale, esistesse anche una via del peperone<br />
che dalle zone interne circostanti la Valle del<br />
Crati il peperoncino seccato seguiva per arrivare<br />
alla costa, specie nelle località prospicienti il contiguo<br />
Tirreno come Paola, Fuscaldo, Acquappesa,<br />
Cetraro dove era utilizzato, anzi era ingrediente<br />
indispensabile per la conservazione di carne e pesce.<br />
Oggi, il peperone, dopo essere stato messo<br />
a seccare all’ombra, in lunghe e profumate serte,<br />
diventa pipi crušco (da pronunciare con la esse dolce);<br />
quando è arriganato, cioè buttato nell’olio bollente<br />
che lo rende deliziosamente croccante, si trasforma<br />
in una vera e propria bontà da deliziare