Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia
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nome e un cognome e cioè Nino Sottosanti, l’uomo che pranzò con Pino Pinelli quel 12 dicembre<br />
chiedendogli insistentemente di venire in centro. Ancora una volta i magistrati non gliel’hanno fatta<br />
a penetrare nel mistero degli ultimi 100 metri e cioè chi abbia collocato in effetti la borsa con la<br />
bomba assassina, come se esistesse ancora un livello indicibile e non scandagliabile che cementa il<br />
silenzio di tutti attorno a quei metri e all’esplosione.<br />
Il sosia e il suo ruolo nella operazione militare trova un ulteriore riscontro da quello che emerge<br />
dall'archivio ‘dimenticato’ - più giusto sarebbe scrivere ‘occulto’ o quantomeno accantonato - di<br />
Via Appia dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale (di fatto il ‘cuore’ del controllo politico su<br />
polizia e, in molti casi, magistratura), rinvenuto dal consulente del giudice Salvini, Aldo Giannuli,<br />
grazie al quale sono divenute accessibili molte carte che i magistrati non avevano mai potuto<br />
vedere. Tra le altre quelle che indicano un ruolo operativo per Sottosanti, secondo la principale<br />
fonte che la polizia e il Viminale avevano tra gli anarchici e cioè Enrico Rovelli, la fonte “Anna<br />
Bolena”, successivamente importante manager musicale, ma all'epoca “orecchio” dello Stato tra gli<br />
anarchici.<br />
E’ da quelle carte scoperte da Giannuli che emerge anche l'attività di una vera e propria struttura<br />
'parallela' del Viminale nelle principali questure italiane. Si trattava di squadre non ufficiali che<br />
filtravano in partenza e in arrivo le notizie verso magistrati e che rappresentavano il terminale<br />
politico del ministero nelle questure.<br />
Di fatto in tutti i capoluoghi di regione, in uffici privati, erano dislocate, tra il 1950 e il 1984,<br />
strutture miste di polizia da cui dipendevano civili, per lo più infiltrati, che operavano alla diretta<br />
dipendenza dell'ufficio sicurezza del ministero dell'Interno e da quello che ne rappresentava il<br />
‘cervello’ e cioè l'ufficio Affari riservati. Queste strutture periferiche “parallele” raccoglievano<br />
notizie, infiltravano gruppi estremisti, operavano autonome indagini rispetto all'attività giudiziaria<br />
ufficiale: tutto era inviato al “centro” dove le notizie e i dati erano vagliati e ‘corretti’, se necessario.<br />
Successivamente i rapporti ritornavano in periferia o erano trasmessi, nella versione determinata<br />
dagli uffici del Viminale, alla magistratura.<br />
Fu per esempio una squadra di questa struttura parallela del Viminale (la 54), dopo l’immediata<br />
segnalazione di Rovelli, che indicò la pista anarchica e la responsabilità di Pietro Valpreda.<br />
Un sosia per attribuire la responsabilità a Valpreda, in particolare. Un primo ‘doppione’ di una<br />
storia con tante realtà parallele.<br />
Rimane però senza risposta la parte più complessa dell’operazione: cioè quale fosse il ‘gancio’ che<br />
doveva permettere di ‘arpionare’ gli anarchici e, tramite loro, arrivare a quello che era il vero<br />
obiettivo politico di tutta la vicenda di quel dicembre, Giangiacomo Feltrinelli. Il gruppo di Ordine<br />
Nuovo del Veneto, secondo le carte dell’ultima inchiesta, cercherà di riprendere l’operazione non<br />
riuscita il 12 dicembre almeno altre due volte nei mesi successivi: cercando di collocare alcuni dei<br />
timer residui del lotto omicida in una villa dell’editore per poi farli ritrovare e ipotizzando di rapirlo<br />
in Austria per consegnarlo, impacchettato e munito dei timer, in qualche parte oltre il confine<br />
italiano.<br />
Dall’archivio di Via Appia emerge anche la storia di un servizio segreto semi-clandestino, creato<br />
nel 1948 con uomini di Salò, generali badogliani, faccendieri, imprenditori, ecc.; una struttura che<br />
ha ucciso, controllato il traffico d’ armi, di petrolio, gestito affari e politiche economiche ‘paralelle’<br />
e che era, non ufficialmente, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. E’ stato grazie<br />
all’inchiesta Salvini che il cosiddetto “noto servizio”, questa la definizione ‘di copertura’, ha<br />
assunto dei connotati rilevanti per capire passaggi importanti della recente storia: dalla fuga di<br />
Herbert Kappler, alla vicenda Moro, al sequestro dell’assessore dc Ciro Cirillo con relativo<br />
pagamento del riscatto alle Br, solo per citare alcuni dei fatti in cui certamente la struttura è<br />
coinvolta. Il nome effettivo della struttura era “l’Anello” – congiunzione tra i vecchi servizi e quelli<br />
che la Repubblica voleva costituire – e non è escluso che questo servizio ‘parallelo’ che ha<br />
attraversato i sotterranei della storia d’Italia abbia avuto un ruolo anche in Piazza Fontana.<br />
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