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AREA FORESTALE: MONFERRATO ... - Sistema Piemonte

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densità e ridotti volumi oltre ad avere una struttura disforme, con piante anche di grosse<br />

dimensioni che si alternano a tratti a ceduo o a radure.<br />

Il robinieto tipico è il tipo più diffuso e quello con composizione più pura di robinia. Le altre<br />

latifoglie in questo caso sono costituite da acero campestre, orniello e carpino nero (Figura 22<br />

e Figura 23).<br />

Nella variante con latifoglie mesofile, i robinieti presentano una significativa diffusione di<br />

altre latifoglie (tra cui predominano acero campestre, orniello, carpino nero, ciliegio e frassino<br />

maggiore). Sono inoltre presenti sporadici individui di rovere e farnia.<br />

La presenza di queste due specie è il segno di una preesistenza forestale autoctona prima<br />

dell’invasione da parte del robinieto.<br />

Per quanto riguarda le modalità di gestione i Robinieti (prevalentemente gli RB1) sono stati<br />

fino ad ora trattati, anche se in modo non andante, a ceduo semplice per la produzione di<br />

legna da ardere e paleria con turni sempre piuttosto corti (le prescrizioni di massima e polizia<br />

forestale prevedono un turno minimo di soli 6 anni). La specie possiede una notevole rapidità<br />

di accrescimento e una grande capacità di moltiplicazione vegetativa: “La buona facoltà<br />

pollonifera della specie, accresciuta dalla possibilità di emettere polloni radicali anche a<br />

decine di metri dalle ceppaie, ne permette il trattamento a taglio raso, senza necessità di<br />

rilasciare piante portaseme (matricine); al contrario, più la si taglia, più prospera, con ricacci<br />

fino a 3-4 m nel primo anno, a scapito delle specie indigene” (Boschi collinari - indirizzi per<br />

la gestione e la valorizzazione, IPLA, 2001).<br />

La robinia è adatta a fornire sia legna da ardere, sia paleria, sia legname da opera, e tutti questi<br />

usi sono possibili nei boschi della zona. Purtroppo gli assortimenti da lavoro non trovano<br />

ancora un valido collocamento sul mercato, più che altro per mancanza di tradizione in questo<br />

utilizzo. Va per altro sottolineato come questi soprassuoli siano una risorsa legnosa per usi<br />

energetici di buona disponibilità, per le generali buone condizioni di accessibilità.<br />

Vi è un elemento di cui tenere conto per la gestione di questa tipologia: la necessità di ridurre<br />

l’ulteriore espansione della specie soprattutto in soprassuoli dove la sua presenza ancora non<br />

ha raggiunto livelli tali da soppiantare specie importanti come ad esempio sono la rovere e la<br />

farnia. Una delle possibilità per ridurre l’espansione della specie è quella di aumentare i turni<br />

di utilizzazione in modo che si abbia un maggiore contenimento del vigore vegetativo<br />

radicale, riducendo la possibilità di diffusione per riscoppi radicali. Nei popolamenti dove<br />

insieme alla robinia si trovano latifoglie mesofile, va riposta molta attenzione al fine di<br />

preservare le entità autoctone; tale situazione si verifica soprattutto per gli RB10B per i quali<br />

si prevede quindi di favorire i processi di evoluzione verso la fustaia.<br />

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